Gianni Pardo

IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNE

IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNE

Con il termine “negazionismo” si intende  (Sabatini-Coletti) una “forma estrema di revisionismo storico che, con fini ideologici e politici, nega l’evidenza di fatti storici conclamati, specialmente riguardo allo sterminio nazista del popolo ebraico”.

L’aggettivo “conclamati” basta a distinguere il revisionismo dal negazionismo. La revisione è il primo e costante dovere dello storico: questi non deve avallare nessuna versione dei fatti, per quanto correntemente accettata, che non sia dimostrata dai documenti e deve essere pronto a proclamare la verità che risulta dai documenti, quand’anche non fosse quella che aveva sperato di scoprire. Il negazionismo viceversa è solo un pregiudizio che nega l’evidenza.

Ma che cosa è evidente, che cosa non lo è? Negare che la Spagna abbia cercato di attaccare l’Inghilterra con l’Armada Invencible sarebbe negazionismo. Viceversa, se tutta la Spagna pensasse che la spedizione fu un fallimento a causa della tempesta, e tutta l’Inghilterra pensasse di avere riportato una sonante vittoria, chi andasse a sostenere in ciascuno dei due paesi la tesi sgradita, farebbe del revisionismo, non del negazionismo. In fondo tutto si riduce a questa ipotesi: “Gli spagnoli avrebbero vinto, se non fossero stati decimati dalla tempesta?” E ovviamente, nel campo delle opinioni, della storia fatta con i “se”, si è liberi di argomentare.

Il negazionismo appartiene di solito agli ignoranti ma rimane da spiegare come mai alcune persone non del tutto ignoranti si lascino andare ad esso. La spiegazione risiede nel fatto che le convinzioni più profonde sono radicate nell’istinto (andate a spiegare a un diciottenne che il sesso non è importante!) e nel condizionamento; soprattutto quando questo è privo di voci critiche e fa parte, per così dire, dell’imprinting. È questa la ragione per cui tutti i dittatori cercano di inquadrare anche i bambini nelle loro organizzazioni. Chi nel 1922 aveva trent’anni nel 1942 poteva facilmente essere antifascista. Chi invece era nato nel 1922 ed era stato Balilla e Avanguardista, considerava il fascismo una dottrina indiscutibile che solo i traditori potevano contestare. Questo gli avevano insegnato, in età pre-critica, ed ora, da adulto, si sarebbe forse rifiutato di ascoltare tesi antifasciste. Non diversamente da come per anni, nelle assemblee dei licei, gli studenti di sinistra non hanno permesso ai giovani di destra di prendere la parola. Fanatismo e negazionismo hanno parecchio Dna in comune.

Il negazionismo è un atteggiamento che lascia prevalere sulla ragione e sui dati reali, di cui non si vuole nemmeno avere notizia, il condizionamento ricevuto o la propria personale paranoia. Il fascista non accetta le gravi colpe del fascismo, il comunista nega le tragedie e la miseria del socialismo reale, l’antisemita non ha difficoltà a negare l’intera Shoah. Le camere a gas, diceva un tale in questi giorni, servivano alla disinfezione: chissà come si sarebbe disinfettato bene, lui stesso, con lo Zyklon B.

Non è il caso di discutere con i negazionisti di ogni risma: il buon senso vuole che non si parli con chi non ha orecchie o con chiunque abbia deciso in partenza di credere qualcosa, perfino che la Terra sia piatta. La fede sposta forse le montagne ma le montagne non spostano la fede.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

29 gennaio 2009

IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNEultima modifica: 2009-01-29T15:38:24+01:00da
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