Gianni Pardo

NE VA DELLA NOSTRA CIVILTA’

Perché la politica interna è tanto più noiosa della politica estera? Perché la posta in gioco è insignificante. Per i papabili è ovviamente interessantissimo sapere chi sarà il prossimo presidente dell’Agip o della Rai, ma al cittadino comune che cosa gliene importa? Invece la politica estera ha come protagoniste nazioni intere alle prese con problemi la cui soluzione può cambiare l’assetto del mondo. E dunque anche la nostra vita.
Se io desidero che Putin non vinca, in Ucraina, non è per i begli occhi di Volodymyr Zelensky o in odio alla Russia, ma perché non vorrei rischiare che l’Italia sia ridotta ad essere un Paese come quello in cui è ambientato il romanzo Buio a Mezzogiorno, di Arthur Koestler. Cioè una dittatura di tipo staliniano. La politica estera, per chi l’osserva, risponde dunque pienamente alla regola di Pierre Corneille, l’autore francese del Seicento, secondo il quale l’azione della tragedia, per appassionare lo spettatore, deve essere seria, tanto che per essa si può rischiare la vita. Nel Filottete di Sofocle è in gioco la vittoria nella guerra di Troia o l’onore di Filottete. E viceversa perché non è seria, ma tragicomica, la vicenda della Secchia Rapita, di Alessandro Tassoni? Perché scatenare una guerra per un secchio non soltanto non è serio, ma è ridicolo e demenziale.
La guerra di Gaza è molto più appassionante della guerra franco-prussiana del 1870 perché sia la Prussia sia la Francia erano cristiane, seguivano lo stesso codice d’onore militare e nessuna delle due nazioni lottava per la sua sopravvivenza. In fondo, che l’Alsazia e la Lorena parlassero francese o tedesco non era cosa che potesse scaldare i cuori dei terzi. La Francia, umiliatissima (visto il suo passato) non aspettava che l’occasione per la sua revanche (rivincita) e l’ebbe nel 1918. Ma anche questa sanguinosissima guerra non fu uno scontro di civiltà.
Guardiamo invece quanti crinali fra Gaza e Israele. Israele è un civile Stato occidentale, Gaza è fanaticamente musulmana. Israele, come tutti, giuridicamente è figlia della civiltà romana, Gaza ha come legge dello Stato la selvaggia sharia. Gaza, pure invisibile sulla carta geografica, non ha l’ideale di vivere in pace con i suoi vicini ma quello di distruggerli (Israele), di dominarli (Autorità Nazionale Palestinese), o di assoggettarli e costringerli con la forza a convertirsi all’Islàm (il resto dei Paesi del mondo non musulmani). E comunque i Paesi musulmani dovrebbero essere indipendenti: infatti dovrebbero obbedire tutti insieme, anche politicamente, all’autorità religiosa (califfato). Gaza è tanto poco sensibile alle ragioni della semplice umanità da non avere firmato le Convenzioni di Ginevra, che infatti non rispetta minimamente. I suoi miliziani non indossano una divisa (per distinguersi dai civili e proteggere dunque questi ultimi), non rispettano i prigionieri, praticano i massacri e gli stupri di massa, il sequestro di persone innocenti a scopo di ricatto, e si potrebbe continuare. Nella frontiera orientale dell’Ucraina si dice (almeno, per chi lo capisce) che si difende la democrazia; nello stesso modo si potrebbe dire (almeno, per chi lo capisce) che a Gaza si difende la civiltà occidentale come l’abbiamo intesa negli ultimi duemila anni. In quel fazzoletto di terra la civiltà occidentale combatte contro chi è mentalmente rimasto al Settimo od Ottavo Secolo.
La gente non se ne rende conto ma, se gli Stati Uniti si trovassero a combattere contro un Paese in via di sviluppo, potremmo immaginare uno scontro fra il XXI Secolo e il XIX Secolo. Nel caso di Gaza invece la distanza è tale che, per certi versi, è come se si avesse lo scontro tra la modernità e la ferocia asiatica della preistoria. Ecco perché tanta gente in fondo non capisce che cosa è avvenuto a Gaza e dintorni. Perché questa guerra, soprattutto per il modo come è cominciata, non somiglia a quella fra due Paesi civili del XIX Secolo ma alle invasioni delle orde asiatiche. Sul modello di quella degli Unni, tanto per fare un nome.
Non ci si rende conto che Gaza, anche quando ancora non aveva massacrato nessuno fuori dai suoi striminziti confini, era un autentico cancro. Quei poveri bambini innocenti che oggi muoiono per fare pubblicità alla causa, come richiesto da Ismail Hanyieh, sono indottrinati fin dalle elementari ad odiare gli ebrei; giocano ad ucciderli e farli a pezzi. E non è strano che crescendo considerino un onore morire per uccidere infedeli; partecipare al massacro a freddo degli innocenti inermi, agli stupri violenti e alle torture. E quando riescono a fare tutto ciò senza incontrare resistenza armata, poi telefonano a casa per vantarsi con la mamma di avere ucciso una decina di vecchi, donne e bambini.
Certe persone andrebbero tenute in gabbie robuste, lontano dagli animali selvaggi come tigri, leoni e coccodrilli. Per salvare questi ultimi dalla loro ferocia.

NE VA DELLA NOSTRA CIVILTA’ultima modifica: 2023-12-27T14:20:10+01:00da
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