Gianni Pardo

LE FORZE IN CAMPO

Le sorti di una guerra sono sempre imprevedibili, perché le variabili sono tante e gli imprevisti così numerosi, che il calcolo diviene impossibile.
Del resto c’è un’esperienza che tutti abbiamo fatto. Se smontiamo un congegno e una vitina ci scappa di mano, magari proiettata dalla punta del cacciavite, provate ad indovinare dove è andata a finire. In questo campo ho fatto delle esperienze dolorosissime. Quella vitina che varrà un centesimo è insostituibile e dunque bisogna ritrovarla ad ogni costo. Dopo tutto, dal momento che il balcone è chiuso, essa è sicuramente nei diciotto-venti metri quadrati di questa stanza. Ma dove? Ho visto che una vite può andare a mettersi nella commessura fra due mattonelle, fino a divenire invisibile; può rintanarsi nello spazio fra un piede dell’armadio e il muro; può essere saltata nel cestino della carta straccia, che bisogna vuotare foglio per foglio, per vedere se non sia in qualche piega o in fondo; una volta alla fine ho scoperto che non era assolutamente da nessuna parte, per terra. E dal momento che le viti non volano, ero disperato. Infine mi sono accorto che era caduta nel risvolto dei miei pantaloni e me l’ero portata appresso durante tutto il tempo delle ricerche. Ecco come si svolgono le guerre.
Malgrado queste incertezze, rimangono dati indubitabili. Per esempio Hitler poteva essere sicuro che, se avesse tentato di invadere l’Inghilterra, la flotta inglese sarebbe intervenuta. Certo, non poteva prevedere l’esito, ma che lo scontro ci sarebbe stato era indubbio. Nello stesso modo, anche per quanto riguarda la guerra in Ucraìna (ché di questo si tratta) abbiamo delle certezze.
Eccone una: gli uomini che la Russia ha ammassato alla frontiera prima dell’invasione erano tra centocinquantamila e duecentomila. E ora vediamo quanti sono gli ucraìni pronti a prendere le armi contro gli invasori. Abitanti, 44 milioni. Facciamo che la metà siano donne, 22 milioni. Di questi togliamo quelli che hanno più di sessant’anni o meno di venti, all’incirca la metà, scendiamo a 11 milioni. Abbiamo visto in televisione e sentito nei “servizi” che tutti costoro sono pronti a combattere contro gli invasori, anche con una fionda, se non hanno altro. E sono una folla immensa. Ma ammettiamo ancora che molti, all’atto pratico, cerchino di non impegnarsi. Anche a scendere sotto la metà di quegli undici milioni, ne rimangono ancora cinque milioni. Quale esercito non si troverebbe in serissime difficoltà contro cinque milioni di partigiani? Ricordiamo che la resistenza italiana, tanto fantasiosamente celebrata, riguardò parecchie migliaia di uomini, ma non certo centinaia di migliaia. E infatti non ebbe alcuna influenza sulle sorti della Seconda Guerra Mondiale. Ma se i partigiani fossero stati un milione? Un solo milione, e per giunta bene armati, come rischiano di essere gli ucraini? I nostri partigiani, per giunta, erano male armati, mentre gli ucraìni non solo avevano ed hanno ancora un esercito, ma stanno ricevendo armi in quantità dall’Occidente.
A questo proposito va notato che i mezzi corazzati sono importantissimi nelle battaglie campali, ma in Ucraìna da un lato non possono occupare tutto il territorio (il più grande d’Europa, dopo la Russia) dall’altro, stando in città, sono un problema per l’aviazione, che non può bombardare se non rischiando di ammazzare i commilitoni.
Qui veniamo ad un capitolo molto doloroso per i russi. Oggi per distruggere un carro armato non è necessario un altro carro armato: basta un missile “spallabile”. Spallabile – orrendo neologismo – significa che un moderno bazooka può essere tenuto sulla spalla come una telecamera professionale e sventrare un carro armato.
In città per giunta i carri hanno un altro svantaggio: il loro corazzamento è soprattutto inteso a difendere il carro dal lato anteriore, cioè dal lato che affronta il nemico. Ma in città, se al carro viene sparato un missile da un terzo piano, il missile non colpirà la parte pesantemente corazzata, ma la parte superiore del carro (il suo tetto, per così dire) che non è corazzato come il davanti.
Infine ammettiamo – cosa non improbabile – che i russi riescano ad occupare Kiev e le altre grandi città: e il resto dell’immenso Paese? La densità della popolazione, lo sappiamo, è di 73 abitanti per km2, e già soltanto a Kiev ce ne sono quasi tre milioni. Tenendo conto degli abitanti nelle altre città, quale sarà la densità per km2 nelle campagne ucraìne? Le campagne – e cioè di gran lunga la maggior parte del territorio ucraino – risultano spopolate. E allora torniamo alla situazione dell’Afghanistan, dove il governo locale occupava Kabul, ma il resto del territorio apparteneva ai Taliban, come si è visto non appena gli americani se ne sono andati da Kabul.
Secondo Edward Luttwak, sentito in televisione, l’invasione dell’Ucraìna è il risultato di un errore di Putin, cui era stato detto che il popolo ucraìno avrebbe aperto le braccia ai fratelli russi, Zelenskij sarebbe subito fuggito, i russi sarebbero arrivati in due giorni a Kiev e vi avrebbero installato un governo amico, o succubo. Secondo Luttwak Putin, se bene informato, non si sarebbe mai cacciato in questo ginepraio. O – più esattamente – forse è stato correttamente informato, ma ha preferito credere a coloro che gli fornivano un quadro ottimistico della situazione. Era convinto di defenestrare immediatamente Zelensky, e quello è ancora lì. Era convinto che l’esercito ucraìno si sarebbe immediatamente liquefatto, e quello resiste ancora. Infliggendo per giunta perdite ai russi. Era convinto che la popolazione russofona dell’est ucraìno l’avrebbe accolto a braccia aperte (per esempio a Kharkiv) e così non è stato. Insomma – sempre secondo Luttwak – Putin ha messo la testa nel cappio, e tecnicamente ha già perduto. Questione di settimane perché sia chiaro a tutti.
Luttwak è famoso per un suo brutale realismo, e dunque potrebbe avere ragione. Ma anche ad ammettere che abbia torto, è certo che l’operazione Ucraìna non si è svolta come previsto e, viste le conseguenze, nessuno può dire che – fino ad ora – si sia rivelata un buon affare per la Russia. Ma staremo a vedere.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
1 marzo 2022

LE FORZE IN CAMPOultima modifica: 2022-03-01T09:54:59+01:00da
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