LA LEZIONE DELL’UCRAINA

Qualcuno ha detto che una banca è l’istituzione che ti presta l’ombrello quando non piove e lo rivuole indietro quando piove. A questo detto ho pensato a proposito del diritto internazionale, quella branca del diritto che prevede e codifica puntigliosamente i rapporti fra Stati per quanto riguarda le cose non importanti e sparisce se uno di loro ne aggredisce un altro. Il diritto internazionale si riassume nel fatto che il più forte vince sul più debole.
Tempo fa la Russia ha deciso che storicamente la Crimea apparteneva all’Impero Russo e che averla concessa all’Ucraìna, quando è implosa l’Unione Sovietica, era stato un errore. Un errore cui Putin ha posto rimedio riprendendosi la Crimea con la forza. Nel frattempo, ovviamente, il diritto internazionale stava a guardare.
Poi la Russia si è pentita? Tutto il contrario: prima ha depredato Kiev della Crimea (come se noi ci riprendessimo di forza l’Istria e la Dalmazia) ora ha in progetto di invadere l’Ucraìna e farne una sua colonia. Naturalmente crede di avere le sue buone ragioni. Come ha detto qualcuno, l’uomo è l’unica belva che, oltre alla soddisfazione di mangiare la preda, vuole anche vedersi dare ragione per averla uccisa.
La Russia da sempre, e non sempre a torto, ha temuto di essere invasa. La mancanza di frontiere naturali, ha fatto sì che essa tentasse di spingere quanto più è possibile lontano da Mosca le frontiere convenzionali. Per mezzo secolo addirittura sulla linea Oder-Neisse. Poi, caduta l’Unione Sovietica, si è data a tutti i Paesi dell’Unione la libertà di ritirarsi dalla federazione, ed è stata un fuggi fuggi generale. Nessuno era volontariamente nell’Unione. Via tutti gli Stati il cui nome finisce in “Stan”: e fin qui poco male, perché la Russia non è mai stata invasa da Sud. Ma ha perso gli Stati Baltici (brutalmente invasi e annessi nel 1940), a un passo da San Pietroburgo; via la Germania Est, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, la Bulgaria e soprattutto l’Ucraìna.
L’Ucraina – Paese pianeggiante – è appartenuta alla Russia per tanto tempo, che a Mosca sembra innaturale che sia indipendente. Ciò anche perché quella nazione per metà è etnicamente russa e di sentimenti filorussi. Purtroppo, l’altra metà è piena di rancore e di volontà di indipendenza. Al punto che, per essere sicura di non appartenere mai più alla Russia, vorrebbe far parte dell’Unione Europea, della Nata e poter mettere sulla porta un cartello: “Tutti sono i benvenuti salvo i russi”. In effetti la Russia è la campionessa del mondo nel farsi dei nemici. Non c’è nessun Paese che rimpianga di essere appartenuto all’Impero Sovietico. Gran Bretagna e Romania si vantano ancora di aver fatto parte dell’Impero Romano; tutti i Paesi un tempo appartenti all’Impero Britannico ne usano ancora la lingua e ne imitano le istituzioni; le ex colonie russe nei confronti dei russi hanno un solo sentimento: la paura.
Oggi, malgrado gli umori prevalenti in Ucraìna – e forse proprio a causa di essi – Mosca medita di invadere l’Ucraìna. Le sue forze armate sono già ammassate alla frontiera. Per astenersene Mosca non soltanto vorrebbe che all’Ucraìna fosse vietato di chiedere di essere ammessa nella Nato, e alla Nato di accoglierla, ma pretende molte altre garanzie in assoluto contrasto con l’indipendenza di qualunque Paese. L’Occidente non se la sente di dire di sì, ma nel frattempo non se la sente neppure di combattere se la Russia desse il via all’invasione. Dunque vorrebbe resistere alla minaccia delle armi con la minaccia delle parole (si chiama diplomazia) e nessuno ignora quali sono gli esiti, in questi casi.
Gli ucraìni vorrebbero far parte dell’Occidente ma hanno dimenticato che dal 1945 l’Europa è imbelle. Gli stessi Stati Uniti fino a qualche tempo fa sono stati capaci di usare il randello ma ora anche loro sono sdentati. Riescono a malapena a difendere il territorio nazionale perché hanno due possenti alleati chiamati Oceano Atlantico e Oceano Pacifico.
Se l’Europa pesasse la metà di quanto pesava un tempo direbbe: “Se i russi oltrepassano in armi il confine, lo attraverseranno di nuovo all’indietro, in barella. O dentro una bara”. Questo garantirebbe l’Ucraìna. Parlare di sanzioni è un modo di dar via libera al più violento. Proprio per questo la Russia si permette una politica nerboruta e spregiudicata: perché sa che l’Occidente sa soltanto balbettare parole come Onu, disarmo, pace. In occasione della Conferenza di Monaco, Churchill disse, profetico: “Britain and France had to choose between war and dishonour. They chose dishonour. They will have war”, la Gran Bretagna e la Francia hanno dovuto scegliere fra la guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra.
Non si fa frittata senza rompere le uova. Se volessimo dare vigore non dico al preteso diritto internazionale, ma almeno alla decenza internazionale, dinanzi all’invasione di un Paese indipendente e pacifico, dovremmo tutti essere disposti a combattere, per sostenere l’aggredito. Come è avvenuto col Kuwait, nel 1991, e come non è avvenuto con la Polonia, nel 1939. Se quando comincia ad andare male ci voltiamo dall’altra parte, dobbiamo sapere che domani, quando toccherà a noi, anche gli altri si volteranno dall’altra parte. E ce lo saremo meritato.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
24 dicembre 2021

