Gianni Pardo

IL RISCHIO DI SDOGANARE IL FASCISMO

Da quando abbiamo un governo di centrodestra, la sinistra sembra “fuori di testa”. Sembra aver dimenticato che – secondo un antico detto – “Giove rende pazzi coloro che vuol perdere”. Col suo atteggiamento attuale – di cui dà il buon esempio Elly Schlein – rischia di crearsi più guai di quanti già ne avesse. E molti glieli provocherà una stampa di sinistra corriva che crede di darle una mano mentre la spinge verso il burrone. Da quelle parti non si tiene conto del concetto di hybris: quell’eccesso che è sempre un errore. Se non fosse stato così, Molière non avrebbe potuto scrivere una commedia (Il Misantropo) in cui il difetto del protagonista è proprio “l’eccesso di virtù”. Ora, se anche la virtù eccessiva può essere un vizio, figurarsi l’odio.
Sappiamo che un’antica e deleteria tendenza della sinistra, come del resto di tutte le religioni, è quella di demonizzare l’avversario in ogni modo possibile. Fino alla più implacabile “character assassination”, la demolizione dell’immagine. In tempi normali i più riflessivi si chiedono se una dose eccessiva di questo atteggiamento non danneggi il partito, ma da quando il Pd è all’opposizione è come se quella deleteria pulsione avesse ricevuto una sorta di definitiva legittimazione.
Prima – essendo al governo o avendo anche degli alleati non comunisti – la sinistra era costretta a giocare in difesa e comunque a moderarsi. Oggi invece soprattutto certa stampa è scatenata. Si comporta come se si fosse svegliata dall’incubo della moderazione che impone un governo di larga coalizione, ed anche dall’opportunità di non lanciare boomerang e dall’obbligo di rispettare almeno le verità più evidenti. È come se fosse stato abolito ogni obbligo di fair play e la libertà di parola si fosse trasformata in libertà di odiare e calunniare.
È significativa in materia la metamorfosi di un giornale, un tempo rispettabile organo di una regione del nord-ovest, che sembra essersi trasformato in una gazzetta calcistica, impegnato com’è a insultare e stramaledire il “male assoluto”, cioè la squadra rivale. Persino gli editoriali sono divenuti illeggibili: è come se uno, in materia di politica, invece di leggere Guicciardini, leggesse striscioni di scioperanti.
Per dimostrare a che punto questa esplosione di animosità sia irragionevole basta fare una considerazione. Il Msi fu a lungo considerato un partito “fuori dall’arco costituzionale”, e questa espressione ha beneficiato di un diffusissimo equivoco: storicamente significava che il Msi “non aveva fatto parte dei partiti che avevano votato la Costituzione”; socialmente invece passò a significare: “partito antidemocratico e dunque anticostituzionale”. E da anticostituzionale a stramaledetto il salto semantico è stato facile.
Così per decenni dare del fascista a qualcuno è corrisposto a marchiarlo indelebilmente come “inaccettabile, improponibile, indecente checché dica o faccia”. Qualcuno è arrivato a scrivere sui muri che ”uccidere un fascista non è reato” e questa mentalità ha funzionato per quasi ottant’anni. Purtroppo nel 2022 è avvenuta una cosa che la sinistra credeva inconcepibile e assurda; tanto che oggi sembra chiudere gli occhi per non vederla: gli italiani hanno votato per un partito “fuori dall’arco costituzionale”. Insomma a favore di quella parte della nazione che per ottant’anni la sinistra ha definito impresentabile. Il fenomeno è stato sconvolgente, più o meno come se Lutero fosse stato eletto Papa.
Ciò ha fatto perdere i pedali a chiunque si sentisse di sinistra, gli ha tolto ogni senso del limite, e infine a forza di eccessi ha creato il rischio che, a sentir definire Giorgia Meloni fascista, il popolo che l’ha votata risponda: “Sì, e allora? È sempre migliore di voi”. Insomma, invece di ottenere con l’anatema una squalifica definitiva della maggioranza, si è reso possibile che qualcuno dica: “Se Meloni è fascista, avercene fascisti come lei! Fasciste, nel senso di antidemocratiche, sono le sinistre. Sono loro che non accettano il risultato del voto. Sono loro che non si battono a favore dell’Italia, ma soltanto contro il governo”.
L’eletto del popolo va sempre rispettato perché disprezzandolo si disprezza anche chi lo ha eletto. E questo, in democrazia, non è lecito. È lesa maestà. Inoltre sarebbe il caso di rendersi conto che di anatemi dogmatici l’Italia è arcistufa. È vero, un tempo abbiamo avuto un certo regime. E l’abbiamo per giunta applaudito, non lo dimenticate. Inoltre esso ha avuto veramente troppi complici, nel nostro Paese (inclusi molti vecchi uomini di sinistra) perché si possa veramente gettare la prima pietra. E comunque ormai, francamente, questa storia puzza troppo di muffa. Il fascismo ci ha oppressi per qualche lustro, l’antifascismo ci ha annoiati per ottant’anni. Basta.

IL RISCHIO DI SDOGANARE IL FASCISMOultima modifica: 2023-04-23T09:54:10+02:00da
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