Gianni Pardo

FIDUCIA? NEPPURE IN BANKITALIA

I giornali ci dicono – e le opposizioni ci gridano – che la Banca d’Italia “boccia alcune misure nella legge di bilancio 2023”. Poi scopriamo che si tratta del livello dell’uso del contante, dell’effetto di esso sulla possibile evasione fiscale e cose del genere. Trattenendo le risa continuiamo la lettura solo per apprendere che, abolendo il Reddito di Cittadinanza, si creeranno un milione di poveri. Anche se il governo ha detto che il reddito sarà tolto soltanto a chi è in grado di lavorare e rifiuta di farlo. Comunque eventualmente non si creeranno nuovi poveri, visto che poveri erano già prima. O fingevano di esserlo. Diversamente non avrebbero ottenuto quel sussidio.
Ma allarmata non è soltanto la Banca d’Italia, anche la Corte dei Conti ha dei dubbi. Non ricordo più su che cosa. E poiché si tratta di due venerabili istituzioni che rappresentano lo Stato al livello più alto, bisognerebbe comunque concludere che qualcosa non va nella legge di stabilità. Purtroppo noi vecchi abbiamo la memoria lunga.
E questa memoria ci dice che se ci fosse stato un governo di sinistra quei rilievi o non ci sarebbero stati, o sarebbero stati da prendere sul serio. Dal momento che invece c’è un governo di centrodestra, nei panni della Presidente del Consiglio non ne terrei il minimo conto. Da noi il comportamento di molti è, come dicono i francesi, “à la tête du client”, secondo chi si presenta. È giusto stimare la saggezza giuridica della Cassazione, ma non quando una decisione ha riflessi politici o di protezione della categoria. Infatti abbiamo visto la magistratura perseguitare spietatamente Corrado Carnevale, colpevole soltanto di avere osservato alla lettera il Codice di Procedura Penale e di aver fatto fare la figura dei somari a tanti suoi illustri colleghi. E abbiamo visto Silvio Berlusconi, proprio in Cassazione (presidente Antonio Esposito) condannato con una procedura assurda per un reato assurdo. Né molta fiducia ripongo, personalmente, nella Corte Costituzionale, le cui sentenze mi sono sembrate eque e disinteressate, salvo quando riguardavano una legge del centrodestra.
Gli esempi – almeno per chi scrive – sono infiniti. Lo scandalo denunciato da Luca Palamara è stato gravissimo perché, pur confermando la verità di quanto di peggio si era potuto pensare, a quello scandalo non è conseguito nulla. Ciò significa che tutto quanto abbiamo appreso avviene col beneplacito del resto della più alte istituzioni, Parlamento compreso. E ovviamente in primo luogo della magistratura, a tutti i livelli. Come fidarsene, dunque, vedendo che i Pm hanno inseguito per decenni Silvio Berlusconi, intentandogli decine di processi, fino a fargli conquistare – credo – il record delle spese di giustizia e il record delle assoluzioni? Già, perché dopo tutto in Italia la “giudicante” ha più scrupoli della “requirente”, cosa non difficile. Oggi come potrei credere ad una qualunque accusa mossa al Cavaliere?
Ecco il punto. Un giapponese è terrorizzato all’idea di perdere la faccia ma anche da noi un galantuomo è – e deve essere – terrorizzato all’idea di perdere la sua onorabilità. Ma a questo scopo bisogna essere impeccabili. Se prima ci si è resi colpevoli di falsa testimonianza, poi come si potrà sperare di essere creduti, quando si proclamerà la propria innocenza? Le nostre istituzioni, ai più alti livelli, si sono giocata la fiducia dei cittadini. In futuro dovranno faticare molto, per riconquistarla. Se mai ci riusciranno.
Un noto proverbio invita a non chiedere all’oste se il suo vino è buono. Perché si sa che l’oste del proverbio non ha problemi di onorabilità e vanterebbe il suo vino anche se facesse schifo. Ma problemi di onorabilità hanno il sacerdote, il professore, il politico e soprattutto il magistrato, che non vendono vino ma morale. E li ha soprattutto il giudice che la morale non soltanto la insegna ma la impone con la forza dei Carabinieri. Tutte cose che in troppi – nella tempesta dell’annebbiamento politico – hanno dimenticato.
In Italia, essendo riuscita la gramsciana marcia attraverso le istituzioni, un’intera classe di intellettuali ha creduto che fosse lecito continuare la battaglia politica con i mezzi forniti dalla funzione esercitata. Così oggi siamo all’inaffidabilità dei giudizi, troppo facilmente intesi ad insabbiare le magagne della sinistra e ad enfatizzare le pulci della destra. I reggicoda della sinistra sono divenuti dei bugiardi in buona fede, la peggiore risma.
Ecco perché la Banca d’Italia sarà forse l’istituzione più seria che abbiamo nel nostro Paese ma chi è vecchio ne ha viste troppe per crederle. Coloro che hanno mentalità di sinistra non soltanto sono capaci di perseguitare gli avversari politici, ma addirittura (caso Renzi) di perseguitare un compagno di sinistra soltanto perché non segue esattamente la loro linea politica.
Nel mio scetticismo nei confronti del meglio del nostro Paese sono forse eccessivo e colpevole. Ma meno colpevole di chi, per fanatismo politico, si è giocata la fiducia del Paese.

FIDUCIA? NEPPURE IN BANKITALIAultima modifica: 2022-12-06T13:56:32+01:00da
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