L’ARGENTINA CI RIGUARDA

L’Argentina è un grande Paese bianco (ormai più della Francia o della Germania) ed assolutamente europeo, nel senso che condivide i nostri peggiori difetti. Questo Paese, molto tempo fa ricco e prospero, in seguito si è dato ad un inguaribile peronismo di fondo che, malgrado il turbinare dei governi, è arrivato al disastro economico e perfino al default. Cioè al fallimento dello Stato. E tuttavia – ecco la somiglianza con l’Europa – in tutti questi decenni non ha mai seriamente messo in dubbio che la salvezza fosse a sinistra. Ma la realtà è implacabile. Ostinandosi a sbattere la testa contro il muro, non è il muro che si romperà. Così alla fine buona parte dell’Argentina si è affidata ad un uomo che ha promesso di sconfiggere il Leviatano, e non procedendo con piccole potature, ma usando la motosega (con cui si presentava sul palco per parlare), in modo da eliminare anche grossi rami. Il suo programma che faceva strabuzzare gli occhi, come chi volesse riformare il Cristianesimo mettendo all’art.1 che Dio non esiste, sembrava inverosimile, talmente era semplice: estromettere lo Stato dall’economia, riservandogli quello che non può che essere suo.

Gli argentini gli hanno dato fiducia e lo hanno mandato al governo. Ma questo ha subito provocato una sorta di rivoluzione, perché gli adepti della vecchia mentalità erano vivi e vegeti, e pronti a lottare per salvare la vecchia formula. Il risultato sono stati cortei e scontri, quasi una rivoluzione di piazza. Fino a far dubitare che Javier Milei potesse almeno provarci.

La notizia di oggi è che, con i voti favorevoli del presidente e del vicepresidente del Senato, si è superato lo stallo (36 a 36), e si è finalmente approvato il pacchetto di riforme del governo. Anche se la legge ha subito oltre quaranta modifiche e dovrà tornare alla Camera per l’approvazione definitiva. Mentre fuori i manifestanti delle due fazioni impegnavano molto seriamente le forze dell’ordine.

Non so se quelle quaranta modifiche abbiano o no eviscerato il progetto di Milei, ma nel caso ne avessero conservato l’essenziale, siamo di fronte ad un esperimento epocale. Il secondo del genere. Il primo si è avuto in Cile, al tempo di Allende. Salvador Allende era un uomo di sinistra e portò il Cile ad una tale crisi economica che i cileni si sollevarono e imposero un governo non di sinistra, confermandolo poi col voto. Ma il nuovo governo non fu tanto di destra in politica, quanto in economia: si affidò ai cosiddetti Chicago Boys, cioè ai seguaci di Milton Friedman, fino a rimettere in piedi il Cile in breve tempo, ed a costituire un indimenticato esempio di ripresa economica. Naturalmente stramaledetto in Europa, perché nettamente anti-sinistra, quell’esperimento è rimasto unico o quasi, nella storia. Ora sembra volerci riprovare l’Argentina e dovremmo tenere il fiato sospeso.

Ricordiamoci che la motosega di Milei è di pessimo gusto, ma sta dal lato giusto della macroeconomia. E in Italia nessuno ha potuto imbracciarla. Lo stesso Berlusconi – per mentalità e professione, dal lato della sana economia e del principio di sussidiarietà – è stato lungi dal potere realizzare le riforme che avrebbe sognato. Forse anche perché nemmeno i nostri governi di sinistra hanno esasperato il popolo come sono riusciti a fare i dirigenti argentini. Comunque una cosa è certa: la vicenda argentina non riguarda soltanto l’Argentina.

L’ARGENTINA CI RIGUARDAultima modifica: 2024-06-13T15:00:23+02:00da gianni.pardo
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