Gianni Pardo

IL MISTERO DELLA NON-NOIA

Non so se avete saputo che da due anni in Italia (ma se è per questo anche nel resto del mondo) imperversa una pandemia. E se non lo avete saputo vi compiango vivissimamente, perché significa che siete sordi, ciechi e non leggete in Braille. Infatti tutti gli altri siamo costretti a sentir parlare di pandemia al telefono e sui giornali, in parlamento e in televisione, in famiglia e su Internet, nei giorni pari e nei giorni dispari, nei mesi caldi e nei mesi freddi, e perfino di notte, se ci assale l’insonnia. Personalmente sono arrivato al punto che appena si parla di pandemia o tolgo l’audio o cambio canale, tanto da non posare mai il telecomando, per paura di non fare in tempo.
Anni fa, quando ci si chiedeva giorno e notte chi avesse ucciso il piccolo Samuele Lorenzi, se non dalla madre Anna Maria Franzoni, i giornali e le televisioni ne parlarono talmente a lungo, e senza mai stancarsi che, che disperato scrissi al “Foglio” che Samuele l’avevo ucciso io. Perché si smettesse di parlarne. Nobile tentativo ma, benché la lettera fosse stata pubblicata, non fui creduto. Si continuò con quella solfa non so per quanto tempo ancora. Ma sempre meno che con la dannata pandemia.
Tutto questo magari significa soltanto che sono impaziente, insofferente e asociale. Devo essere io che viaggio contromano in autostrada. Ma come mai gli altri non si stancano, da due anni, di sentir parlare sempre della stessa cosa? Posso capire che soprattutto i vecchi, sapendo di rischiare la vita, abbiano aspettato con ansia il vaccino per evitare di morire. Ma una volta vaccinati, non si poteva parlare d’altro? A quanto pare no. Ma perché? Avranno le loro ragioni, ma quali sono queste ragioni? Le ipotesi che riesco a formulare non mi soddisfano. Qualcuno mi aiuti. Intanto faccio un elenco dei miei tentativi.
Una prima ipotesi è che il resto delle notizie sono ancora meno interessanti. Infatti la vertenza della Whirlpool interessa dopo tutto quelli che ci lavora(va)no; la sorte delle donne afghane riguarda loro e il loro torto di non avere ammazzato i maschi nella culla, dopo averli generati; mentre la pandemia riguarda tutti. Anche se valesse il 50% di ciò che dice Biden (detto “occhioni belli”) la pandemia riguarda il 100% degli italiani. E vince col numero, se non come importanza.
Altra ipotesi è che la lotta alla pandemia impone delle restrizioni al vivere civile, e siamo tutti interessati a sapere se possiamo andare al ristorante, in treno, e se dobbiamo andare in giro con la museruola, mentre il governo sta studiando anche la possibilità di un guinzaglio. Solo nei bordelli si può stare tranquilli, perché ufficialmente non esistono.
Infine ci si può interessare alla pandemia perché siamo tutti salutisti, igienisti, ipocondriaci e, diciamocela tutta, un po’ vigliacchi. Una volta vaccinati, di tragico non ci può succedere nulla, statisticamente. Così come, statisticamente, non è letale traversare la strada. Ma gli ansiosi della salute, in Italia, devono essere molto più numerosi di quel che pensavo. Gente che stramangia (vedere quanti sovrappeso ci sono in giro), beve, prende la macchina per fare cento metri, e poi si preoccupa a morte delle controindicazioni (quali?) dei vaccini.
Infine c’è una possibilità medica cui non avevo pensato. Pare che, come è avvenuto con l’ “Asiatica”ad una mia amica, si possa perdere l’odorato. “Sono anosmica”, mi ha detto. Mentre io l’avevo considerata sempre carina. E mi dicono si possa perdere anche il gusto. Bene, si può perdere anche il senso della noia?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
18 settembre 2021

IL MISTERO DELLA NON-NOIAultima modifica: 2021-09-18T11:11:36+02:00da
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