IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNE

IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNE

Con il termine “negazionismo” si intende  (Sabatini-Coletti) una “forma estrema di revisionismo storico che, con fini ideologici e politici, nega l’evidenza di fatti storici conclamati, specialmente riguardo allo sterminio nazista del popolo ebraico”.

L’aggettivo “conclamati” basta a distinguere il revisionismo dal negazionismo. La revisione è il primo e costante dovere dello storico: questi non deve avallare nessuna versione dei fatti, per quanto correntemente accettata, che non sia dimostrata dai documenti e deve essere pronto a proclamare la verità che risulta dai documenti, quand’anche non fosse quella che aveva sperato di scoprire. Il negazionismo viceversa è solo un pregiudizio che nega l’evidenza.

Ma che cosa è evidente, che cosa non lo è? Negare che la Spagna abbia cercato di attaccare l’Inghilterra con l’Armada Invencible sarebbe negazionismo. Viceversa, se tutta la Spagna pensasse che la spedizione fu un fallimento a causa della tempesta, e tutta l’Inghilterra pensasse di avere riportato una sonante vittoria, chi andasse a sostenere in ciascuno dei due paesi la tesi sgradita, farebbe del revisionismo, non del negazionismo. In fondo tutto si riduce a questa ipotesi: “Gli spagnoli avrebbero vinto, se non fossero stati decimati dalla tempesta?” E ovviamente, nel campo delle opinioni, della storia fatta con i “se”, si è liberi di argomentare.

Il negazionismo appartiene di solito agli ignoranti ma rimane da spiegare come mai alcune persone non del tutto ignoranti si lascino andare ad esso. La spiegazione risiede nel fatto che le convinzioni più profonde sono radicate nell’istinto (andate a spiegare a un diciottenne che il sesso non è importante!) e nel condizionamento; soprattutto quando questo è privo di voci critiche e fa parte, per così dire, dell’imprinting. È questa la ragione per cui tutti i dittatori cercano di inquadrare anche i bambini nelle loro organizzazioni. Chi nel 1922 aveva trent’anni nel 1942 poteva facilmente essere antifascista. Chi invece era nato nel 1922 ed era stato Balilla e Avanguardista, considerava il fascismo una dottrina indiscutibile che solo i traditori potevano contestare. Questo gli avevano insegnato, in età pre-critica, ed ora, da adulto, si sarebbe forse rifiutato di ascoltare tesi antifasciste. Non diversamente da come per anni, nelle assemblee dei licei, gli studenti di sinistra non hanno permesso ai giovani di destra di prendere la parola. Fanatismo e negazionismo hanno parecchio Dna in comune.

Il negazionismo è un atteggiamento che lascia prevalere sulla ragione e sui dati reali, di cui non si vuole nemmeno avere notizia, il condizionamento ricevuto o la propria personale paranoia. Il fascista non accetta le gravi colpe del fascismo, il comunista nega le tragedie e la miseria del socialismo reale, l’antisemita non ha difficoltà a negare l’intera Shoah. Le camere a gas, diceva un tale in questi giorni, servivano alla disinfezione: chissà come si sarebbe disinfettato bene, lui stesso, con lo Zyklon B.

Non è il caso di discutere con i negazionisti di ogni risma: il buon senso vuole che non si parli con chi non ha orecchie o con chiunque abbia deciso in partenza di credere qualcosa, perfino che la Terra sia piatta. La fede sposta forse le montagne ma le montagne non spostano la fede.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

29 gennaio 2009

IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNEultima modifica: 2009-01-29T15:38:24+01:00da Giannipardo
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2 pensieri su “IL NEGAZIONISMO DELLE MONTAGNE

