Gianni Pardo

ALLAGARE I TUNNEL

Secondo notizie raccolte dal Wall Street Journal, gli israeliani hanno cominciato a pompare acqua di mare nei tunnel di Gaza. Ciò porrebbe i terroristi dinanzi all’alternativa di morire annegati o di uscire e consegnarsi agli israeliani, oppure affrontare l’alea di uno scontro a viso aperto. La notizia, se vera, è interessante perché costituisce una svolta nel conflitto.
Se si cerca in un testo di geografia Gaza City, si apprende che la città è a trenta metri sul livello del mare. E poiché il suolo è sabbioso, ciò significa che basta fare un buco per terra e trenta metri dopo, per infiltrazione, si trova l’acqua. Malauguratamente, acqua salata. Questo dato è importante. Infatti, contrariamente a quanto si è favoleggiato, i tunnel non possono essere ad enormi profondità (si era parlato persino di settanta metri); infatti, a partire da trenta metri, si incontra l’acqua.
Secondo particolare da tenere presente. Data la natura poco consistente del terreno, i tunnel (larghezza un metro, altezza due) sono tappezzati di lastre di cemento, in modo che né le pareti né, soprattutto, il soffitto, possano franare. Ma se questo è un indubbio vantaggio, diviene un evidente svantaggio in caso di allagamento: perché l’acqua pompata dagli israeliani non può defluire per assorbimento delle pareti ma soltanto – ammesso che sia a fondo naturale – attraverso la superficie di calpestio.
Inoltre è vero che, per allagare chilometri e chilometri, a due metri cubi d’acqua al metro, cioè 2.000 m3 al km, ci vorrà molto tempo. Ma che premura hanno, gli israeliani? Sono i gazawi che vivono l’inferno (da loro stessi provocato), non loro. I terzi premono per accorciare i tempi del conflitto? Che premano pure. È notizia di oggi (13.12.2023) che il ministro degli esteri israeliano ha mandato al diavolo gli Stati Uniti che gli parlavano di perdita del sostegno internazionale. Mai visto, del resto, questo sostegno. Nemmeno a parole. Naturalmente la lentezza dell’allagamento e il fatto che i tunnel sono comunicanti potranno dare ai terroristi il tempo di rifugiarsi nei tunnel meno profondi, ma alla lunga anche quelli saranno allagati. La situazione, per loro, è senza sbocco.
L’allagamento, che sembra notevolmente facile per Gaza City, è appena un po’ più complicata per Khan Younis che, invece di essere trenta metri sopra il livello del mare, arriva a cinquanta metri, ed è un po’ più lontana dal mare. Ma la differenza la fanno soltanto i pozzi di accesso verticali (diametro circa un metro) e dieci o venti metri cubi d’acqua di differenza per ogni accesso non possono spaventare. Comunque il Mediterraneo ha abbastanza acqua per questo ed altro.
Il fatto è interessante anche per un altro verso: la storia mostra un’infinità di casi in cui un vantaggio che si credeva insuperabile è annullato da una contromossa imprevista. Quando Vercingetorige e i galli si rifugiarono ad Alesia, lo fecero convinti che quell’oppidum fosse inespugnabile. Ed effettivamente lo era, tanto che Cesare, invece di cercare di conquistarlo con un assalto dei legionari, pose un assedio impermeabile ed implacabile: «Io non posso entrare, ma tu non puoi uscire. Neanche per procurarti da mangiare». E vinse.
Una nota politica. Un’obiezione insulsa che qualcuno potrebbe fare è che allagare i tunnel è una mossa inumana e crudele. Ora, a parte il fatto che cercare di uccidere il nemico è lo scopo normale della guerra – e caso mai sarà la guerra stessa, quella che ha voluto Hamas, che è inumana e crudele – questo provvedimento di allagare i tunnel è stato adottato nel 2015 dall’Egitto, proprio per allagare i tunnel fra Gaza e l’Egitto stesso. Perché lungo quei tunnel si svolgeva un copioso contrabbando. Come mai nessuno condannò questa mossa, allora, se era condannabile? In realtà non lo era quella, e non lo sarà questa, se Israele l’adotta.
Dicono i competenti che allagare i tunnel con l’acqua di mare potrebbe compromettere l’agricoltura di Gaza, le sue falde acquifere e chissà che altro. Può darsi. Ma i danni provocati da una guerra sono a carico di chi quella guerra la perde, soprattutto se la perde proprio chi l’ha voluta.
Fino ad ora Israele non ha né ammesso né negato la sua intenzione di allagare i tunnel. Sembra solo certo che abbia già portato le pompe sulla spiaggia di Gaza, e non sarà stato certo per divertimento. Ma aspettiamo i fatti.

ALLAGARE I TUNNELultima modifica: 2023-12-15T07:33:13+01:00da
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