Gianni Pardo

RESA O RESISTENZA?

L’attualità ci propone un dilemma che possiamo denominare: “Resa o resistenza?”
Volodymyr Zelensky, in questo seguito dall’eroico popolo ucraino, ha annunciato sin dal principio la resistenza ad oltranza. Se necessario fino alla morte. Molti – in perfetta buona fede e per amore di quell’infelice popolo – chiedono: “Se il finale è già scritto, se la Russia non può che vincere e l’Ucraina non può che perdere, a che scopo accettare morte e distruzioni? Tanto vale arrendersi subito e salvare il salvabile”.
La parola dilemma ha un notevole successo. Non soltanto è una parola “colta” ma ha l’attrattiva di una semplificazione. Non soltanto la sua etimologia che parte da “dis”, due volte, secondo il dizionario della Treccani, riduce le ipotesi a due ma, come prosegue il dizionario, “La forza logica del dilemma si basa perciò sul presupposto che, nella duplice alternativa che lo costituisce, sia esaurita la totalità dei casi possibili”. E invece i casi possibili sono troppo spesso molti più di due. È vero che esistono anche il trilemma e il tetralemma, ma sembrano piuttosto degli scherzi maccheronici.
A tutti piace distinguere il bianco dal nero, il buono dal cattivo, il torto dalla ragione. Diviene più facile sapere da che parte stare. Purtroppo, la realtà tende alla complessità e la gente recalcitra. Vorrebbe che i veleni fossero soltanto una cosa negativa e i medicinali soltanto una cosa positiva. In realtà i veleni possono anche essere terapeutici (“Il veleno sta nella dose”, diceva Paracelso) e i medicinali possono avere – anzi, normalmente “hanno” – controindicazioni. Il medicinale non risponde a un dilemma, ma a un’utilità. Per essere valido basta che faccia ragionevolmente più bene che male.
Dunque la tesi dei pacifisti non va rigettata d’acchito, e se qui si rischia di aver l’aria di difenderla è perché essa è evidentemente la meno suggestiva delle due. Se infatti il popolo ucraino si difendesse esclusivamente per “esprit de panache”, cioè per motivi di orgoglio e dignità, sarebbe giusto chiedersi se questi sentimenti valgano tante vite e tanti danni. Ma bisognerebbe anche chiedersi quali siano i costi successivi alla resa. Per quanto tempo il popolo ucraino resterebbe schiavo della Russia? E lo spirito di rassegnazione di oggi permetterebbe mai il risorgimento nazionale e la cacciata dello straniero? I giovani mal preparati e mal guidati che si fecero macellare a Curtatone e Montanara furono dunque del tutto inutili, nel Risorgimento italiano? Se qualcosa bisogna biasimare è piuttosto l’organizzazione di quella battaglia che il loro eroismo.
Non basta. Il fatto di avere mandato all’estero milioni di donne e bambini significa che anche se la Russia uccidesse tutti gli ucraini (per fortuna non è questa l’ipotesi) la nazione ucraina non cesserà di esistere. Tutti quei bambini diverranno uomini e uomini che non potranno dimenticare.
E poi – sempre in tema di semplificazioni – l’esito delle guerre è meno facile da prevedere di quanto si potrebbe pensare. Chi avrebbe dato vincente – ed anzi ampiamente vincente – Israele nella guerra contro l’universo mondo islamico, nel 1967? Secondo il buon senso il minuscolo Paese ebraico, aggredito da eserciti sconfinati, si sarebbe dunque dovuto arrendere, sperando nella benevolenza degli assalitori? E i greci, sapendo che sarebbe arrivato un esercito sterminato, che speranze avevano di sconfiggere il Grande Re? Eppure a Maratona vinsero. E perfino quando persero, alle Termopili, persero in maniera tale da dare ai persiani un avvertimento che non avrebbero dimenticato.
Dunque non possiamo rigettare il consiglio della resa, che parte da un buon sentimento, ma non possiamo nemmeno accoglierlo, perché soltanto il tempo ci dirà quale sarebbe stata la migliore soluzione. La vita spesso non offre dilemmi, ma n-lemmi. Ed è questo il caso attuale. Inoltre, chi parla di resa, non tiene conto del fatto che sono anche in gioco dei valori, e che l’eroe che muore feconda il suolo della patria col suo sangue. Sembra retorica, ma è la verità. Una volta chiesero a De Gaulle se non si occupasse troppo di ideali ed egli rispose che se ne occupava per realismo. Chiedendo ironico: “Non avete visto che essi fanno la storia?”
Comunque si concluda la vicenda, la resistenza ucraina ha seminato tali ragioni di rancore e perfino di odio, che diviene possibile conquistare l’Ucraina ma impossibile integrarsela. Del resto la Russia, malgrado una dominazione di quasi mezzo secolo, non soltanto non è riuscita ad annettersi la Polonia, ma non ha saputo neanche farsene un’alleata. Come diceva qualcuno, in Francia, si può fare di tutto, con le baionette, “Salvo sedercisi sopra”.
Gianni Pardo, giannipardo1

RESA O RESISTENZA?ultima modifica: 2022-03-13T20:50:59+01:00da
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