  1. Mi sembra che il Sig, Crocini abbia ragione. Anche a me è parso che lei faccia di tutta l’erba un fascio ( dopo ha chiarito nel suo commento), quasi sempre.
    Come ho già ribadito altre volte facciamo, per favore, una distinzione tra Fede e religione! La Fede è un dono che non tutti hanno ricevuto o cercato e la COERENZA è il suo alimento.
    La nostra religione è portata avanti in maniera distorta rispetto all’insegnamento di Gesù e la Chiesa Cattolica è un’istituzione fondata da uomini, spesso non coerenti ai principi che ci sono stati tramandati dalla “prima chiesa”, quella che possiamo definirla “vera”, quella che è stata fondata e portata avanti dai primi discepoli di Gesù. Tutto ciò porta ad avere persone scettiche e atee come lo è adesso lei, che fanno risentire i veri credenti. Per come vanno le cose nel mondo ha ragione ma non colpevolizzi tutti i “credenti”.

  2. Egregio Dr Pardo, La leggo sempre su “Il legno storto” e mi trovo molto daccordo con Lei quasi sempre. Per il finale del Suo articolo in oggetto, però, mi perdoni, ma Le devo dire che sono rimasto attonito ed incredulo: Io sono cattolico “fervente” e come tale vivo la mia fede parlando, quando sono chiamato a farlo o vi sono spinto da spunti dialettici, della Persona di Gesù, semplicemente – come sta scritto – facendo riferimento alla Sua Parola.Non ho mai avuto, non ho e, Le assicuro, non avrò mai la minima intenzione di convincere o “convertire” alcuno. Il Signore ci ha invitati ad annunziare (ripeto annunziare) il Suo Verbo. Convertire non può e non deve essere opera mia, nè, tanto meno, ricerco di avere “in mio potere” chicchessia. Mi duole, quindi – e glielo dico con serenità e sincerità di cuore – di sentirmi da Lei accostato agli esaltati di moderne ideologie ed in particolare mi ferisce di sentirmi equiparato agli antisemiti (ho sangue ebreo nelle vene!). Le chiedo scusa ma mi permetto di dirLe:
    – non mi pare giusto generalizzare e fare di ogni erba un fascio, altrimenti si cade in un fondamentalismo uguale e contrario a quello che si dice di voler combattere; – le parole sono pietre! Prima di usarle così disinvoltamente, mi scusi di nuovo, ritengo farebbe bene a misurarne la portata.
    Ho preso l’ardire di questa libertà di parola, certo che la Sua apertura mentale lo comprenderà. Continuerò, Le assicuro, a leggerLa.
    Un saluto sinceramente cordiale.
    Luciano Crocini
    ===================
    Il sig.Crocini mi scrive questa bella lettera e sono in obbligo di rispondergli. In primo luogo gli chiedo scusa, se ho offeso i suoi sentimenti di credente, come chiedo scusa a qualunque cattolico che si sia sentito urtato da quelle righe. A mia difesa devo dire che l’urticante accostamento comunismo-antisemitismo-cattolicesimo non costituisce un’assimilazione delle tre ideologie. Io volevo sostenere che alla base di tutte e tre le dottrine vi è un’adesione non razionale e non dimostrabile e che, proprio per questo, la discussione su base puramente logica è inutile. Il comunista non riconoscerà gli immensi guasti economici ed umani della sua dottrina, l’antisemita non accetterà mai che la sua idea non è nemmeno un’idea ma solo una stupidaggine, il cattolico non vedrà mai come inconcepibile l’idea di un Dio che si fa uomo.
    Infine c’è un secondo sgradevole – ma non è colpa mia – accostamento: le dottrine su base dogmatica tendono all’intolleranza e se guardiamo alla storia della Chiesa non è che manchino gli episodi di intolleranza religiosa. Ci sono stati periodi in cui essa è stata istituzionalizzata, e per qualche secolo, non per un anno o due.
    Dunque – ripeto – non giudico nello stesso modo comunismo e cristianesimo: li accosto come religioni ma senza confondere la dannosa follia di una dottrina che ha vissuto per un secolo e mezzo circa con una religione che è tanta parte della nostra cultura, delle nostre radici che si allungano per due millenni, della nostra civiltà occidentale.

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