Gianni Pardo

L’ASTA DI PUTIN

A giudicare da tutto ciò che è avvenuto in Ucraina e a Mosca a partire dal febbraio di quest’anno, si direbbe che Vladimir Putin sia convinto che, quando c’è un’asta, la vincerà sempre lui, perché farà comunque l’offerta più alta. Convinzione non infondata, se chi la esprime dispone di un potere più forte di tutti. Ma questa è appunto la prima cosa che bisogna dimostrare e temo che Putin non possa dimostrarla.
Forse bisognerà innanzi tutto vedere come è andata, in passato, a chi ha baldanzosamente creduto di poter rilanciare all’infinito. Ecco alcuni esempi. Napoleone partì da piccolo ufficiale di artiglieria fino ad arrivare ad essere l’“Imperatore dei Francesi”, ma quando rilanciò fino a sfidare l’intera Europa, pur dopo molti successi anche in questa impresa, finì comunque a Sant’Elena a meditare per anni sul suo passato.
Adolf Hitler, che già aveva conquistato molti Stati europei, inclusa la Francia, non riuscì né a conquistare né a piegare ad un compromesso la Gran Bretagna. Primo campanello di allarme. Tuttavia, invece di rallentare, il Führer cercò di invadere la Russia. Anche qui ebbe problemi, ma non per questo si fermò: e, dal momento che gli Stati Uniti rifornivano la Gran Bretagna (anche perché non morisse di fame), dopo avere affondato molte navi cargo, dichiarò guerra agli Stati Uniti. Per infine morire come un ratto, disperato, in fondo a un sotterraneo.
Putin partì con l’intenzione di accettare con tutti gli onori l’annessione volontaria dell’Ucraina, sorella maggiore, nella Federazione Russa. Kiev non accettò il regalo e Putin rilanciò tentando di farglielo accettare con la forza, già mostrando a Bucha di che cosa fosse capace nei confronti degli ingrati. Ma Kiev non cedette lo stesso ed allora Mosca – che non era preparata ad una guerra Stato-contro-Stato, pensò di annettersi almeno il Donbass e il sud. Infatti l’Ucraina, anche se dichiarava che non avrebbe ceduto, non aveva i mezzi per resistere. Al massimo si sarebbe potuto temere un’eterna guerriglia.
A quel punto purtroppo l’Occidente si svegliò e cominciò a sostenere economicamente e militarmente l’Ucraina. Ribaltando dunque le prospettive. Putin per questo ha “rallentato”? Nient’affatto. Ha minacciato tutti i giorni di tutto e di più, in un continuo, apocalittico crescendo, senza escludere né il massacro indiscriminato di civili né la distruzione di intere città. Anzi, della maggior parte delle città conquistate. Gengis Khan non avrebbe fatto di meglio. Quando questo non è bastato a piegare l’Ucraina, ed anzi ha dovuto ragionevolmente mettere nel novero delle possibilità la sconfitta della Russia, invece di rallentare, il nuovo zar ha portato le minacce al livello nucleare. E quando gli ucraini, colpevoli di difendersi, gli hanno fatto l’affronto di danneggiare il ponte di Kerch, ha letteralmente cercato di assassinare l’intera nazione ucraina con i droni e i missili presi a prestito. Dio sa che cosa potrà inventare ancora. Ma, appunto, c’è un ancora?
Se consideriamo la guerra un’asta, chi è colui che ha la possibilità di arrivare ad un livello cui gli altri non possono giungere? Evidentemente chi ha i maggiori strumenti per vincere la guerra: armamenti, un’economia forte, un grande numero di combattenti. A questi “asset” bisogna aggiungere il morale alto, un forte entroterra culturale e scientifico, un’alta tecnologia e grandi tradizioni industriali. La Russia ha armamenti obsoleti, un’economia debole e un relativamente piccolo numero di uomini (questa voce era grande ai tempi dell’Unione Sovietica). Il morale delle sue truppe è bassissimo, perché la campagna d’Ucraina non è stata convenientemente organizzata, o forse addirittura non è stata affatto organizzata: tanto si pensava che Kiev si sarebbe subito arresa. Insomma a questo giocatore mancano i capitali per rilanciare all’infinito.
Putin potrà avere l’aria di essere un giocatore serio finché la controparte si acconcerà a giocare al livello da lui proposto. Lui dovrebbe sempre ricordare che dovunque dice “dieci” la controparte può dire 15, 20 od anche 100. In questo – oggettivamente – non c’è partita. L’asta è fuori della sua portata, lo fu perfino per l’Unione Sovietica, ai tempi di Ronald Reagan.
L’unico punto seriamente a favore di Putin è il fatto che oggi egli dispone dei poteri di un dittatore e può imporre all’intera Russia di fare ciò che lui solo vuole. Ma anche qui, contrariamente a quanto lui pensa, l’asta non è infinita. Lo stesso zar che credeva di poter stare all’Hermitage per diritto divino, perdette la vita stessa a Ekaterinenburg.
Putin non può vincere o, più esattamente, solo l’Occidente può perdere. Se getta la spugna. E soltanto in quanto l’Occidente sarebbe sceso dal ring, Putin potrebbe dire di avere vinto. “Per abbandono”, come si dice nello sport.
gpardoitaliaoggi@gmail.com

L’ASTA DI PUTINultima modifica: 2022-10-20T11:26:51+02:00da
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