Gianni Pardo

LO STUPRO BANALE

So che cos’è uno stupro perché ho qualche nozione di lingua italiana e perfino di diritto penale. Ma non ho mai avuto a che farci. Solo fiutando l’aria credo di poter dire che lo stupro non è più quel delitto orrendo che è (per chi non è mentalmente annebbiato), che fu molto tempo fa e che è ancora oggi per il diritto penale: è divenuto qualcosa di veniale, poco più di uno scherzo o una birbonata. Soprattutto se commesso da ragazzi delle famiglie “bene”. Naturalmente il mio fiuto potrebbe ingannarmi ma val la pena di discuterne.
La violenza carnale, per il codice penale, è uno dei reati più gravi. Basti dire che l’omicidio colposo – che è pur sempre un omicidio – parte da una pena minima di sei mesi per arrivare ad un massimo di cinque anni. Ma nella maggior parte dei casi i giudici partono dalla pena minima. E per la violenza carnale? Art.609 bis: la pena va da sei a dodici anni, più un terzo se esistono aggravanti. Per non parlare della violenza carnale di gruppo, la cui pena va da otto a quattordici anni, quasi un eccesso, se si pensa che per lesioni volontarie gravissime (come rendere qualcuno cieco o fargli perdere una gamba), la pena è inferiore, da sei a dodici anni.
Il fatto è che, anche se la gente trova strana questa affermazione, è inutile inasprire le pene. Nessuno, commettendo un reato, pensa che sarà preso e nessuno si chiede a quanti anni di carcere sarà condannato, nel caso lo fosse. Per l’omicidio volontario, universalmente esecrato, si sa che la pena è sempre grave; ma lo si sa altrettanto chiaramente per la violenza carnale?
È proprio questo il punto. Le pene sono di molto aumentate perché ingenuamente la pubblica opinione pensa che quanto più un fatto è punito severamente, tanto più la gente si asterrà dal commetterlo. E il codice – siamo in democrazia – si è dovuto adeguare a questa mentalità. Ma il principio è provato falso dalla secolare, anzi millenaria esperienza penale.
La migliore difesa, contro un comportamento deviante, non è tanto la prevenzione attuata con la minaccia della pena, quanto la coscienza collettiva della gravità del fatto. Ecco perché non sono mai state aumentate le pene per l’omicidio volontario, mentre sono state aumentate per reati fantasiosi come l’“omicidio stradale” (già sostanzialmente preveduto fra i reati colposi) o per i reati sessuali. Per l’omicidio l’argine è costituito dalla severità con cui la società giudica quell’azione mentre, nel caso della violenza carnale, si rischia la banalizzazione del reato perché è stato banalizzato il sesso. I ragazzi lo considerano un gioco, un passatempo a due. A tre o quello che è. Nessuna ragazza tiene alla sua verginità. Forse è valida la vecchia battuta: lei va a letto con lui e l’esperienza si rivela piacevole. A conclusione lei chiede: “A proposito, come ti chiami?” Il sesso si è talmente banalizzato che si rischia l’inappetenza. Quand’ero giovane i ragazzi avrebbero fatto sesso persino con le statue di marmo, tanto grande era la fame; oggi si arriva al collezionismo sessuale. Si fa l’amore col tizio o con la tizia in base al principio: “E perché non anche con lui/lei? Vediamo com’è con quest’altra persona”. In queste condizioni il sesso diviene una cosa poco importante. Se poi si è in più di due, è una bravata; la prova che non si hanno pregiudizi e che si è disposti a “provare tutto”. Infine, da adulti e sposati, per non rischiare le corna o una crisi coniugale, si diviene “scambisti”. A questo punto che cos’è uno stupro, dal punto di vista dei balordi? Una beffa, uno scherzo un po’ più pesante, qualcosa che dovrebbe rimanere fra gli amici. Dopo tutto di che si tratta, se non di un normale coito, tanto per divertirsi un po’? La ragazza diceva di no? E allora? Significa che non sa stare allo scherzo, che ha dei pregiudizi, che non sa stare al mondo, chissà chi si crede di essere. E quando arrivano i carabinieri i ragazzi sembrano stupiti: quasi vorrebbero dire a loro, al Pm, ai giudici e ai giornali: “Ma perché ne fate una tragedia?”
Ecco il disorientamento. Probabilmente i ragazzi sarebbero scandalizzati se qualcuno li accusasse di furto. “Io, un ladro? Ma per chi mi avete preso?” Perché il furto è considerato illegale e indecente. E tuttavia esso è punito con una pena che è un sedicesimo della pena minima per lo stupro di gruppo. Il problema è proprio questo: bisognerebbe far entrare nella testa dei ragazzi e delle ragazze che il sesso non è quell’orrendo e temibile totem che era nell’Ottocento bigotto, ma non è neppure quell’atto senza importanza che loro credono, perfino se uno degli interessati non è consenziente. Come insegnarglielo, non lo so. Come insegnarlo a tutti, non lo so. Si tratta di uno di quegli smottamenti sociali verso una nuova mentalità che non si possono né provocare né impedire.
E la cosa è veramente dolorosa. Infatti una persona per bene non spera tanto che lo stupro sia punito con draconiana severità, ma che esso non si verifichi.

LO STUPRO BANALEultima modifica: 2023-08-31T10:17:31+02:00da
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