Gianni Pardo

IL PD DISORIENTATO

Il Pd ha perso le elezioni, e questo è il meno: ha perso la bussola. Non sa chi è, che cosa vuole e dove intende andare. Per questo molti parlano di “rifondarlo” e non si rendono conto della vera difficoltà: oggi non si riesce a formulare un ragionevole programma di sinistra. I partiti cosiddetti “progressisti” sono infatti configurati per rispondere ad una realtà che non c’è più: non soltanto a sinistra si è conquistato tutto lo spazio che si poteva conquistare, ma è dannoso andare oltre. Né è un programma promettere a tutti la Luna, come fa il M5s.
La prenderemo alla lontana. Credo di ricordare che Angelina Jolie – la nota attrice – ha saputo dai suoi medici che, sulla base dell’ereditarietà, della sua biologia o di qualche altra scoperta medica, era predestinata ad avere il cancro della mammella. E quella donna coraggiosa si ha fatto togliere ambedue le mammelle. Dinanzi a lei c’è proprio da levarsi il cappello. Quante altre donne, al suo posto, non avrebbero piuttosto detto: “Ma io mi sento benissimo!”; “Non lo sapete che spesso i medici si sbagliano?”; “E soprattutto, che premura c’è? Magari al primo segno mi faccio operare”. Quando si tratta del loro cane, se gli vogliono bene, i padroni lo fanno subito operare; quando invece si tratta di loro stessi, passano alla filosofia della scienza. Non sempre è facile accettare la realtà.
Fino alla Rivoluzione Francese l’Europa ha avuto l’aria di credere che il buon Dio avesse creato i nobili, il clero e il popolo. Con la Rivoluzione Dio è uscito di scena e gli uomini si sono sentiti in dovere di migliorare il mondo secondo criteri di giustizia sociale ed economica. Nacquero così, dopo la Rivoluzione Industriale, il socialismo e il comunismo.
Il comunismo, nato estremista, si dimostrò dovunque incompatibile con la libertà e si affermò soprattutto in Russia, dal 1917 al 1992. In quel momento, avendo dimostrato tutte le sue imperdonabili pecche, si dissolse senza lasciare rimpianti. Al punto che, dovunque ci sia la libertà democratica, nessuno lo ha più riproposto.
Il socialismo invece, nato sotto il segno dell’utopia nella Francia dell’Ottocento, è presto passato ad un programma meno radicale e si è affermato in tutto il mondo. Perfino chi ad esso è ostile adotta una parte dei suoi ideali tanto che, come Croce diceva che non possiamo non dirci cristiani, tutti non possiamo non dirci socialisti. Ma oggi, oltre al comunismo, è morto di vecchiaia anche il socialismo. Non perché rinnegato, ma perché ha dato tutto ciò che poteva dare. Tanto che, se si insiste a “portarlo avanti”, a “realizzarlo”, come si dice, si aggravano i problemi invece di risolverli.
Il collettivismo socialista non è una retta, è un segmento. Se si oltrepassa il limite, se lo si spinge troppo lontano, si chiama comunismo. Lo Stato assistenziale è una manna per i più deboli ma, se esagera, si impoverisce al punto che poi non può più soccorrere nessuno. Se si crede in dovere fare qualcosa di altamente umano e morale, lo Stato può anche contrarre debiti: ma se ne contrae troppi fallisce e il disastro è tutt’altro che umano e morale. Si potrebbero allineare chissà quante di queste antinomie e non si farà che confermare un vecchio detto: ne quid nimis; l’eccesso è sempre un errore. Dunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che, secondo la curva di Laffer (un banale principio di economia politica), abbiamo superato il punto in cui, aumentando la dose, diminuisce la soddisfazione.
Il Reddito di Cittadinanza è al riguardo esemplare. Tutti (salvo i beneficiari) lo giudicano sbagliato: incrementa l’ozio, il lavoro nero, le truffe allo Stato, non crea lavoro e danneggia gravemente il bilancio pubblico. E che cos’è il Reddito di Cittadinanza, se non il punto limite dello Stato Assistenziale? Un simile errore si corregge semplicemente abolendo il sussidio o modificandolo radicalmente. Cioè facendo marcia indietro.
Il Pd non sa a che santo votarsi perché non c’è nessun santo a cui votarsi. Non si tratta di ritrovare la purezza perduta, i “veri principi” o chissà che altro. Non si possono applicare pedissequamente le ricette del passato: esse hanno già dato tutto ciò che potevano dare e, quel ch’è peggio, sono andate oltre. Così non ci rimane che correggere gli eccessi e ritrovare il punto di massimo rendimento tra la dose di socialismo e la dose di libertà. E forse la gente se ne è resa conto prima dei politici. Diversamente non avrebbe votato per il partito di Giorgia Meloni.
Se gli Stati Uniti sono più prosperi di noi è perché da loro il comunismo non ha mai allignato. Da sempre essi hanno avuto l’idea che il singolo che si arricchisce non è per ciò stesso un nemico del popolo: è semplicemente “più bravo degli altri”. Il ricco era forse “immorale” quando era tale per aver ricevuto un’eredità: e in questo aveva parzialmente ragione quel pazzo di Jean-Jacques Rousseau. Ma dove il “philosophe” si è sbagliato è quando non ha capito che, abolendo la possibilità di lasciare in eredità la ricchezza, si toglierebbe con ciò stesso l’incentivo a perseguirla. Con un danno enorme per la collettività. Uno dei massimi errori delle vecchie ricette è quello secondo il quale il problema sarebbe la ridistribuzione della ricchezza. Il vero problema è produrla.
A tutto concedere, quand’anche la proprietà privata e la ricchezza fossero in parte “mali”, sono “mali necessari”. Il punto più alto della curva della soddisfazione collettiva si raggiunge lasciando la gente più libera e più responsabile del suo destino.
giannipardo1@gmail.com

IL PD DISORIENTATOultima modifica: 2022-10-03T06:47:03+02:00da
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