LA LEZIONE DELL’UCRAINAultima modifica: 2021-12-25T11:57:20+01:00da gianni.pardo
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11 pensieri su “LA LEZIONE DELL’UCRAINA

  1. Quindi per il principio di autodeterminazione dei popoli, sommato al fatto che l’ ucraina ha subito palesato l’ intento di eliminare la lingua russa, non so a voi, ma a me sta benissimo che la Crimea sia sotto protezione russa, una mortificazione in meno per questo mondo.

  2. Riporto anche qui il mio commento alla discussione che per errore di qualcuno e’ continuata sotto altro articolo non a tema:

    La premessa potrebbe essere l’ unico punto e rendere inutili successive discussioni: Il forte prende cio’ che vuole (punto) — I rapporti tra stati sono come quelli tra organismi animali preda/predatore

    Se ci si vuole lasciar andare a discussioni sul Diritto Internazionale, a soddisfare un bisogno di definizione giusto/ingiusto che per ora manca o quanto meno e’ risibile, ci si dovrebbero dare dei principi guida, pero’ poi esserne coerenti, non tenerli tutti in tasca e usarli al bisogno in discussioni retoriche.

    Ad esempio in Europa dell’ epoca monarchica valeva il principio della carta bollata, si reclamavano regni in base ai gradi di parentela tra monarchi. A me fa ridere, ma ancora c’ e’ chi li propone e del resto la proprieta’ della Crimea riconosciuta all’ Ucraina rientra in questo: Un atto in bollo.

    Autodeterminazione dei popoli: Principio caro agli USA anche perche’ fondativo per loro, ma anche questo implica la forza. Gli stessi USA lo tirano fuori dalle tasche quando gli conviene (Kosovo, Panama,…), ma niente per i Curdi o Palestinesi. Io credo in questo principio, ma per me non conduce automaticamente allo stato sovrano: Es. non sono per l’ indipendenza della Catalogna perche’ i catalani possono essere se stessi ed avere continuita’ di memoria e senso di appartenenza, viceversa OK per il Kosovo perche’ soggetto a purga.

