FRANCIA: UNA GUERRA DI RELIGIONE

Le mosse politiche non si giudicano dalle intenzioni – probabilmente sempre eccellenti – ma dai risultati. Dunque, piuttosto che astrologare sui risultati dei ballottaggi, ci converrebbe aspettare il responso concreto delle urne. Ma ciò che avviene in Francia potrebbe essere visto già oggi come significativo, tanto da poter dire che si sono poste le premesse di gravi danni.

Attualmente il Paese è diviso in due. Da un lato il Rassemblement National (che ha ottenuto già più del 33% dei voti) dall’altro tutti gli altri. Ma chi sono questi altri? Teoricamente dovrebbero essere due terzi dei francesi, ma in realtà queste forze sono così frammentate e incompatibili che, piuttosto che una soluzione, rappresenteranno in ogni caso un cocktail indigeribile per troppi moderati. Perfino nel caso in cui la sinistra prevalesse sul RN, ciò rappresenterebbe un problema insolubile, perché tutte le forze oggi alleate hanno tradizioni, ideali e soprattutto politiche diverse. L’uomo che la capeggia, col sul 28% di domenica scorsa, è Jean-Luc Mélanchon, comunista irredento, antisemita, anti-Nato e via dicendo, che già da solo potrebbe funzionare come un eccellente spaventapasseri. Si può concepire una sorta di cartello comune nell’opposizione, se RN avesse la maggioranza, ma è difficile ipotizzare che quel cartello possa esprimere un governo. Oppure, se ci riuscirà, magari durerà poco, come avvenne in Italia con un certo governo Prodi + tutti gli altri.

L’eccesso di reazione della sinistra ha trasformato la competizione elettorale non in una gara di programmi ma in una gara a chi odia di più. Questo ce lo si può permettere in Italia, quando si vede la tendenziale unione di Pd, Partito di Conte e AVS, perché tutti insieme non riuscirebbero a rovesciare il governo. Ma in Francia si fa molto più sul serio, e i rischi sono molto maggiori. Se si uniscono il diavolo e l’acqua santa, pur di sbarrare il passo a qualcuno, si misconosce la sovranità del popolo quando vota. Si offende il fair play democratico. In una parola, si fomenta la guerra civile. L’intera Francia corre il rischio di essere ingovernabile o, peggio, che i francesi scendano per le strade per sciogliere il nodo con la violenza, cedendo al loro istinto rivoluzionario. Non dimentichiamo quante volte, dal 1789, si è cambiata la formula di governo: nel 1815, nel 1830, nel 1848, nel 1851, nel 1870, e dopo una grave sconfitta, nella Seconda Guerra Mondiale. Mentre, pur mugugnando da mattina a sera, noi italiani, a rimorchio dei vincitori, in tutto siamo soltanto riusciti a passare con un referendum dalla monarchia alla repubblica.

La sinistra – ammesso che fosse stato possibile – avrebbe dovuto unirsi stilando in tutta fretta un programma comune che tutti i partecipanti avrebbero dovuto sottoscrivere: sarebbe stata la premessa per un blocco magari più piccolo, ma vitale e alternativo all’RN. Nelle condizioni attuali, col mancato riconoscimento del diritto di almeno un terzo dei cittadini di propugnare le loro idee e di avere un governo di segno opposto al precedente, si è pugnalata la democrazia. Speriamo non mortalmente.

FRANCIA: UNA GUERRA DI RELIGIONEultima modifica: 2024-07-02T18:16:39+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “FRANCIA: UNA GUERRA DI RELIGIONE

  1. Per fortuna non esiste il partito della Fraternité Musulmane, come ipotizzato da Houellebecq nel suo Soumission. Macron l’avrebbe sposato immediatamente.
    (In realta’ esiste l’ Union des démocrates musulmans français (UDMF) , ma conta solo un migliaio di aderenti).

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