Gianni Pardo

L’IMPOSSIBILE NEGAZIONISTA

In questi giorni pare sia di moda trattare coloro che esprimono dubbi sul cambiamento climatico da “negazionisti”. E questo è un abuso. Non perché i negazionisti abbiano ragione, ma perché in questo campo essi non non possono esistere.
Il negazionista è qualcuno che, “a fini ideologici e politici, nega contro ogni evidenza l’accadimento di fenomeni storici accertati, ad esempio guerre, genocidi, pulizie etniche o crimini contro l’umanità”. La definizione si applica dunque a “fenomeni storici accertati”, non a fenomeni dubbi. E finché essi sono dubbi, non si può essere negazionisti. Addirittura si precisa che non soltanto quei fenomeni devono essere accertati, ma che negandoli si andrebbe “contro ogni evidenza”. E ricordiamoci che, in inglese, “evidenza” e “prova” sono sinonimi.
A questo punto coloro che sostengono il cambiamento climatico si indignano e strepitano: “Ma è proprio quello che sosteniamo. Potete negare che da trenta/cinquanta/cento anni il clima si è riscaldato, e i fenomeni atmosferici sono diventati molto più violenti?”
Ma chi sostiene questo non tiene conto del fattore tempo. In economia se c’è un calo della produzione si parla appunto di calo della produzione. Non di recessione. Di recessione si parla quando quel calo si prolunga per un dato tempo. Nello stesso modo, in materia di clima, ciò che avviene per trenta/cinquanta/cento anni è ancora congiunturale. Di cambiamento di clima si parla quando si prendono in considerazione periodi di tempo molto più lunghi. Questi climatologi della domenica si rendono conto che i tempi della Terra sono molto più lenti? Lo sanno o no che in passato abbiamo avuto lunghi millenni in cui la Terra è stata molto più calda di oggi, e lunghi millenni in cui è stata molto più fredda (glaciazioni)? Dunque non c’è niente da negare o da affermare: i periodi di cui si parla sono troppo brevi per parlare di cambiamento climatico. Ne riparleranno i nostri pronipoti. Attualmente possiamo soltanto parlare di meteorologia.
Una persona informata non nega e non riconosce il cambiamento climatico: dice semplicemente che ci vuole più tempo, per constatarlo. Non solo: si può anche accettare che alcuni fenomeni siano accentuati dall’uomo, ma non come cambiamento climatico. Non con le emissioni di CO2 (benedetta per la vegetazione) ma con l’agricoltura e la costruzione di case.
Prima che contasse tante centinaia di milioni di individui, l’Europa era ricoperta di foreste. Questo significa che le radici degli alberi stabilizzavano il suolo anche quando era inclinato; che quando pioveva, l’acqua si infiltrava nel terreno e non scorreva a valle, e tutto era molto più tranquillo. Se un fiume esondava, non succedeva niente di grave. Oggi invece, per fini agricoli, abbiamo raso al suolo milioni di chilometri quadrati di foreste e quando piove molto, l’acqua un po’ si assorbe ma poi ruscella, crea inondazioni, provoca frane e i disastri che sappiamo. Ancora di più influiscono i tetti delle case, le strade, le piazze e tutti i luoghi “antropizzati”: perché da queste superfici non scorre via una parte dell’acqua, ma tutta l’acqua. Questo comunque non sarebbe un cambiamento climatico, sarebbe un cambiamento dello stato dei luoghi, dovuto al fatto che su questa Terra l’uomo ci abita. Chiunque volesse protestare contro le case e le strade farebbe bene a dormire all’addiaccio e spostarsi attraverso le campagne, a piedi. Allora gli crederemmo, come ambientalista sincero.
E così veniamo al secondo dogma, al secondo fenomeno indimostrato (e che dunque non può creare negazionisti), cioè la colpa dell’uomo. Può anche darsi che in qualche caso egli contribuisca ad aggravare i danni provocati dai fenomeni atmosferici, ma in nessun caso si può affermare con certezza che gli eventuali, recenti fenomeni atmosferici diversi dalla media dipendano dall’uomo.
La massima parte della superficie della Terra è coperta dai mari. Molta parte della Terra non è abitata (deserti, Amazzonia, poli, Russia asiatica), dunque l’uomo è un’entità trascurabile, tale che non soltanto difficilmente potrebbe provocare un cambiamento climatico, ma neanche qualche fenomeno eccezionale come quelli denunciati recentemente. E comunque – teoricamente – anche a non sostenere che l’uomo sia certamente innocente (perché non possiamo esserne sicuri), non si può neanche sostenere che sia certamente colpevole (perché non possiamo esserne sicuri). Dunque il negazionismo è impossibile.
Perché i pregiudizi hanno un fascino pressoché irresistibile? Perché creano certezze e giustificazioni in persone che ne hanno estremo bisogno. Chi è un misogino? Non è uno scienziato, non è uno psicologo, non è un competente che abbia molto studiato le donne. Il misogino è uno che non ha avuto fortuna con le donne. Uno che non ha avuto dal Destino quel magnifico dono che è l’amore duraturo. Così, invece di incolpare sé stesso, incolpa tutte le donne. Semplice, no?
I pregiudizi forniscono certezze e vantaggi gratuiti a persone che, invece di cercare la verità – che sia positiva o negativa – cercano rassicurazioni e giustificazioni. Questo spiega la supina accettazione del concetto di “cambiamento climatico per colpa dell’uomo”. Questa (infondata) certezza corrisponde al bisogno dell’uomo di dichiararsi colpevole (“siamo tutti peccatori”), di invocare la punizione (il cilicio di certi fanatici credenti), e di chiedere perdono (“Miserere nobis”). Un atteggiamento che abbiamo già visto nella cieca accettazione delle “responsabilità del colonialismo”, delle “colpe dell’uomo bianco”, e di reati epocali come la Scoperta dell’America. Se Trump ha più seguito di quel che meriterebbe, è anche perché parla a favore del maschio bianco americano, in una società in cui il “maschio bianco anziano” è l’immagine stessa del colpevole. Di che cosa? Di tutto. Ed anche del cambiamento climatico.

L’IMPOSSIBILE NEGAZIONISTAultima modifica: 2023-07-28T12:21:14+02:00da
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