Gianni Pardo

UNA POLITICA SICURAMENTE SBAGLIATA

Un Paese normale, in qualunque momento, si trova a giocare nello scacchiere internazionale. Di fronte ad una crisi militare, può essere sicuro che non sarà aggredito, perché forte, o temere il peggio perché debole; potrà decidere di appoggiare l’uno o l’altro, di minacciare l’intervento e attuarlo o minacciare l’intervento e non attuarlo, di dichiararsi neutrale ed estraneo alla controversia, di aiutare economicamente o con materiale militare uno dei contendenti. O al contrario di tagliargli le forniture fino a quel momento normali. Le diverse possibilità di comportamento sono numerose e tutte, in concreto, possono essere giuste o sbagliate. Naturalmente, più che l’immediatezza, la distinzione la fa la storia. Prescindiamo totalmente da ogni giudizio morale e ammettiamo che, se Hitler avesse vinto, Mussolini, avendo dichiarato vigliaccamente guerra alla Francia, si sarebbe seduto fra i vincitori. Con vantaggio dell’Italia. Vedendo invece come andò in realtà, l’Italia finì disonorata e sconfitta. E il giudizio della storia non può essere ribaltato.

Ma c’è una politica internazionale che è sicuramente sbagliata, in ogni caso: quella di un Paese disarmato. Esso infatti non ha nessuna possibilità di scelta. E dunque nessuna possibilità di una politica estera degna di questo nome. È un paria internazionale. È simile ad un muto in un concorso di canto.

Naturalmente questo discorso non si può applicare a Malta, al Lichtenstein o al Lussemburgo perché, quando si è molto piccoli, non si può avere voce in capitolo. Al massimo la politica dei piccoli è quella delle alleanze. Ma per tutti gli altri è semplice: o si è ben armati, o non si è nessuno. Né si può supplire alla mancanza di un serio esercito con la diplomazia. La diplomazia è efficace nel momento in cui si discute precisando che, se no, parlerà il cannone. Un Paese che non ha un grande esercito non può permettersi nemmeno una piccola diplomazia. Perché le sue parole non hanno peso.

Per tutte queste ragioni la politica estera dell’Europa Occidentale è sicuramente sbagliata ed anzi inesistente: perché la maggior parte dei Paesi è insufficientemente armata, e tutti sono comunque disuniti dal punto di vista militare. Nessuno può dire: «Se fate questo, l’Europa reagirà così». Ovviamente, all’interno dell’Europa Occidentale distingueremo i Paesi assolutamente privi di esercito, i Paesi insufficientemente armati, che spendono le somme dedicate alla difesa soprattutto in stipendi ai militari (come l’Italia), e Paesi con un esercito rispettabile, come la Francia. O addirittura forti, attivi ed aggressivi in campo internazionale come la Gran Bretagna. Ma tutti questi Paesi agiscono in nome proprio, col peso specifico proprio, non in quanto Europa. Ed anzi, dal momento che l’Europa è pacifista e addirittura letargica, Francia e Inghilterra sono assolutamente restie ad integrare le loro forze nell’esercito europeo, perché si sentono più libere e forti da sole che in compagnia. Un capolavoro.

La tragedia dell’Europa è innanzi tutto culturale. Il pacifismo succeduto alla Seconda Guerra Mondiale ha annebbiato i cervelli europei e chi ha osservato gli eventi da allora ha passato il tempo a tenersi la testa fra le mani. Ricordo quando Malta proclamò la propria indipendenza. «E bravi, pensai. Ed ora, se scoppia una guerra, chi vi difenderà? L’Inghilterra ha fatto una guerra per le inutili isole Falkland. E domani non si muoverebbe per la gloriosa Malta». Analogamente, dinanzi a tutti i movimenti indipendentisti, mi sono detto: «Più si frazionano e meno contano». Si pensi alla Jugoslavia. Alla Slovacchia. Ai baschi e ai catalani, se avessero avuto successo. Non soltanto l’Europa non si unifica, non soltanto non argina la bulimia russa (e domani potrebbe pagarla cara) ma continua ad abboffarsi di belle parole, di pacifismo, di irenismo incondizionato e papale, di frazionismo parolaio e, in una parola, di imperdonabile stupidità. In queste condizioni, consiglierei alla Russia di non pestare i calli della Francia o dell’Inghilterra, ma per il resto, come direbbe Donald Trump, «Si accomodi». Secondo il famoso detto, ognuno è l’autore del proprio destino.

UNA POLITICA SICURAMENTE SBAGLIATAultima modifica: 2024-03-24T10:48:08+01:00da
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