Gianni Pardo

LA GUERRA, REALISTICAMENTE

Quali sono i dati da tenere presenti, per capire una guerra, soprattutto dal momento che ne abbiamo ben due, sott’occhio? Se si vuole avere qualche idea semplice e fondata su questa particolare realtà, bisogna prescindere dalle complicazioni e andare al sodo. Ragionando come dei contadini che non vedono la televisione, come Bertoldo buonanima, o perfino come Socrate.
Che cos’è una guerra? Uno scontro armato di grandi proporzioni fra gruppi umani. Chi vince la guerra? Il più forte. E come? Distruggendo il Paese del nemico, uccidendo a centinaia di migliaia i suoi soldati (e al passaggio innumerevoli civili), affamando la sua popolazione, costringendolo ad arrendersi e a fare la volontà del vincitore. In questo scontro, quanto pesano le opinioni dei terzi? Risposta semplice: zero. Quanto contano le manifestazioni di piazza nei Paesi terzi? Zero. Quanto contano le opinioni e le parole del Papa? Zero. E quelle – poniamo – di Xi Jinping, che ha dietro di sé una potenza atomica con più di un miliardo di cittadini? Zero. A meno che poi la Cina non si muova in concreto, partecipando alle operazioni belliche, o sostenendo economicamente e militarmente uno dei belligeranti. Un proiettile calibro ventidue sembra una miniatura ma può uccidere un uomo; la più grande parola dell’uomo più saggio della Terra non buca nemmeno un foglio di carta. Sarà triste ma è così. La parola è importante quando qualcuno la trasforma in azione, non prima.
Tutto ciò posto, abbiamo sott’occhio una guerra, quella di Israele contro una formazione terroristica con base territoriale chiamata Hamas. Chi combatte? Israele e Hamas. Chi ha dato inizio alla guerra? Hamas, che ha volutamente creato il casus belli cui la controparte non poteva non rispondere. Chi ne soffre di più? La popolazione di Gaza. Ma è buon principio non dichiarare una guerra se non si è abbastanza forti. Diversamente, tutti i guai conseguenti uno se li è voluti. I gazawi, mandando al governo una formazione terroristica che aveva per vocazione (e lo ha messo per iscritto nel suo documento fondativo) l’eliminazione di Israele e la morte di tutti gli ebrei, si sono assunti la responsabilità dell’azione di Hamas. E le attuali conseguenze non erano imprevedibili.
Israele ha o no il diritto di difendersi? Israele ha o no il dovere di seguire il Diritto Internazionale Umanitario (DIU)? Per difendersi nessuno aspetta di averne il diritto. Si chiede soltanto se ne ha la possibilità. Israele può permetterselo e tanto basta. Quanto al DIU, cioè alle Convenzioni di Ginevra, esse si applicano – fra Stati che le hanno sottoscritte – soltanto in condizioni di reciprocità. E poiché Hamas non rispetta alcuna legge (nemmeno quelle della semplice umanità) i suoi membri e il suo popolo non possono affatto appellarsi al DIU. Chi ne parla lo fa o perché è ignorante (la maggior parte) o perché è in malafede.
Come finirà la guerra? In generale è bene astenersi dal prevedere il futuro, se non si vogliono fare cattive figure. Nel caso attuale si può soltanto segnalare che Israele possiede un esercito moderno, numeroso e molto ben armato, mentre Hamas possiede soltanto razzi, armi leggere e nemmeno un esercito degno di questo nome. In presenza di questi dati, non ci dovrebbero essere dubbi, ma è sempre meglio aspettare: perché nella storia è anche avvenuto che il vincitore, a conclusione della guerra, si sia trovato in condizioni peggiori di chi l’aveva perduta. Non sembra questo il caso, ma non si sa mai.
Appendice per chi si chiede come mai Israele non abbia previsto l’aggressione di Hamas. Qualcuno gliel’avrà pur prospettata, no? Può darsi. Ma è molto difficile distinguere una notizia vera dalle altre. Cioè bisognerebbe dimostrare non soltanto che la notizia era stata data, ma anche le ragioni per cui andava creduta. Piuttosto complicato. E che non sempre gli Stati riescono ad evitare le cattive sorprese. Basta citare Pearl Harbor. O la guerra del Kippur: una guerra drammatica che ha rischiato di essere esiziale per Israele.
Ecco perché ci sono poche probabilità che le persone normali si orientino nel mare in tempesta rappresentato dall’attualità. La marea delle notizie eclatanti (purché non più vecchie di una settimana) e la suggestione delle immagini che le rappresentano è tale che la gente non ragiona quasi per nulla. Né sembrano ragionare molti di quelli che dovrebbero informarla: i giornalisti. Sicché con le persone sensibili, normali, generose e umane è inutile parlare. Queste persone sono così buone che c’è il rischio che vi ammazzino, se non la pensate come loro.

LA GUERRA, REALISTICAMENTEultima modifica: 2023-10-31T11:09:16+01:00da
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