Gianni Pardo

NON C’È DI CHE RAVE

A Valentano, nel Viterbese, per cinque giorni consecutivi – in spregio a tutte le norme anti-Covid, si sono riuniti più di 2.000 giovani, arrivati con oltre 700 mezzi. Non sono stati di più perché a partire da un certo momento, come scrive l’Ansa, “Le forze dell’ordine hanno controllato da giorni la zona a ridosso del terreno per impedire nuovi accessi”. I giovani sono stati talmente numerosi che, malgrado l’allarme nazionale, la polizia ha dovuto agire con tatto e prudenza, per evitare più gravi incidenti. Infatti, anche se il lago era vicino, è da presumere che i giovani non abbiano bevuto acqua”. Poi, dopo giorni – come proclama fiero il nostro Ministero dell’Interno – lo Stato si è fatto sentire e i giovani – forse soltanto perché stanchi, dopo cinque giorni di dondolamenti e gesti ritmici – se ne sono andati. Ma attenzione, il leone nazionale ha ruggito eccome: molti di questi giovani sono stati identificati e forse saranno mandati a letto senza cena.
Francamente, di tutto il rave party e di questo entusiasmo imbecille per il tam-tam, a me non importa nulla. Mi importa anche poco del possibile contagio, innanzi tutto perché la festa si è svolta all’aperto, riducendo i danni, poi perché i primi contagiati saranno loro, e infine i loro genitori cui porteranno in dono il Covid. Souvenir d’Italie.
Mi interessa piuttosto il dato economico. Ovviamente la maggior parte dei giovani erano italiani ma c’erano anche molti stranieri: complimenti per l’organizzazione. Come mostrano le foto sono arrivati in auto. E qui sorgono delle domande: ammettendo che fra viaggio, party e ritorno ci abbiano messo otto giorni, sono dunque otto giorni di ferie per caso coincidenti per tutti i partecipanti? O non sono piuttosto la prova che questi giovani, pur essendo cresciuti (hanno la patente) non lavorano, e tuttavia dispongono di un’automobile (probabilmente quella dei genitori)? E non soltanto l’automobile: anche il denaro per la benzina, per i cibi, per le bevande e per tutto ciò che si finisce con lo spendere. quando si è fuori di casa. E in che misura è lecito, in che misura è morale concedersi simili lussi quando da adulti si vive ancora a spese di altri? E in che misura è educativo, da parte dei genitori, premiare questi “vitelloni”, perché vadano lontano a dimenarsi facendosi assordare e rischiando il Covid?
A me questo episodio sembra rappresentativo di un fallimento sociale. Da un lato uno Stato che non riesce a dire “Sciò, andate via” a un branco di bambini troppo cresciuti, dall’altro famiglie ai piedi di giovani che non hanno saputo farsi strada nella vita. Una spensieratezza che, nel contesto attuale, sa tanto di irresponsabilità.
Certo, noi vecchi presto non ci saremo più, ma loro saranno in grado di organizzare la loro vita? A che età impareranno che bisogna essere responsabili di sé stessi? E quanto dura sarà la lezione? Per fortuna sono affari loro.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 agosto 2021

NON C’È DI CHE RAVEultima modifica: 2021-08-19T13:58:49+02:00da
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