Gianni Pardo

DIRITTO E POLITICA RIGUARDO AGLI IMMIGRATI

I problemi dell’immigrazione dall’Africa sembrano insolubili da molti anni, in particolare quelli riguardanti le navi delle organizzazioni non governative. Secondo molti la difficoltà nasce dall’incertezza delle norme nazionali e internazionali, sfocate e soggette a interpretazioni. In realtà, esaminando il fenomeno più approfonditamente, si vede che il punto di vista giuridico è secondario rispetto alla volontà politica.
Per quanto ci riguarda, salvo il tempo in cui Salvini è stato Ministro dell’Interno, da anni l’Italia ha detto ai migranti: “Prego, s’accomodino” ed oggi invece dice: “Non venite qui”. E poiché nulla è cambiato – né nella legislazione nazionale né in quella internazionale – è chiaro che si tratta di interpretazioni divergenti delle stesse norme. Cioè di una volontà politica. Infatti siamo sicuri che né Matteo Salvini né Luciana Lamorgese hanno commesso dei reati.
L’attuale incertezza del diritto probabilmente dipende da molti fattori. Ogni Paese segue le proprie norme e non sempre queste concordano. La nostra normativa è imprecisa e generica. Infine riguardo al dovere generale di salvataggio dei naufraghi (veri naufraghi, non gente che si è volontariamente messa a rischio) la cosiddetta “legge del mare” non è una vera legge. E su questo bisogna essere chiari.
Il diritto internazionale, di cui tanti parlano senza sapere che cos’è, non è mai stato codificato: cioè non esiste un codice di diritto internazionale. Inoltre per sua natura quand’anche fosse stato codificato (qualcosa c’è nella Carta dell’Onu) questo preteso “diritto” non si impone a nessuno, cioè non è “cogente”. Non soltanto non è un diritto superiore a quello dei singoli Stati, ma è un diritto inferiore, per dire, al nostro Codice della Strada. Questo almeno si impone agli utenti della strada italiani, mentre la norma del diritto internazionale vale finché il singolo Stato decide di seguirla. E se decide di non seguirla, quand’anche prima l’avesse accettata, nessuno può dirgli niente. Può soltanto muovergli guerra.
Il diritto internazionale è costituito da una sola norma (dottrinaria) che così suona: pacta sunt servanda, bisogna rispettare i patti. Bisogna. Insomma è fondamentalmente un consiglio. La gente immagina ad esempio che la legge del mare sia una legge che è parte del diritto internazionale e invece non soltanto non è una legge ma, se lo fosse, non potrebbe imporre nulla a nessuno. È una legge in senso morale, non giuridico, e si riassume nel dovere umano di non lasciar morire i naufraghi: le modalità precise con cui bisogna assolvere questo dovere rimangono opinabili. Inoltre il fatto che si tratti di un dovere morale inquina il problema giuridico. Quando ci si mette sul piano etico ognuno diviene intollerante e reputa inderogabili le proprie (immaginarie) regole.
Il comportamento nei confronti dell’immigrazione dipende soltanto dalla volontà politica. Prima – forse per buonismo a spese altrui – si è voluto dire di sì e si è detto sì; oggi si vogliono chiudere le porte e si dice no. Né c’è da stupirsene, perché la maggioranza silenziosa è risolutamente per il “no” e sulle “ong” aleggiano gravi sospetti.
Comunque, se vogliamo cercare dei colpevoli di “inumanità”, fra i primi ci sono i Paesi di cui le navi “ong” battono bandiera. Fanno le pulci all’Italia e poi non vogliono neppure accettare la loro quota di migranti. La Norvegia addirittura non fa neppure la mossa. Se è una competizione, non è certo a chi è più generoso.
Andando ai fatti concreti, il porto più vicino, per i naufraghi fra virgolette, è Tunisi, Paese decente dove certo non impera Stalin e al quale infatti rimpatriamo i tunisini che riusciamo a rimpatriate. Spesso il più vicino fra i porti dei Paesi dell’Unione Europea è Malta, ma Malta dice di no. L’Europa si era impegnata a ricollocare se non ricordo male ottomila profughi e ne ha ricollocati 147 in tutto, di cui 38 in Francia. Insomma la Francia ha visto più profughi via mare oggi, con l’arrivo dei 230 migranti della Ocean Viking, che in tutti i mesi precedenti: ed osa attaccare noi? Da troppo tempo troppi sono convinti che Il Bel Paese è il ventre molle dell’Europa. L’Italia è piena di porti, è sdraiata per quanto è lunga nel Mediterraneo e di solito è guidata da molluschi.
Qui mi viene in mente un’esperienza di quando ero bambino. Se due ragazzi creavano un problema e non si riusciva a risolverlo, l’adulto si rivolgeva ad uno dicendogli a parte: “Lo so che hai ragione, ma lo vedi com’è? Tu che sei più intelligente e più maturo dovresti cedere, così la facciamo finita. Conosci il detto, cu avi cchiù sali conza a minestra”, chi ha più sale condisce la minestra”. E questo sale dialettale era il sal sapientiae di cui parlava la Chiesa. Ma io avevo già un caratteraccio. Se quel discorso era fatto a me andavo in bestia: “Che diamine significa che, avendo ragione, devo cedere a chi ha torto? È questo il sal sapientiae? Nessuno si deve servire delle mie pretese buone qualità per danneggiarmi. Se le cose stanno così, iscrivete anche me nella lista dei cretini”.
Lo stesso per l’immigrazione. Gli altri Stati non vogliono nessuno e sono buoni. L’Italia ne vorrebbe di meno, ed è cattiva. Forse sulla lavagna dovrebbe avere il coraggio di farsi iscrivere nella lista dei cattivi.
grifpardo@gmail.com

DIRITTO E POLITICA RIGUARDO AGLI IMMIGRATIultima modifica: 2022-11-13T09:15:04+01:00da
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