Gianni Pardo

LA LEZIONE DELL’UCRAINA

Qualcuno ha detto che una banca è l’istituzione che ti presta l’ombrello quando non piove e lo rivuole indietro quando piove. A questo detto ho pensato a proposito del diritto internazionale, quella branca del diritto che prevede e codifica puntigliosamente i rapporti fra Stati per quanto riguarda le cose non importanti e sparisce se uno di loro ne aggredisce un altro. Il diritto internazionale si riassume nel fatto che il più forte vince sul più debole.
Tempo fa la Russia ha deciso che storicamente la Crimea apparteneva all’Impero Russo e che averla concessa all’Ucraìna, quando è implosa l’Unione Sovietica, era stato un errore. Un errore cui Putin ha posto rimedio riprendendosi la Crimea con la forza. Nel frattempo, ovviamente, il diritto internazionale stava a guardare.
Poi la Russia si è pentita? Tutto il contrario: prima ha depredato Kiev della Crimea (come se noi ci riprendessimo di forza l’Istria e la Dalmazia) ora ha in progetto di invadere l’Ucraìna e farne una sua colonia. Naturalmente crede di avere le sue buone ragioni. Come ha detto qualcuno, l’uomo è l’unica belva che, oltre alla soddisfazione di mangiare la preda, vuole anche vedersi dare ragione per averla uccisa.
La Russia da sempre, e non sempre a torto, ha temuto di essere invasa. La mancanza di frontiere naturali, ha fatto sì che essa tentasse di spingere quanto più è possibile lontano da Mosca le frontiere convenzionali. Per mezzo secolo addirittura sulla linea Oder-Neisse. Poi, caduta l’Unione Sovietica, si è data a tutti i Paesi dell’Unione la libertà di ritirarsi dalla federazione, ed è stata un fuggi fuggi generale. Nessuno era volontariamente nell’Unione. Via tutti gli Stati il cui nome finisce in “Stan”: e fin qui poco male, perché la Russia non è mai stata invasa da Sud. Ma ha perso gli Stati Baltici (brutalmente invasi e annessi nel 1940), a un passo da San Pietroburgo; via la Germania Est, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, la Bulgaria e soprattutto l’Ucraìna.
L’Ucraina – Paese pianeggiante – è appartenuta alla Russia per tanto tempo, che a Mosca sembra innaturale che sia indipendente. Ciò anche perché quella nazione per metà è etnicamente russa e di sentimenti filorussi. Purtroppo, l’altra metà è piena di rancore e di volontà di indipendenza. Al punto che, per essere sicura di non appartenere mai più alla Russia, vorrebbe far parte dell’Unione Europea, della Nata e poter mettere sulla porta un cartello: “Tutti sono i benvenuti salvo i russi”. In effetti la Russia è la campionessa del mondo nel farsi dei nemici. Non c’è nessun Paese che rimpianga di essere appartenuto all’Impero Sovietico. Gran Bretagna e Romania si vantano ancora di aver fatto parte dell’Impero Romano; tutti i Paesi un tempo appartenti all’Impero Britannico ne usano ancora la lingua e ne imitano le istituzioni; le ex colonie russe nei confronti dei russi hanno un solo sentimento: la paura.
Oggi, malgrado gli umori prevalenti in Ucraìna – e forse proprio a causa di essi – Mosca medita di invadere l’Ucraìna. Le sue forze armate sono già ammassate alla frontiera. Per astenersene Mosca non soltanto vorrebbe che all’Ucraìna fosse vietato di chiedere di essere ammessa nella Nato, e alla Nato di accoglierla, ma pretende molte altre garanzie in assoluto contrasto con l’indipendenza di qualunque Paese. L’Occidente non se la sente di dire di sì, ma nel frattempo non se la sente neppure di combattere se la Russia desse il via all’invasione. Dunque vorrebbe resistere alla minaccia delle armi con la minaccia delle parole (si chiama diplomazia) e nessuno ignora quali sono gli esiti, in questi casi.
Gli ucraìni vorrebbero far parte dell’Occidente ma hanno dimenticato che dal 1945 l’Europa è imbelle. Gli stessi Stati Uniti fino a qualche tempo fa sono stati capaci di usare il randello ma ora anche loro sono sdentati. Riescono a malapena a difendere il territorio nazionale perché hanno due possenti alleati chiamati Oceano Atlantico e Oceano Pacifico.
Se l’Europa pesasse la metà di quanto pesava un tempo direbbe: “Se i russi oltrepassano in armi il confine, lo attraverseranno di nuovo all’indietro, in barella. O dentro una bara”. Questo garantirebbe l’Ucraìna. Parlare di sanzioni è un modo di dar via libera al più violento. Proprio per questo la Russia si permette una politica nerboruta e spregiudicata: perché sa che l’Occidente sa soltanto balbettare parole come Onu, disarmo, pace. In occasione della Conferenza di Monaco, Churchill disse, profetico: “Britain and France had to choose between war and dishonour. They chose dishonour. They will have war”, la Gran Bretagna e la Francia hanno dovuto scegliere fra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra.
Non si fa frittata senza rompere le uova. Se volessimo dare vigore non dico al preteso diritto internazionale, ma almeno alla decenza internazionale, dinanzi all’invasione di un Paese indipendente e pacifico, dovremmo tutti essere disposti a combattere, per sostenere l’aggredito. Come è avvenuto col Kuwait, nel 1991, e come non è avvenuto con la Polonia, nel 1939. Se quando comincia ad andare male ci voltiamo dall’altra parte, dobbiamo sapere che domani, quando toccherà a noi, anche gli altri si volteranno dall’altra parte. E ce lo saremo meritato.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
24 dicembre 2021

LA LEZIONE DELL’UCRAINAultima modifica: 2021-12-25T11:57:20+01:00da
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