Gianni Pardo

APORIA IMMOBILIARE

Non sono un competente in materia di tassazione degli immobili e non parlo affatto da esperto. Dunque chiedo in anticipo scusa per le eventuali imprecisioni e i possibili errori.
Comincerò col dire che l’ideale sarebbe non tassare gli immobili, in quanto la tassa su un immobile, costruito con denaro onestamente guadagnato (e che dunque ha pagato tutto quello che c’era da pagare, anche in campo fiscale) costituisce una patrimoniale. E le patrimoniali sono odiose. Ma dal momento che gli immobili sono tassati dappertutto, lasciamo perdere la questione della fondatezza teorica del balzello sull’immobile e diamolo per necessario. O comunque per inevitabile.
Il problema serio a questo punto diviene quello della misura della tassa (recte imposta). Fino a qualche tempo fa – se non vado errato – si contavano i vani, come se fosse la stessa cosa un salone con stucchi e lampadari di Murano o una stanzetta di tre metri per quattro. In seguito, più razionalmente, si è passati ai metri quadrati, e così credo sia ancora oggi. Ma anche così, non ci siamo. Ho per caso un eccellente esempio sottomano: mia moglie ed io abbiamo comprato due appartamenti gemelli, sullo stesso pianerottolo, in tutto e per tutto simmetrici. Lei ha ristrutturato il suo con tutti i possibili confort: dal controsoffitto ai pavimenti di lusso, dal riscaldamento all’aria condizionata, sostituendo le oneste porte che c’erano con manufatti in vetro e alluminio che sono costati un occhio della testa. Io invece ho lasciato il mio com’era, sia per non avere fastidi, sia perché mi interessava soprattutto come investimento e mia casa personale. Dal punto di vista del fisco, i due appartamenti sono identici, e forse il mio vale di più, perché esposto a sud, mentre dal punto di vista commerciale credo che se li vendessimo tutti e due, quello di mia moglie varrebbe forse il 50% o il 60% in più del mio. Dunque neanche i metri sono un buon parametro per misurare il valore di una casa.
Sogniamo allora che il governo riesca a mobilitare coorti di Cherubini e Serafini laureati in ingegneria e costoro da un giorno all’altro, visitando tutte le case d’Italia, ne stabiliscano il valore commerciale. Improvvisamente avremmo una valutazione “divinamente” oggettiva di tutte le case e potremmo tassarle razionalmente. Ma quanto durerebbe? La casa che oggi è curata e vale x, quanto varrà fra trent’anni se chi la abita non si occupa della manutenzione? E come far risultare l’incremento di valore di una casa comprata allo stato di catapecchia e trasformata, con una radicale ristrutturazione, in un gioiello fornito di tutti i lussi e di tutti i vantaggi di una casa moderna?
Probabilmente il problema non ha una soluzione ottimale. Probabilmente ci si dovrà sempre contentare di una situazione di compromesso che lascerà dei cittadini scontenti, alcuni di loro molto giustamente. Altro è essere miliardari e vivere in un castello, altro è essere nobili decaduti, possedere un castello che è stato dichiarato monumento nazionale e non poterne assicurare la manutenzione per mancanza di denaro.
Forse l’ideale sarebbe – contrariamente a quanto pensano coloro che hanno una mentalità di sinistra – alimentare l’erario più con le tasse che con le imposte. L’imposta chiede denaro senza informarsi sulla condizione economica del contribuente, mentre la tassa pesa su una spesa che il contribuente ha liberamente deciso di effettuare, come per esempio è l’Imposta sul Valore Aggiunto. E comunque anche in questo caso bisognerebbe avere la mano leggera, perché da un lato un’alta tassazione indiretta frena la circolazione del denaro e l’economia, dall’altro più è alta, più incrementa l’evasione.
La risposta ai problemi dello Stato è la sua sobrietà. Lo Stato non dovrebbe occuparsi di troppe cose e non dovrebbe chiedere troppi soldi per funzionare. Ma la gente è convinta che, quando paga lo Stato, la cosa è gratis, e contro questa perniciosa illusione non c’è rimedio che tenga. Inoltre la lotta diuturna contro la ricchezza induce persone come me a tenere un profilo basso, a non produrre quasi nulla e a vivere del favore dello Stato. Perché il nostro preferisce i parassiti ai produttori di beni e servizi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 settembre 2021

APORIA IMMOBILIAREultima modifica: 2021-09-30T15:50:07+02:00da
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