    Continuita’ territoriale e geopolitica: Ben difficile da disciplinare, si risolve tutto solo con la guerra

  3. Leggo Pardo quotidianamente dai tempi del Legno Storto (commento raramente) ed apprezzo i suo scritti perché espongono riflessioni propedeutiche alla discussione; cito ad esempio l’intervento di Falcone qui sopra. E’ mia opinione che anche gli interventi dei saltuari Marchesi del Grillo (strano… Non si parlava di vaccini….) contribuiscano alla bellezza di questo spazio. Di ciò ritengo vada ascritto esclusivo merito al padrone di casa.
    Cordialità

  4. “Non è accettabile in tali discussioni leggere frasi tipo: “Lei é gravemente disinformato” o “Non sa di cosa parla”, perché sono insultanti con l’aggravante del disprezzo”.

    E’ accettabilissimo e non sono insulti ma dati di fatto. Pardo non sa di cosa parla ed è gravemente disinformato.
    E no, a me non capiterà mai di incappare in qualcuno in disaccordo perché ho la rarissima abitudine di parlare solo quando sono sicurissima di quello che scrivo.
    La storia del mio paese di origine, nel quale passo sei mesi all’anno da trent’anni, mi perdoni, ma penso di conoscerla meglio di lei e di Pardo.

  5. Esimia sig.ra Zilli, il suo incipit mattutino in questo blog mi ha messo subito di malumore! Chiunque (Lei compresa) discetti di storia e di politica esprime i concetti che si è formato con i suoi studi, le sue letture, i testi a disposizione, le sue esperienze: una rielaborazione concettuale che ha diritto al rispetto da parte di chi se n’é fatto una diversa, ma non per questo preminente ed esclusiva.
    Non è accettabile in tali discussioni leggere frasi tipo: “Lei é gravemente disinformato” o “Non sa di cosa parla”, perché sono insultanti con l’aggravante del disprezzo. Non offende solo il blogger, ma anche gli altri lettori che magari casualmente la pensano come lui… Inoltre, ritengo che ci sia sempre qualcosa da imparare dagli altri studiosi, anche da chi non concorda con le proprie idee o convinzioni.
    La prego, pertanto, di essere moderata e riflessiva, anche perché prima o poi potrebbe capitare anche a Lei di incappare in qualcuno in disaccordo e più intollerante di Lei! Distinti saluti e auguri di Buon Natale (tempo di amore, di serenità e di pace).

  6. Lei scrive: “Poi la Russia si è pentita? Tutto il contrario: prima ha depredato Kiev della Crimea (come se noi ci riprendessimo di forza l’Istria e la Dalmazia) ora ha in progetto di invadere l’Ucraìna e farne una sua colonia.”
    Avanzo qualche perplessità. L’Istria e la Dalmazia devono essere viste separatamente, anche se in entrambe vive una cospicua percentuale di persone italofone (più nella prima che nella seconda).
    La prima, geograficamente, può essere considerata parte del territorio italiano. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente passò sotto il dominio di Bisanzio. Occupata dai Longobardi, poi annessa al Regno Franco, poi ancora parte del Ducato di Baviera e del Patriarcato di Aquileia, passò in parte sotto la sovranità degli Asburgo, in parte sotto quella veneziana, seguendo poi le sorti della Serenissima nel divenire possedimento austriaco. L’Italia la acquisì a seguito della vittoria nella Grande Guerra, per perderla dopo la Seconda Guerra Mondiale.
    La Dalmazia, invece, geograficamente ha ben poco a vedere con l’Italia. Passata da Bisanzio a Venezia attorno all’anno 1000, fu ceduta agli Asburgo (con Venezia) da Napoleone, che poi volle incorporarla nel Regno d’Italia; ritornò asburgica con la Restaurazione. Invasa dall’Asse nella II Guerra Mondiale, fu governata in parte dall’Italia tra il 1941 e il ’43.
    In pratica: si parla di territori “italiani” in quanto hanno fatto parte per molti secoli della Repubblica di Venezia (anche Cipro ne fece parte, sia pure per un periodo più breve; anche i Savoia assunsero il titolo di “re di Cipro”, ma non pretesero mai di annetterla).
    Ufficialmente la Russia è “nata” a Kiev nell’882. Su Wikipedia trovo: “Tra il X e l’XI secolo la Rus’ di Kiev divenne lo Stato più grande d’Europa e uno dei più prosperi, grazie alla sua posizione commerciale tra Europa e Asia.” Poi questi popoli furono costretti a spostarsi a nord dalle sempre più frequenti incursioni turche. Nel 1240 la Rus’ di Kiev fu conquistata dai Mongoli (o Tartari); poi, all’inizio del XVI secolo, la Russia moscovita riuscì a riprendersi tutti i territori caduti in mano tartara. Nel 1954 l’URSS ha deciso di scorporare la Crimea dalla Federazione Russa e di annetterla all’Ucraina. Nel 1990, a seguito della dissoluzione dell’URSS, l’Ucraina è diventata uno stato indipendente.
    Concludendo: che l’Italia possa riprendersi l’Istria e la Dalmazia è questione di “annessionismo nazionalista”: sono state colonizzate prima dai Romani, poi dai Veneziani, infine dai molti Italiani trapiantatisi nei territori adriatici d’oltremare della Repubblica di Venezia e della Repubblica di Ragusa. Per i Russi, invece, l’Ucraina è la loro madrepatria e la Crimea è un pezzo di Russia donato all’Ucraina, ripreso sessant’anni dopo la donazione.
    Con ciò non voglio dire che sia giusto che la Russia riconquisti militarmente l’Ucraina: l’averla persa trenta anziché trecento anni fa non costituisce di per sé diritto (internazionale) di possesso. Però, come giustamente sostiene lei, il diritto internazionale lo stabilisce di volta in volta il più forte. Stiamo a vedere …

