Gianni Pardo

RISTABILIRE IL PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’

Un politico capace di un grande programma dovrebbe dire agli italiani: “Non è lo Stato che deve salvarci, siamo noi che dobbiamo salvare la nazione”. E subito qualcuno lo accuserebbe di mancare di realismo. Ma non è realista chi non tiene conto degli ideali.
Un mio amico ha una grande considerazione dell’interesse economico come chiave per capire i comportamenti umani. Ed è infatti pronto ad individuare questo movente, quando esiste. E purtroppo anche quando non esiste. Per esempio a suo tempo ha perfino tentato di attribuire a interessi economici l’attività di Bin Laden, cosa su cui non ho potuto essere d’accordo con lui. Bin Laden è stato uno spregevole assassino seriale ma non certo per guadagnarci, piuttosto per fanatismo religioso. Se avesse amato i soldi sarebbe rimasto a casa sua, essendo figlio di un miliardario.
Questo genere di errore è ben descritto da un detto americano: “If all you have is a hammer, everything looks like a nail”, se tutto quello che avete è un martello, tutto sembra un chiodo; se si dispone di un solo strumento di giudizio, si ha la tentazione di usarlo in tutti i casi. Il vero realista deve considerare fra i moventi anche la religione, il narcisismo, l’innamoramento, il patriottismo e soprattutto la follia.
Anche i politici hanno un metro di giudizio giusto – quello secondo gli elettori sono disinformati, superficiali e suggestionabili – però lo applicano troppo e questo diviene il loro “martello”. Infatti esagerano con gli slogan vuoti, per esempio “Change”, o assurdi e velleitari (“Yes, we can”). In Italia offrono soluzioni tanto semplici quanto sbagliate per problemi complessi (fare sempre più debiti)e interpretano la politica come rissa personale contro gli avversari, fino ad essere più miserabili di coloro cui si indirizzano. Infatti tutti amano il denaro e i regali, ma considerare tutti gli elettori interessati soltanto a questo è troppo: edel resto il famigerato Reddito di Cittadinanza non ha salvato il Movimento 5 Stelle.
Questo genere di demagogia è del tutto inadeguato per chi aspira a divenire un uomo di Stato. Il grande politico ha le idee chiare su come migliorare il Paese e non sempre il metodo consiste nel regalare a destra e a manca denaro preso a prestito. In Inghilterra c’è stato un momento in cui un grande Uomo ha avuto successo promettendo “lacrime e sangue”, e offrendo in cambio soltanto la coscienza di avere fatto il proprio dovere per salvare la Patria. Né diversamente ebbe successo De Gaulle, quando offrì ai francesi disarmati e scoraggiati l’onore di morire per la Francia. Dapprima l’adesione fu minuscola, ma col tempo divenne valanga fino a riscattare il nome della Francia caduto nel fango.
Oggi di questo genere di giganti si dice che hanno una “vision”, visto che scimmiottiamo continuamente una lingua che non conosciamo; ma si tratta di grandezza di vedute. Una volta i giornalisti chiesero a De Gaulle, che aveva salvato la Francia due volte (nel 1940 e nel 1958), “se non si occupasse troppo di ideali”. La sua risposta fu lapidaria: “Mon ami, disse, gli ideali muovono la storia. Lei pensa che sarebbe realistico non occuparsene?”
Ecco quello che manca oggi nella politica. Qualcuno che, senza indorare la pillola, sappia dire: “Il momento è questo e l’unico modo per salvarci è quest’altro”. E al riguardo do un esempio, non necessariamente il migliore.
Da molti anni, manco fosse la Divina Provvidenza, lo Stato è chiamato a risolvere qualunque problema. Ovviamente non ci riesce e per questo è ritenuto colpevole di tutto. Non basta: dal momento che comunque ci prova – e per provarci deve spendere, e per spendere deve tassare – finisce col farsi odiare dai cittadini migliori, quelli che producono ricchezza. Ed ecco ciò che potrebbe spiegare il nostro Churchill: “Più lo Stato interviene, più tassa; più tassa e più la produzione di ricchezza diminuisce e più poveri ci sono. Dunque lo Stato non deve intervenire ad ogni piè sospinto. Se mille di voi rischiano di andare a spasso perché la vostra impresa è fallita, non venite a piangere a Palazzo Chigi. Cercatevi un altro lavoro, perché la vostra situazione non è diversa da quella del singolo banconista licenziato dal proprietario del bar. Se c’è un’alluvione possiamo compiangervi, ma non riparare i danni. Lo Stato non è responsabile della pioggia. In questo Paese va ristabilito il principio di responsabilità. Ognuno deve pensare a sé stesso. Se lo Stato si occupa di scuole, ospedali e prigioni, è perché non può delegarne la cura a nessuno. Come pure è costretto ad occuparsi della polizia e dell’esercito. Ma già le ferrovie può venderle, se non sono in attivo. Per il resto, provvidenze a nessuno. I giornali non riescono a sopravvivere? Che chiudano. I teatri lirici non ce la fanno, senza sovvenzioni? Vuol dire che sono fuori moda, infatti gli stadi sono in attivo. Insomma, vi predico l’era della responsabilità. E – non vi sembri strano – della ricchezza”.
Naturalmente è probabile che la gente non voterebbe mai per questo signore. Ma il tentativo di avventurarsi sulla strada giusta non è disprezzabile soltanto perché non si arriva alla meta. Chi, invece di far leva sui difetti degli elettori, farà leva sulla loro intelligenza, non sarà un piccolo politicante. Come insegna Ettore, si può avere la gloria anche da sconfitti.
giannipardo1@gmail.com

RISTABILIRE IL PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’ultima modifica: 2022-08-02T10:30:10+02:00da
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