UN UOMO CUI DOBBIAMO MOLTO

La tragedia che si vive attualmente a Kharkiv, mentre le truppe russe avanzano verso la città, è comprensibile. E molti ne deducono che stiamo assistendo al crollo del fronte ucraino. Ma forse si tratta di qualcos’altro. Forse in quell’infelice regione si sta vivendo il secondo atto, mentre siamo già al terzo.

Come è noto, le grandi forniture americane sono state più o meno sospese, all’Ucraina, sin dall’autunno del 2023. Ovviamente da quel giorno, e con appelli sempre più drammatici, Volodymyr Zelensky ha fatto presente che gli ucraini erano disposti a combattere ed anche a morire, ma i cannoni non possono sparare se non hanno le munizioni. La guerra moderna non si combatte a mani nude e, se gli alleati occidentali non si fossero sbrigati ad inviare armi ed aiuti, presto l’Ucraina sarebbe crollata. Ciò malgrado, nulla ha smosso l’incomprensibile determinazione di Donald Trump di bloccare, col voto contrario di un gruppo di fedelissimi, i 61 miliardi già stanziati a favore dell’Ucraina. Questo ha dato luogo ad un braccio di ferro – col basso continuo degli accorati, incessanti appelli di Zelensky – e ad un drammatico stallo, mentre l’Ucraina era ogni giorno di più in difficoltà.

A volte una vicenda di valore mondiale viene modificata dal coraggio e dallo spirito di sacrificio di un singolo uomo. Stavolta quest’uomo si chiama Mike Johnson, capogruppo repubblicano alla Camera, ed ha osato giocarsi la sua intera carriera politica andando contro il parere di Trump. Infatti ha convinto il 47% dei suoi colleghi a votare per gli aiuti all’Ucraina, assolutamente subito, per non parlare degli aiuti a Israele e Taiwan. Evidentemente quest’uomo, dinanzi al quale mi inchino, ha messo su un piatto della bilancia la sua personale sorte, e sull’altro le sorti del Mondo libero. Ed ha deciso in favore del bene comune. L’umanità dovrà essergliene per sempre grata.

Ecco, col voto di quella pattuglia di patrioti si è cambiata la partita. Sessanta miliardi di dollari sono una somma inimmaginabile e la decisione americana potrebbe effettivamente cambiare le carte in tavole. Ma c’è un ma. Una simile quantità di aiuti non si trasferisce attraverso un oceano e attraverso praticamente l’intera Europa in qualche giorno. In questo senso a Kharkiv si starebbe combattendo la guerra come appariva prima dell’impresa di Johnson, mentre sul campo di battaglia il terzo tempo del dramma, quello dall’arrivo delle armi in poi, deve ancora cominciare. In che modo esso si svolgerà non lo sappiamo, il futuro è sempre incerto. Una cosa è sicura: l’America sa essere generosa, ma quando spende vuole value for money. Vuole vedere per che cosa ha speso il suo denaro.

In ogni caso, c’è una cosa che molti non vedono, perché la quotidianità riesce a mimetizzare i cambiamenti. La Russia si è mossa nel 2022, convinta che l’annessione dell’Ucraina fosse una pura formalità. Tanto che Putin ha vietato che la si chiamasse guerra. Ora bisogna chiedersi: c’è qualcuno che oserebbe negare che quella russo-ucraina sia una guerra, con tanto di trincee, di avanzate, di ritirate, di massacri? Ecco, già questa è una sconfitta, per la Russia. La conquista di quattro regioni dell’Ucraina, se Mosca riuscisse ad appropriarsele, compenserebbe il costo di una guerra che ha già dissanguato la Russia, messo in crisi la sua economia, e ridotto a zero la sua considerazione nel mondo, salvo quella di pericolo pubblico? Se gli Stati Uniti continuano ad essere determinati nell’aiuto all’Ucraina (diversamente avrebbero sprecato fino ad ora oltre cento miliardi di dollari), quando finirà, questa guerra?

Qualcuno dice: la Russia ha risorse infinite. Ma la guerra non si fa né col legname né col petrolio o il gas. Ciò significa che il popolo russo, come sempre fin troppo docile ed eroico, sta sopportando difficoltà e privazioni senza fine. Perché se soltanto alla Russia la guerra costasse sessantuno miliardi di dollari, la popolazione russa, per pagare quella somma, dovrebbe stringere la cinghia di non so quanti buchi.

Purtroppo a Putin, delle sofferenze del popolo russo, non importa nulla. Come non gli importa molto dei suoi uomini che muoiono al fronte. Conosciamo bene il fanatismo islamico, ma non è che il fanatismo dell’io faccia meno danni.

UN UOMO CUI DOBBIAMO MOLTOultima modifica: 2024-05-22T09:40:00+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “UN UOMO CUI DOBBIAMO MOLTO

  1. Mi permetto solo una piccola precisazione, o meglio un dubbio, sul fatto che la guerra abbia ridotto a zero la considerazione nel mondo della Russia, salvo quella di pericolo pubblico. Io direi nel mondo occidentale, non nel mondo: l’Occidente progredito ma senescente è minoranza su questa questione come su tutto il resto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *