Gianni Pardo

IL CAMBIAMENTO D’OPINIONE

Il cambiamento d’opinione non è problema dappoco. Cambiandole spesso, si è una banderuola. Non cambiandole mai, si è rigidi. Allah, indicami la via giusta. Ma per cominciare bisogna intendersi sulle opinioni.
Tutti hanno un’opinione sui carciofi (“Mi piacciono”, “Non mi piacciono”) ma non tutti hanno opinioni di valore generale, del tipo: “Dio esiste”, “Sono di destra”, “Sono di sinistra”. E via dicendo. Qui ci si occupa di queste ultime. Cioè di quelle “idee fondamentali” che hanno influenza nella nostra vita.
La prima cosa da dire, è che non tutti hanno questo tipo di idee. Se gli chiedete: “Credi che Dio esista?” Risponderanno – in questo degni dello Sganarelle del Don Giovanni di Molière – “Il prete dice che esiste”; oppure: “Certo che sì, se no a che scopo avrebbero costruito tante chiese?” Con costoro, parlare di opinioni o di idee, è perdere il proprio tempo. Ammesso che alle loro vite applichino delle idee, sono quelle che gli sono state consegnate “prêtes à porter” quando erano bambini. E non le hanno mai messe in discussione. “Perché ti sposi in chiesa?”. “Perché in chiesa si sono sposati mio padre e mio nonno”. Già sarebbe stato un progresso se avessero risposto: “La cornice della Chiesa è più bella di quella del Municipio”.
Tolti di mezzo coloro che vivono seguendo la corrente come relitti su un fiume, rimangono coloro che le idee credono di averle. E anche qui bisogna intendersi. Quando si tratta di “idee fondamentali”, averle o non averle non è l’unico problema. Infatti, se sono “vere”, ne consegue che si vive secondo quelle idee. Ciò distingue le “idee guida” dalle “idee soprammobile”. Le idee soprammobile sono quelle che si snocciolano in pubblico, per dimostrare la propria cultura o per esercitare la propria professione, senza però nessuna partecipazione, senza nessuna emozione, senza che esse pesino sulla nostra vita. Sono idee “ornamentali” o “strumentali”.
Viceversa le idee “vere” ci costringono a metterle in pratica. Quando il Papa, leggendo il Vangelo, ci ricorda che Gesù ci ha chiesto di “dare tutti nostri beni ai poveri e seguirlo” è un ipocrita; chi ha creduto veramente a quelle parole è Francesco d’Assisi, che veramente dette i suoi beni ai poveri e visse da mendicante. Il Papa potrebbe dirmi che il Vangelo “esagerava per rendere chiara l’idea”. E sia: ma lui avrebbe dovuto dirlo durante l’omelia, non quando gli ho citato Francesco. Ed io gli chiederei anche se, per caso, Gesù non esagerasse un po’, quando diceva: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. O non abbiano esagerato quelli che lo hanno preso alla lettera. E infatti quelli che hanno preso il Vangelo cum grano salis possono anche vivere nel lusso del Vaticano.
Le idee “vere” sono quelle seguite come guida, come assunzione di responsabilità per le proprie scelte. Ed anche come prevenzione delle brutte sorprese. Infatti le idee e i principi più seducenti sono quelli più ottimistici, ma sono nocivi perché ingannevoli. Le idee non devono essere rassicuranti, ma “utili”, tenendo conto della realtà. Per esempio è necessario elaborare il “lutto della vita eterna”, che non avremo, e accettare invece l’idea che moriremo, perché è inevitabile. E questo fin da giovani. Perché sin da giovani si è mortali.
Le idee consolatrici sono spesso false, le idee vere sono spesso crudeli, ma le prime conducono alla delusione, le seconde alla saggezza, e al limite allo sforzo di trarre il meglio dalla vita. Hai vent’anni e ti pare che non morirai mai. E invece morirai, dunque sii prudente già oggi, in motocicletta.
Il cambiamento delle idee è possibile, ed anche doveroso, quando si riconosce una nuova verità. Ma che pensare di chi ha cambiato opinione, radicalmente, più volte nella vita? Probabilmente si tratta di persone prevalentemente emotive e suggestionabili. Se un’idea appare loro seducente, non hanno il freno della riflessione e del senso critico, sicché si buttano ad abbracciarla senza riserve. Questa facilità all’entusiasmo è un indice di immaturità. Il prete può abbandonare la tonaca ma non può poi divenire a volta a volta ateo, buddista o comunista. Se questo è possibile, nessuna di quelle convinzioni era profonda.
Il caso contrario, quello della rigidità, è allarmante in primo luogo perché denota non fermezza di convinzioni, ma la paura o la pigrizia di cambiarle. Questo è spesso l’atteggiamento del conformista, convinto che soltanto stando in mezzo al gregge si è sicuri di essere lontani dai lupi. Le persone di questo genere non sono fedeli alle loro idee, che non hanno, ma al loro quieto vivere. Un buon esempio: il prete che ha perso la Fede ma non lo dice a nessuno, perché diversamente la sua vita ne risulterebbe sconvolta.
Altre persone aderiscono a certe idee come il Linus dei Peanuts aderiva alla sua coperta. Ne sono stati protetti e consolati così a lungo, che cambiarle – quand’anche fossero infondate – suonerebbe come un tradimento. Per non dire che ormai non saprebbero che altro pensare. Questo è stato il dramma di milioni di comunisti. Credendo a Khrushchev avrebbero dovuto riconoscere di avere sbagliato tutto, per decenni, di avere illuso sé stessi e gli altri. Così molti sono arrivati a sostenere: “Noi abbiamo sbagliato per motivi ideali, mentre chi ha detto la verità l’ha fatto per motivi abietti. Noi comunisti eravamo migliori di voi”. Insalvabili.
Di questo atteggiamento fanatico il buon esempio l’ha dato la Chiesa quando insegna che: “La Fede è anche un atto di volontà”. Bisogna voler credere. Ma se la Fede è un atto di volontà, e vedendo una lucertola riuscissi a convincermi che è un coccodrillo, avrei perduto la ragione. Come dissi una volta a un teologo: “Il vostro invito ai miei occhi corrisponde a una confessione di irrazionalità della Fede”. E infatti, prima dei sedici anni, fui irrimediabilmente ateo.
giannipardo1@gmail.com
18 giugno 2022

IL CAMBIAMENTO D’OPINIONEultima modifica: 2022-06-26T07:19:24+02:00da
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