Gianni Pardo

IL CORAGGIO DI PENSARE

“Fin dove osi pensare?”, ha chiesto Nietzsche. Significa: “Non rifiutare una conclusione che ti sembra orribile, se ti sembra vera. Perché se la rifiuti significa che preferisci una bugia consolante ad una verità scomoda”.
Purtroppo molta gente è convinta che l’espressione: “È troppo brutto per essere vero” sia un serio argomento di dimostrazione. E invece basta dire che esiste una branca della medicina chiamata “oncologia infantile” per sapere che il brutto può essere bruttissimo, e nondimeno tragicamente vero.
Cominciamo con l’ipotizzare che in Italia abbiamo – sparando una cifra a caso – l’ottanta per cento di persone favorevoli ai vaccini e un venti per cento risolutamente contrario. Poiché questa differenza d’opinione, almeno per quel che si percepisce sui media, sta diventando l’occasione di una sorta di guerra civile, forse si potrebbe semplificare tutto osservando che, allo stato, nessuno è obbligato a vaccinarsi o a non vaccinarsi. Dunque, di che stiamo discutendo? Si vaccini chi vuole, e non si vaccini chi non vuole.
Ma non è così che ragionano gli italiani. I no-vax, per sostenere il loro punto di vista, sembrano pronti a menar le mani; i favorevoli, dal canto loro, sono pronti a far di tutto per convincere i no-vax a vaccinarsi, con le buone o con le cattive. E personalmente oso pensare che stiamo sbagliando tutti.
Io sono vaccinato e sono pronto a farmi iniettare una terza dose appena me la consiglieranno. Significa che sono del tutto immune? No. Pare che qualcuno si sia ammalato, anche se vaccinato, anche se fra i vaccinati nessuno (o forse qualche sperduta eccezione) è morto. E tanto mi basta. La mia personale partita è vinta. Tutti i presìdi di cui si parla in giro, mascherine, distanziamento, salutarsi coi gomiti e via dicendo, mi lasciano freddo. Se sono “immune dalla morte”, sono immune dal guaio essenziale.
E dovrei fare pressione perché gli altri si vaccinino? E perché mai? Qui arriviamo al pensiero diabolico.
Ammettiamo che i no-vax abbiano ragione e che non valga la pena di vaccinarsi. Bene, contenti loro. Ora invece facciamo l’ipotesi che chi non si vaccina, se si ammala di Covid-19 (soprattutto con l’optional Delta) rischia seriamente di lasciarci la pelle. Domanda, perché dovrei preoccuparmi io che mi sono fatto vaccinare, di lui, e non lui che si è rifiutato?
Se si è rifiutato perché stupido, perché ignorante, perché disinformato, perché suggestionabile o per qualunque altro motivo deteriore, la sua morte non sarebbe la conferma di una legge di natura enunciata da Darwin, the survival of the fittest? Se sopravvivono gli intelligenti, i colti, gli informati, i non suggestionabili, perché dovremmo lamentarcene? Il meglio armato (anche di idee giuste) sopravvive e il peggio armato soccombe. Lasciando spazio a chi è più adatto alla vita.
Se questa idea fosse accettata gli slogan non dovrebbero essere quelli che abbiamo sentito, del tipo: “Vaccinarsi è un dovere morale”, “Vaccinarsi è un dovere nei confronti di noi stessi e delle persone che frequentiamo” e via di questo passo, fino a richiedere l’avallo del Papa e del Presidente della Repubblica. Lo slogan giusto (un giorno accennato da Draghi) è: “Chi si vaccina in caso di contagio sopravvive, chi non si vaccina in caso di contagio muore”. E muore anche se era curabile, perché i letti d’ospedale per terapia intensiva sono in numero limitato. E rischia di morire soffocato a casa sua.
Bisognerebbe rendere chiaro a tutti che lo Stato offre a tutti di vaccinarsi, a spese (indirette) dei contribuenti, ma è come per le scialuppe dopo un naufragio: salirci è un privilegio, non un obbligo. Non volete vaccinarvi? Non vi vaccinate. Non volete che i vostri colleghi di lavoro siano possibili portatori del contagio? O state a casa voi, o vi accontentate del fatto che, essendo vaccinati, probabilmente, nel caso, ve la caverete con una brutta influenza. Perché volere la perfezione?
Inoltre, nel momento in cui tutti fossero liberi di fare i pazzi, e le persone cominciassero a morire a decine di migliaia, siamo sicuri che la gente non capirebbe l’utilità dei vaccini? Oggi i no-vax approfittano del fatto che circa l’ottanta per cento dei vaccinabili è stato già vaccinato, ma il giorno in cui i contagi e i morti aumentassero in maniera drammatica, siamo sicuri che molti non rinsavirebbero?
La verità è che viviamo in un’epoca in cui i parametri di giudizio sono falsati. Non solo si obbligano i fabbricanti a provvedere le automobili di cinture di sicurezza, ma si obbligano gli automobilisti ad indossarle e li si punisce se non lo fanno. Diamine, ma perché? E dov’è finito il survival of the fittest? La cintura serve a chi la indossa, e se non lo capisce, tanto peggio per lui. Quando ho comprato la mia Kadett non soltanto le cinture di sicurezza non erano ancora obbligatorie, ma non erano previste nella dotazione dell’auto. C’era soltanto un buco, nei montanti. Così ho dovuto comprare a mie spese due cinture di sicurezza, montarle da me sull’auto, e indossarle. Forse facendo sorridere qualcuno. Ma sono ancora qui, vivo e vegeto.
L’idea che abbiamo il diritto di rimanere sempre mentalmente minorenni, che non diveniamo mai responsabili di noi stessi, che a noi deve pensare qualcun altro, francamente mi dà fastidio. Non soltanto è contraria alla legge di natura, ma è anche diseducativa: se siamo protetti da ogni parte, smettiamo di stare attenti. E forse periamo perché i guai ce li andiamo a cercare.
Tutto ciò che si è detto sembra fatto apposta per spingere il prossimo a gridare: “Ohibò!” Ma insisto, con Nietzsche: “Non mi dire che ho scritto cose troppo brutte, dimmi che ho scritto cose troppo sbagliate”. E quali sono, queste cose sbagliate?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
8 settembre 2021

IL CORAGGIO DI PENSAREultima modifica: 2021-09-09T09:30:59+02:00da
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