PUTIN A PYONGYANG

Che cosa pensare dell’alleanza, e del patto di mutuo soccorso in caso di aggressione, tra Federazione Russa e Corea del Nord? Innanzi tutto che come sempre le alleanze, i trattati, i patti sottoscritti rimangono quello che sono, scraps of paper chiffons de papier, ein fetzen Papier: insomma pezzi di carta senza importanza, pronti per il cestino, non appena ad uno Stato non conviene più mantenere la parola data. Questa è una conseguenza naturale della sovranità e di quell’égoïsme sacré, quel sacro egoismo di cui parlavano i francesi, e cioè dell’esigenza di fare l’interesse della nazione anche a spese del proprio onore. Il vero collante dei patti non è tanto l’impegno scritto, quanto la convergenza degli interessi: finché questa convergenza c’è (si pensi alla Nato) un trattato può essere operante per molti decenni. Se questa convergenza cessa di esistere, scadrà anche il trattato. E l’infedeltà ai patti sottoscritti è tanto più probabile quanto più si tratta di rogue states, Stati canaglia, che si fanno un vanto della propria spregiudicatezza: e qui, nel caso di Russia e Corea del Nord, si alleerebbero due campioni mondiali, in materia. Dunque in primo luogo dobbiamo chiederci se tra la Federazione Russa e la Corea del Nord, al di là dei proclami ideologici sul contrasto all’Occidente e in particolare agli Stati Uniti, esista una convergenza d’interessi strategici.

Sappiamo tutti che la dinastia Kim ha fatto dell’imprevedibilità, della fama di follia e pericolosità, un costante e monetizzabile asset nazionale. Ma di fatto, oltre ai lanci di missili in mare, alle esplosioni atomiche e ad altre provocazioni, la Corea del Nord non è andata. Il punto è: se per una volta Kim Jong-un realmente esagerasse, Mosca si impegnerebbe militarmente a favore della Corea? Personalmente non lo credo. Né – nel caso ad essere in difficoltà fosse la Federazione Russa – riesco ad immaginare che un Paese povero e affamato come quello di Kim potrebbe dargli chissà quale assistenza. In realtà dunque si direbbe che la visita di Vladimir Putin a Pyongyang è servita a siglare normali contratti commerciali: la Corea fornisce alla Russia armi e munizioni di produzione russa in cambio di aiuti alimentari ed altro. Il che certifica, nero su bianco, due cose: che la Corea ha fame e la Russia, benché abbia la produzione bellica come prima industria nazionale, di fatto non ne produce abbastanza per far fronte facilmente all’Ucraina. Dunque fra i due Paesi niente di nuovo, commercio estero per la normale legge economica dell’utilità dello scambio.

Quanto alla situazione sul fronte, sembriamo essere tornati alla Prima Guerra Mondiale: molte spese, molti morti, per guadagni o perdite stimati in pochi chilometri. Sembra si giochi a chi si stanca prima. Per non parlare dell’incognita Trump, nel caso fosse eletto.

Incrociare le dita non serve a niente, ma non c’è altro che possiamo fare.

PUTIN A PYONGYANGultima modifica: 2024-06-22T08:20:19+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “PUTIN A PYONGYANG

  1. Quando non c’è spazio per l’anali e la discussione perchè o stai di qua o stai di là, non importa la ragione o la verità, solo la forza dirà chi ha vinto.
    solo la forza, non la ragione.
    questo vale per la Russia come per Israele, entrambi combattono per la propria esistenza. Ognuno farà ciò che è necessario per non perdere, usando tutto quello che hanno. Siamo solo all’inizio.
    Cavarsela dicendo che è colpa di Putin o degli ebrei è puerile:
    peccato per tutti quei morti ma così è la natura umana.
    Amen, per quanto mi riguarda, la chiudo qui, eviterò analisi che non sono analisi ma rigurgiti di odio e commenti superficiali e inutili. Auguri.

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