  7. [“prevedi di tutto, tranne il futuro…”]
    Posso certo sbagliare, ma ritengo che la Russia -almeno fino ad aprile 2022 prossimo, non attaccherà militarmente la Ucraìna e tanto per due motivi:
    1) dalla fine della II Guerra Mondiale i Russi ( = URSS ) non si sono più impegnati in vere guerre, ma solo in interventi limitati (occupazione praticamente senza colpo ferire di due “Paesi Satelliti”, scontri con i Cinesi sulla frontiera orientale, l’avventura in Afghanistan, la Siria, … ) e ad una vera guerra -poiché tale sarebbe un attacco militare in piena regola contro la Ucraìna- vi è molto da dubitare che siano preparati;
    2) se scatenassero una vera guerra nel “Donbas” e territori limitrofi, probabilmente (oltre a funeste e probabilmente controproducenti conseguenze internazionali) otterrebbero il classico effetto dello “elefante-in-cristalleria” per trovarsi infine tra i piedi un mucchio di frantumi taglienti…..
    Naturalmente, ripeto, posso sbagliare.

  8. I quali americani, aggiungo, visto che lei mette in mezzo Hitler, sono arrivati persino a sostenere i neonazisti ucraini contro i russi. Di che stiamo parlando?

  9. Pardo non giochi con le parole. Io non mi sono permessa (e le ripeto che non sono filorussa) di dire che la Russia abbia agito per il benessere degli ucraini né lei ha precisato nel suo post di apertura gli arzigogoli che invece esprime nel suo commento.
    Lei ha detto una cosa: “Putin si è ripreso la Crimea con la forza” e questo, semplicemente, non è vero. La Crimea ha semplicemente voluto staccarsi dall’Ucraina e ha fatto un referendum. Vinto con maggioranza schiacciante. Non c’è stata nessuna azione di forza e nessuna violazione di nessun trattato internazionale da parte dei russi.
    Dopodiché se vogliamo metterla sul piano morale, non ne esce vincitore nessuno. Neanche gli americani.

