Gianni Pardo

LO SCONTRO CON I NO-VAX

C’è chi cerca rogna e c’è chi cerca la tranquillità. Il primo merita la guerra e il secondo la pace. Ma la vita non ha sensibilità per la giustizia. Capita dunque che chi cerca rogna l’abbia vinta senza combattere, come capita che chi voleva soltanto farsi i fatti suoi venga aggredito e sia costretto a prendere le armi.
Io sono troppo misantropo per cercare rogna, dato che mi è già sgradito il normale contatto col prossimo, e tuttavia ciò non mi è bastato per evitare la guerra. Per sposarsi bisogna essere d’accordo in due, per farsi la guerra, basta che lo voglia uno.
La guerra che non ho assolutamente cercata è quella con i no-vax. Non mi sono mai interessato di loro (e infatti non ne ho mai parlato) perché la loro idea mi è sembrata immotivata dal punto di vista del buon senso e dal punto di vista scientifico. Ma poiché che alcuni me ne hanno parlato con molta passione (non con molti argomenti), sino a minacciarmi di rompere i rapporti, credo valga la pena di discutere l’argomento. Non nel merito, perché le fedi non si discutono, ma per così dire, “a priori”: cioè prima ancora di capire chi abbia torto e chi abbia ragione.
Anzi, partiamo dal punto di vista più favorevole ai no-vax, e immaginiamo che essi abbiano ragione. Quid iuris? Che cosa ne consegue? In una società autocratica comanda l’autocrate e in essa, per sapere come comportarsi con i vaccini, basterà chiedere come la pensa l’autocrate. In una società democratica, per avere lo stesso responso, a chi si deve chiedere che cosa è opportuno fare? Non all’autocrate, ché non c’è, ma sempre a chi comanda. E in materia in Italia disponiamo di una risposta indiscutibile. Secondo la nostra Costituzione, “La sovranità appartiene al popolo”.
Ma può nascere un problema. In democrazia da un lato comanda il popolo, dall’altro i singoli vogliono essere liberi, e i due principi possono entrare in contrasto. Perché la libertà del singolo è lo spazio indeterminato che gli lasciano le leggi. Egli è libero di salire o non salire sull’autobus urbano, ma non è libero di viaggiare gratis. L’esempio è pedestre ma significativo: basta per dire che appellarsi ad una libertà incondizionata, come diritto incompressibile e inalienabile, è assolutamente fuor di luogo. In democrazia il cittadino è libero nella misura in cui il popolo, attraverso i suoi rappresentanti, e le leggi che questi rappresentanti votano, gli permettono di essere libero.
L’azione della collettività sul singolo si esplica in due modi, esattamente come opera il fisco. L’Erario impone due generi di contributi: le imposte, che sono incondizionate, cioè nessuno può evitare di pagarle (come l’Irpef e la “tassa sulla spazzatura”, malgrado il nome) e le tasse propriamente dette, che sono quelle che si pagano se si vuole usufruire di qualcosa. L’Iva su una bottiglia di Grappa è una tassa, perché si può non pagarla non comprando la bottiglia, mentre non è una tassa ma è un’imposta quella sulla spazzatura perché nessuno è esentato dal pagamento, nemmeno se dimostra che non produce nessuna spazzatura.
Analogamente lo Stato limita la libertà dei singoli in due modi. Prescindendo totalmente dalla loro volontà (per esempio col servizio militare obbligatorio, quando c’era) può appropriarsi di un singolo, corpo e anima, per uno o due anni, e in quel tempo il singolo è come se fosse uno schiavo. Per non dire che in guerra può mandarlo a morire contro le trincee nemiche.
Viceversa può imporgli di non imboccare in auto una strada in una data direzione, che dichiara “senso vietato”, e lo punisce se lo fa. Ma – ovviamente – nessuno è obbligato ad andare in auto e men che meno a imboccare un senso vietato. In altri termini lo Stato dà due generi di ordini: 1 Fai così e basta, oppure 2 Se vuoi fare questo ti punisco o almeno ti faccio pagare un prezzo.
E così arriviamo ai vaccini. Il no-vax diceo: “Voglio conservare la mia libertà di non vaccinarmi, ma poi voglio poter fare tutto quello che fanno i vaccinati. Appunto perché sono un uomo libero”. E in questo sbaglia. E anche se non sbagliasser il popolo, cioè i parlamentari, cioè il governo, gli rispondono: “Tu sei libero nella misura in cui te lo consentono le nostre leggi. Se non vuoi vaccinarti, ti faccio prendere da due robusti infermieri, e ti vaccino io”. E questa è la versione servizio militare. Ed ecco la seconda versione, modello tasse: “Se non vuoi vaccinarti non ti vaccinare, ma non potrai fare più niente dove ci sia il resto del popolo che non vuole averti vicino. Niente ristoranti, niente scuola, niente lavoro, niente palestre, niente di niente. Fatti nutrire da qualcuno a casa tua e guai a te se esci: ti metterò in galera con altri no-vax”.
Ecco perché il problema prescinde dalla qualità e dall’efficacia dei vaccini. Il problema, dal punto di vista medico e dal punto di vista giuridico, è futile. Anche se i no-vax avessero ragione, e i vaccini fossero malefici, se lo Stato prescrivesse che dobbiamo farci iniettare il vaccino, dovremmo farci iniettare il vaccino. Amen.
La discussione, in Italia, è resa confusa dal fatto che l’idea di libertà, per molta gente, include quella di non vaccinarsi quand’anche ciò mettesse a rischio altre persone. La maggioranza non la pensa così, ma è suggestionata dalla parola “libertà” ed esita ad usare il modello “servizio militare”. Parla dunque di inviti, di chiarimenti, di persuasione, di convincimento, confermando con ciò nei no-vax l’idea che essi stiano usando il loro buon diritto. E addirittura possono addurre a prova di ciò l’atteggiamento conciliante del governo: “Se potessero impormelo me l’avrebbero già imposto, no?”
E la domanda è sbagliata. La difficoltà del governo è soltanto politica, di immagine, non giuridica. Giuridicamente lo Stato potrebbe fare questo ed altro. E quando si trova con le spalle al muro, sapendo di dover rispondere alla maggioranza, quella che teme di essere contagiata dai no-vax, dimentica le belle parole e passa ai fatti. Come in questi giorni con i professori. “Se vuoi venire in contatto con i figli del popolo (quello che è il Sovrano, ricordi?) o ti vaccini o non ti pago lo stipendio”. Ecco un argomento piuttosto convincente.
In conclusione, chi ha ragione, coloro che invitano a vaccinarsi o i no-vax? La risposta è semplice: i primi sono più forti, perché sono la maggioranza. Ed anche in democrazia comanda il più forte.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
7 agosto 2021

LO SCONTRO CON I NO-VAXultima modifica: 2021-08-07T12:33:21+02:00da
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