LO SCENARIO PEGGIORE

Che avverrebbe se Trump fosse eletto e smettesse sul serio di sostenere l’Ucraina? Potrebbe farlo in base al ragionevole principio per cui, se questo sostegno è innanzi tutto nell’interesse degli europei, sono gli europei che devono attivarsi. Ma ne sono capaci? Probabilmente no. L’ipotesi non è dunque da trascurare. E quando la situazione futura è incerta è opportuno calcolare le diverse possibilità, partendo dalle più probabili e arrivando, se la posta in gioco è molto alta, alle più negative e alle più inverosimili.

Pensiamo ad una rapina in banca. I delinquenti si dicono che tutto dovrebbe andare liscio, ma devono anche prevedere che qualcuno, non visto, riesca a dare subito l’allarme. Quanto tempo ci metterà la polizia ad arrivare? E se, anche senza nessun allarme, passasse una pattuglia e si accorgesse della rapina? E se quell’imbecille della guardia giurata si mettesse a sparare? E se al ritorno la macchina non si mettesse in moto… E via di seguito.

Naturalmente questi principi sono essenziali in guerra, dove spesso si opera in aperta campagna e c’è anche il nemico che spara. Basti dire che un principio ben noto avverte: nessuna battaglia si svolge come programmato. Ecco perché, per quanto riguarda il futuro dell’Ucraina e dell’intera Europa Occidentale, bisogna fare l’ipotesi l’ipotesi più catastrofica in cui tutto ciò che poteva andar bene è andato storto.

Considerato il temperamento dei popoli europei occidentali, bisogna stabilire se, in caso di aggressione, si cercherebbe di comprare la pace con la Russia arrendendosi, o si cercherebbe di resistere. Questo dubbio – che dovrebbe essere offensivo – è del tutto legittimo. È il famoso spirito di Monaco. Già oggi, in Italia, per esempio, quasi la metà dei cittadini vorrebbe non inviare nemmeno armi all’Ucraina, per non irritare la Russia. Figurarsi quanto i nostri pacifisti sarebbero disposti ad impugnare le armi per difendere il nostro Paese. Un tempo i nostri intellettuali di sinistra, iperrealisti, dicevano: «Meglio rossi (cioè dominati da Mosca) che morti». Noi siamo profondamente convinti (malgrado decenni di retorica resistenziale) che perderemmo qualunque guerra e che, comunque, c’è modo di mettersi d’accordo con i vincitori. Del resto, non diversamente, molti europei, nel 1939, si chiedevano se valesse la pena di morire per Danzica. Il disfattismo imbelle ha grandi tradizioni. E il risultato sarebbe una tragedia epocale.

Dimentichiamo facilmente che se si è vinta la II Guerra Mondiale è stato perché il Regno Unito, pure impreparato e pressoché disarmato, si è messo di traverso sulla strada di Hitler. Seguendo quel gigante di Churchill, quel popolo è insorto come un sol uomo, disposto a combattere a mani nude. Dimentichiamo che quando i russi marciavano su Kyiv, gli abitanti si sono messi a costruire barricate, a riempire bottiglie Molotov e forse i russi li avrebbero affrontati anche a pietrate. E si è forse arresa, l’Ucraina, dopo quasi due anni e mezzo di guerra? Si sono forse arresi i greci ai persiani, nel 490 a.C., vedendo quando sterminato fosse l’esercito del Grande Re?

Arrendersi o combattere è questione di possibilità, certo, ma è anche questione di volontà. Dunque no, la domanda se l’Europa combatterebbe o si arrenderebbe non è offensiva.

Ma facciamo l’altra ipotesi, cioè quella della resistenza, e nel quadro peggiore: se cioè l’Ucraina si arrendesse, se l’America si ritirasse, e se la Nato, pur essendo stato attaccato un Paese membro, non funzionasse. In questo caso sono soprattutto gli Stati Baltici che sarebbero in pericolo, per la loro posizione geografica. E stavolta forse il refrain sarebbe: morire per Tallinn, per Riga, per Vilnius?

La Polonia invece si batterebbe come si è battuta l’Ucraina. Loro conoscono i russi da sempre e il reciproco disprezzo fra le due nazioni tocca il record mondiale. Ma la Polonia sarebbe adeguatamente sostenuta dalla Nato? Sulla Germania, malgrado le sue possibilità economiche e le sue tradizioni guerresche, non potrebbe contare perché, vittime di un pacifismo penitente e sconsiderato, i tedeschi hanno trascurato per troppo tempo l’esercito, e non è cosa che si ricostituisca in un paio d’anni.

La Francia – sapendosi intoccabile a causa del suo armamento nucleare e a causa del suo notevole esercito – potrebbe essere il nucleo intorno al quale organizzare la resistenza, ma potrebbe anche cedere alla tentazione di dissociarsi da tutti, dicendo: «Basta che non tocchiate me». Oppure: «Purché comandi io». Non sarebbe una buona notizia, ma la Francia ha sempre avuto la pretesa di non aver bisogno di nessuno. La Gran Bretagna ritornerebbe alla sua tradizione militare (ben più lunga e gloriosa di quella tedesca) disponendosi ad intervenire con tutte le sue forze sul continente, per contrastare un’egemonia che le farebbe ombra. L’ha sempre fatto, e non è un caso che Napoleone sia stato sconfitto dagli inglesi. Ma economicamente è un Paese non molto diverso dall’Italia.

Rimane infine l’America. Anche dopo essersi ritirata dallo scacchiere, Washington potrebbe accorgersi di avere sbagliato strada e tornare sui suoi passi. Si ricordi che, nella guerra cominciata nel 1939, l’America è intervenuta nel dicembre 1941. Essa potrebbe essere indotta a questo dal suo pragmatismo, dalla pressione degli alti militari (ben coscienti di che cosa è in gioco) e infine dalla constatazione che la Russia, cercando di inghiottire bocconi troppo grossi, è diventata ancor più fragile. Né la favorirebbe il numero di nemici. Ché anzi, se qualcosa potrà mai scongiurare questo scenario, è proprio la considerazione che la Russia attuale – un Paese di serie B – non potrebbe vincere nemmeno contro la coalizione di decine di stati occidentali dalle tendenze ovine. Come insegna un bel proverbio tedesco, troppe lepri sono la morte del cane.

LO SCENARIO PEGGIOREultima modifica: 2024-07-31T07:23:19+02:00da gianni.pardo
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