TRUMP E L’UCRAINA

C’è un problema molto preoccupante e per il quale non s’intravvede nessuna soluzione, se non a partire dal gennaio 2025: se venisse eletto Donald Trump, quale sarebbe la politica americana riguardo alla guerra in Ucraina?

La politica internazionale delle grandi potenze – salvo quelle a regime dittatoriale – è guidata più o meno collegialmente da politici, consiglieri, esperti militari, economisti, storici, tanto che, essendo costanti i fondamentali di un Paese, la politica tende ad essere sempre la stessa, anche se cambiano i governi. Infatti Biden è il prototipo del politico democratico, tendenzialmente pacifista, isolazionista, e più proclive al compromesso che allo scontro; ma la necessità concreta non guarda in faccia a nessuno ed ecco che Biden è stato costretto a fare la sua parte nella guerra e nello sforzo di contenimento della nuova Unione Sovietica. Esattamente come Harry Truman, uomo che sembrava timido e incolore, ordinò nientemeno di sganciare due bombe atomiche sul Giappone.

Ora Trump – è vero – fa politica come un marinaio narcisista e ubriaco, ma di fatto, su questo argomento fondamentale, si è tenuto e si tiene le mani libere. Semplicemente perché vuol lisciare il pelo a quegli americani che non vorrebbero spendere tanti soldi per l’Ucraina e sognano sempre la Fortezza America. Ma, di fatto, venuto il momento, probabilmente farà quel che sarà costretto a fare. Le stesse cose che ha detto sono anfibologiche. Ecco alcune sue dichiarazioni, nel corso di questa interminabile campagna elettorale, per come le ricordo io e più o meno confermate nel dibattito del 27 giugno: «Se fossi Presidente io, la guerra in Ucraina finirebbe fra tre mesi». «Se nel 2022 fossi stato Presidente io, Putin non avrebbe osato attaccare l’Ucraina». «La guerra in Ucraina è tutta colpa di Biden, questo sconcio deve finire», ed altre frasi interpretabili ad libitum.

«La guerra in Ucraina finirebbe fra tre mesi». Sì, ma con la vittoria o la sconfitta? «Putin non avrebbe osato attaccare l’Ucraina». E perché no? «La guerra in Ucraina è colpa di Biden». Può anche essere, ma ce lo spiega, perché? E soprattutto, l’America sarebbe great again, se la Russia arrivasse a Leopoli, se inglobasse di nuovo gli Stati Baltici, se l’intera Europa Orientale ricadesse sotto l’egemonia russa e la stessa Europa Occidentale, impaurita, diventasse ancor più insignificante di quanto è oggi?

Per fortuna abbiamo un dato, se non rassicurante, quanto meno tale da non toglierci tutte le speranze. Trump più che un pazzo scatenato è uno che si presenta come un pazzo scatenato, dalle soluzioni brutali e semplicistiche, adatte a far presa su un popolo tanto esasperato quanto poco riflessivo. Di fatto è già stato per quattro anni Presidente degli Stati Uniti e, grazie al cielo, l’emisfero nord ha continuato a girare da ovest verso est.

Inoltre la sua storia e il suo successo economico ci insegnano che, probabilmente è molto più son of a bitch (figlio di cagna) di quanto non si potrebbe credere. È diventato ricco a New York, e lì non si prevale se non si è più tenaci, più privi di scrupoli, più capaci di incassare e ripartire di quanto siano i concorrenti. Forse, nello stemma di New York, bisognerebbe scrivere: Vantaggio neanche allo zoppo. Quando Trump è entrato in politica è stato osteggiato dall’intero partito repubblicano, ha fatto campagna con i suoi soldi e in seguito non soltanto è diventato Presidente degli Stati Uniti, ma anche il padrone del partito repubblicano. Quando ha perduto le elezioni, sia pure sbagliando, non ha esitato a mettere in dubbio la correttezza della democrazia americana. Ma ciò non gli ha impedito di riprogrammare la sua conquista del potere, e oggi lo vediamo all’opera. Una belva che ha intimidito lo stesso Biden, nel dibattito.

Da un simile uomo non ci possiamo aspettare che abbia saldi principi morali. Probabilmente Machiavelli non avrebbe nulla da insegnargli. Ma questo significa anche che difficilmente sarà influenzato da principi woke, promesse fatte o parole date. In ogni momento avrà come scopi il suo interesse e, in subordine, quello della nazione. Ma sempre meglio che essere vittima di ideali costosi e inconcludenti, come l’ecologismo che imperversa in Europa.

Insomma può darsi che l’eventuale elezione di Trump, in America, sia un disastro per quel grande Paese, per l’Europa e per il mondo. Ma è anche possibile che accada il contrario.

TRUMP E L’UCRAINAultima modifica: 2024-06-30T16:20:34+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “TRUMP E L’UCRAINA

  1. A quanto è dato capire, il Cremlino tifa (più o meno esplicitamente) per il ritorno del fumantino “tycoon” alla Casa Bianca. Quindi il destino dell’Ucraina (e forse anche quelli della NATO e dei Paesi europei, che verrebbero tendenzialmente abbandonati a se stessi o meglio alla crescente influenza politico-culturale russa) nel caso ormai sempre più probabile (anche a causa dell’oggettiva fragilità fisica del Presidente uscente) di nuovo mandato presidenziale trumpiano appare tristemente segnato (evidentemente a tutto beneficio della Fed.ne Russa).

  2. Pare che il successo economico di Trump sia molto più che relativo: avevo letto che ad una certa data l’incremento del patrimonio familiare che ha ereditato equivaleva al rendimento dei titoli di
    Stato.
    Non è Berlusconi né un qualsiasi altro self-made man.

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