Gianni Pardo

RUSSI

In questi giorni sono stato assalito da alcuni lettori russi per le mie opinioni su Putin e sulla guerra. Queste persone non sono rappresentative dell’intero popolo ma somigliano, in piccolo, ai portavoce ufficiali russi.
Ci si può chiedere: si può giudicare male un intero popolo? Un intero popolo può essere incline al tradimento (per esempio gli italiani)? Alla rapina (i russi)? All’alcolismo (i francesi)? Ai complessi sessuali (l’Arabia Saudita)? La risposta è sì, ma ovviamente cum grano salis.
Se diciamo che i romani erano superstiziosi intendiamo che la maggior parte di loro era tale. Dunque senza escludere che qualcuno non lo fosse per nulla. Tanto è stupido generalizzare e dire “tutti”, quanto è stupido generalizzare e dire “nessuno”.
I francesi sono inclini all’alcolismo perché fa parte della loro cultura. Noi andiamo al caffè a bere un caffè, loro vanno al bistrot a bere vino. Naturalmente ho conosciuto francesi che bevevano soltanto un bicchiere o due, a tavola. Ma nel complesso l’alcolismo è un problema, in Francia. E su questo non ci piove.
Dato che esistono caratteristiche nazionali, è lecito rilevarle. Un secondo principio indefettibile è che, se A accusa B di essere un ladro, e B lo è, sappiamo che c’è un ladro. E se B risponde che anche A è un ladro, e A lo è, non è che abbiamo due innocenti: abbiamo due ladri. Dunque, per dire per esempio che i russi hanno tendenza all’alcolismo non sono obbligato a sciorinare prima i difetti degli italiani. L’unico problema, nella denuncia, è: è vero o non è vero?
Per i russi io ho l’enorme svantaggio di non conoscere il russo e di non esser mai vissuto in Russia. Dunque non propongo verità indiscutibili ma soltanto suggerimenti per un’eventuale discussione (non con i russi).
I russi mi appaiono enormemente passionali. In sé, una forte affettività può essere positiva. Il grande artista spesso trae anche ispirazione dalla sua emotività. Dostoëvskij, per esempio, era un alcolista ludopatico, ma era anche un tale artista che uno legge “I Fratelli Karamazov” per come è scritto bene, non per la trama “gialla”, a mio parere con più buchi di un colabrodo. Il testo mostra tutte le pecche dovute all’insufficiente razionalità dell’autore, ma fare le pulci a Dostoëvskij in materia di razionalità è una stupidaggine. Sarebbe come cercare la logica nella sinfonia Fantastica di Berlioz. Insomma, la passionalità, anche sfrenata, può essere una qualità quando produce grande arte (Čajkovskij). Ma è un inammissibile difetto quando si insinua in ambiti che non sono suoi e conduce ad atteggiamenti che ricordano l’insania. A me sembra che gli inglesi siano pragmatici fino ad essere prosaici, i russi affettivi fino ad essere esaltati ed irrazionali.
Una signora russa, a proposito dell’Ucraina, mi scrive un definitivo: “Nessuno ha invaso nessuno”. E infatti, voi avete forse visto qualche invasione? Un russo mi scrive che gli ucraini sono nazisti. Prove? Il fatto che lo dica lui. Poi dice che la Russia avrebbe dovuto aggredire l’Ucraina dieci anni fa, perché nel Donbass i cittadini non volevano essere ucraini ma russi.
Prendiamo quest’ultimo particolare. Anche ad ammettere che quanto lui dice sia vero, l’irredentismo non è una ragione sufficiente per aggredire uno Stato vicino di casa. Se no avrebbe ragione Hitler con i Sudeti e comunque presto si avrebbero dovunque guerre, nel mondo. Tutta la Dalmazia e l’Istria sono state italiane per secoli, che facciamo, dichiariamo guerra alla Croazia? O invadiamo quei territori con qualche “operazione speciale”?
In secondo luogo, se fosse stato vero che la Russia voleva annettersi il Donbass, perché da prima ha cercato di conquistare Kiev? Kiev non è nel Donbass. E perché, a sud, si è fermata sul Dnepr, e non alla frontiera del Donbass? Ecco, queste ragioni convincerebbero qualunque persona ragionevole. Ma convincerebbero un russo come quel signore? Mai e poi mai. E infatti queste obiezioni nemmeno gliele ho presentate. Avrei perso il mio tempo.
I russi che non hanno particolari ragioni di soffrire della guerra, e che non hanno avuto nessun lutto in famiglia, si bevono la propaganda di regime senza la minima esitazione, perché il loro cervello – annebbiato dall’emotività – non gli fornisce la minima obiezione. Il russo di cui sopra mi scriveva che lui vive benissimo, nella sua San Pietroburgo, mentre nel Sud Italia la sua impresa pagherebbe il pizzo. Ebbene, questo signore che vive così bene a San Pietroburgo evidentemente non soffre minimamente di non potere chiamare guerra la guerra del suo Paese; di non potere fiatare, se non vuole rischiare di finire in galera per anni. Le libertà individuali, persino quella di usare correttamente il vocabolario della propria lingua, per lui non contano niente. Non le cita neppure. Probabilmente dirà bene anche di Stalin, perché Stalin aveva reso la Russia un Impero (battendo al passaggio anche qualche record in omicidi di massa) mentre le democrazie sono sdentate e in decadenza.
I russi (salvo eccezioni, di eroi che la pagano cara) non hanno problemi di libertà. Non gli interessa. Hanno la mania del segreto (lo scrisse per primo il Marchese de Custine). Hanno enormi complessi che compensano con un fanatismo nazionalista. Non hanno rispetto per la verità e infatti deformano la realtà e la storia secondo come gli conviene. Mentono come respirano, cioè senza complessi di colpa (Peskov, Medvedev, Lavrov, Putin). Contro di loro gli argomenti logici o giuridici non valgono niente. Trovano naturale e giusto minacciare l’Ucraina con le armi nucleari che l’Ucraina ha ingenuamente consegnato loro nel 1994. La Russia si è talmente fatta odiare da tutti i vicini, che non ha amici. E non ne merita.
__________________
Dato che un dialogo sereno si è rivelato impossibile, chi è in disaccordo con questo articolo potrebbe astenersi dal commentare, tanto nessuno convincerà nessuno. Comunque gli eventuali commenti contenenti insulti saranno cestinati senza preavviso.

RUSSIultima modifica: 2023-07-03T17:38:19+02:00da
Reposta per primo quest’articolo