  10. Gentile signora Zilli,
    il suo commento mi giunge molto gradito, perché informato, appassionato e sincero. Tanto che sul momento ho anche gradito che Lei mi dicesse che “non so di cosa parlo”. Mi aspettavo infatti di imparare qualcosa, mentre poi, purtroppo, in questo sono stato deluso.
    Può ben darsi che Lei ne sappia più di me, sull’Ucraìna, ma forse a me capita di saperne più di Lei in diritto. E un po’ in storia. Lei parla di un referendum, per la Crimea, e non mi dice niente di nuovo. Infatti, se non l’ho nemmeno citato, è perché esso non giustifica minimamente l’annessione della Crimea alla Russia. Se, con un referendum, si potessero decidere cose del genere, la Catalogna e i Paesi Baschi sarebberoro indipendenti, l’Alto Adige probabilmente si chiamerebbe Südtirol, il Belgio si spezzerebbe in due: la lista è infinita. Al massimo sarebbe stato concepibile che, di fronte a quel referendum (si sapeva che la Crimea è russofona, prevalentemente, si sapeva che per lungo tempo è appartenuta alla Russia, ecc.) l’Ucraìna rinunziasse alla sua sovranità (ma non penso che l’avrebbe fatto) se proprio lo voleva. Ma il referendum in sé non vale niente, nel diritto internazionale e nella storia. Ricorda quanto tempo ha penato, e quanto ha pagato, l’Italia, per ottenere Trento e Trieste? Pensavo che tutte queste cose fossero note a tutti e mi sbagliavo, sì, in questo ha ragione.
    Quanto al mezzo colpo di Stato per eliminare il governo ucraìno filorusso, sono affari interni dell’Ucraìna, e in materia di morale politica mi creda, per qualche secolo ancora, la Russia non può dare lezioni a nessuno. Neanche a Hitler, suo complice a proposito della Polonia.
    Ciò detto, ho apprezzato troppo Machiavelli per fare la morale a Putin, che considero un eccellente uomo di Stato, largamente superiore alla media e unicamente impegnato (cosa legittima) a fare l’interesse della Russia. Anche andando contro la morale e contro il diritto. Ma altrettanto considererei legittimata l’Ucraìna a difendersi con le armi, se ne fosse capace, o l’Occidente ad intervenire con le armi in favore di un Paese aggredito (ovviamente nel proprio interesse).
    La Russia si è letteralmente impossessata degli Stati baltici tenendoli sotto il suo tallone per mezzo secolo, essendone ricambiata con un odio imperituro, ed ora correrebbe in soccorso dei poveri abitanti della Crimea oppressi dal dominio dell’Ucraìna? E comunque, quand’anche l’attribuzione della Crimea all’Ucraìna fosse stata un errore, chi legittimava la Russia a correggerlo con la forza? Diversamente la Germania avrebbe il diritto di riprendersi con la forza Königsberg e i territori della Polonia occidentale che la Russia le ha scippato per compensare la stessa Polonia dei suoi territori orientali che a sua volta la Russia stessa le ha scippato per puro imperialismo. Come se la Polonia avesse dichiarato guerra alla Russia e l’avesse persa, mentre sappiamo bene come è andata.
    Lei dev’essere giovane ed ha sentito troppo parlare della “libera determinazione dei popoli”. Mi dispiace rivelarglielo, ma è una balla. E se non lo è, vada a spiegarlo in Estonia, Lettonia e Lituania.

  11. Pardo, mi spiace dirglielo, ma lei è gravemente disinformato e non sa di cosa parla.
    Io sono di madre ucraina di Kiev. Sono tutt’altro che filorussa. E contro il mio interesse, le dico che lei ha scritto un pessimo post che purtroppo otterrà come unico risultato di delegittimare le tesi della mia nazione.
    La Russia non si è ripresa nulla con la forza. C’è stato un referendum e la Crimea ha deciso di tornare con i russi. Poi, che su questo referendum vi siano sospetti circa i brogli e infiltrazioni russe, è un altro discorso che però non solo non si può dimostrare ma di sicuro non è esclusiva dei russi. Janukovyč era stato regolarmente eletto ed è stato fatto fuori da una rivoluzione colorata. Candidamente ammessa dagli americani. Un qualcosa a cui io stessa, che pure ero contro di lui, sono stata contrarissima, perché sapevo benissimo che questo avrebbe legittimato gli antiamericani e gli antieuropeisti del mio paese.
    La prego, prima di scrivere articoli di questo tipo, si avvalga di persone esperte su questi temi, altrimenti fa figuracce.

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