Gianni Pardo

LE ELEZIONI IN RUSSIA

Le elezioni in Russia sono una costante fonte di tristezza. I dittatori guardano con scherno le democrazie in cui le folle sfilano per le strade insultando il Primo Ministro, invocandone le dimissioni (si pensi a Israele) e non capiscono che proprio quelle dimostrazioni sono l’incontestabile certificato della loro natura democratica. E c’è di più. Il fatto che personaggi come Stalin e Vladimir Putin convochino elezioni truccate, dove non si può candidare nessun vero oppositore, dimostra che essi sono in malafede ed hanno la coda di paglia. Pur sapendo che la democrazia è indubbiamente superiore alla dittatura, e che soltanto un voto libero legittima gli eletti in quanto rappresentanti del potere popolare, convocano elezioni a risultato predeterminato e poi si vantano: «Io sono più votato del Primo Ministro inglese! Lui è stato eletto (per es.) col 52% dei voti, mentre io – guardate qui – ho avuto l’88%». Povere, infantili, grottesche commedie. Ma significative.
François de la Rochefoucauld ha scritto una massima immortale: «L’hypocrisie est un hommage que le vice rend à la vertu», l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù. Chi si fingerebbe buono, onesto, tollerante se, pur essendo l’opposto, non pensasse che è meglio essere buoni, onesti e tolleranti, piuttosto che il contrario? Mai visto un democratico che si finge dittatore, mentre molti dittatori vorrebbero apparire democratici e rispettosi della libertà del popolo, pur non essendolo affatto. Il classico wolf in lamb’s clothing, il lupo vestito da agnello. Tradito dalle orecchie.
La triste verità è che, mentre per la Germania o per l’Italia la dittatura può rappresentare una breve parentesi (quella di Hitler durò meno di dieci anni), per la Russia la dittatura rappresenta l’equilibrio stabile. Quello in cui il Paese fatalmente ricade. Ce ne dispiace per chi ne soffre, anche se forse è una minoranza.

LE ELEZIONI IN RUSSIAultima modifica: 2024-03-19T07:53:13+01:00da
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