Gianni Pardo

LA SCRISTIANIZZAZIONE

Ormai è un’evidenza: l’Occidente si scristianizza. I sintomi sono innumerevoli: dalle chiese vuote al calo delle vocazioni, dai conventi deserti all’ignoranza religiosa, dalla superficialità dei cosiddetti credenti a coloro che non esitano a definirsi atei o disinteressati alla questione. Il fatto è notorio ma come stabilirne la causa, come dire se è un bene o un male, e quali le conseguenze? Ovviamente al riguardo si possono esprimere soltanto pareri opinabili.
Chi è un cristiano, in Italia? Il concetto non è univoco. Si va dal cattolico fervente competente in dottrina – cioè da qualcuno che sa in che cosa crede e crede seriamente – a qualcuno che si dice cristiano senza esserlo: “soltanto perché lo sono tutti” o soltanto perché è battezzato. C’è gente che del Cristianesimo non sa nulla, e non ne tiene nessun conto nella propria vita, ma poi tiene a sposarsi in Chiesa: solo perché la cerimonia in Chiesa è più fastosa di quella in Comune. Senza dire che lo strascico della sposa fa la sua figura nella navata centrale, cosa impossibile in Municipio.
Fra questi estremi ci sono i “tiepidi”. I moltissimi che non mettono in discussione la Fede sia perché non la conoscono, sia per non guastarsi con Dio: “Non si sa mai”. “Sì, ogni tanto vado a messa”. “Confessarmi? E vado a raccontare le cose mie al prete?” E via di questo passo. Naturalmente, fra tutti i tipi di cattolico qui descritti, soltanto il primo è un credente. La miscredenza morde anche fra coloro che credono di essere cristiani. La scristianizzazione dunque non è “la perdita della fede” perché quasi il 100% degli italiani non l’ha, e non può perderla. Si tratta di un fenomeno più sociologico che religioso.
Un tempo, se un bambino cadeva in una cisterna e annegava, le persone pie dicevano che “Dio l’aveva chiamato a sé”; i realisti dicevano che il ragazzo era discolo e imprudente. Oggi si cerca la causa concreta: la vera era abbastanza alta? La bocca era chiusa da una grata? Questa grata era chiusa a chiave? Di Dio e del bambino non si parla. Oggi, ad ogni fenomeno materiale, si cerca una causa materiale. Soprattutto quando la causa che potremmo trovare è qualcuno cui dare la colpa. Infatti, non appena accade qualcosa di sgradevole, il grande pubblico si aspetta che la magistratura parta in cerca del responsabile, perché “un responsabile ci deve essere”. Se non per avere messo in moto la catena causale, quanto meno per non avere impedito che si mettesse in moto. Fino a rischiare la caccia alle streghe.
Nella mentalità corrente Dio non è più la causa di ciò che accade. “Dio ha voluto così”, si diceva una volta; oggi o si cerca la causa scientifica o si parla del caso. Dio non è più quella Volontà alla quale si giunge, risalendo la catena causale. E questa è la conseguenza di un contatto molto prolungato (di quasi due secoli) con una scienza sviluppata e con la sua influenza nella vita quotidiana. La gente ha perduto l’orizzonte divino. Ma poiché molti del divino hanno bisogno, mettono il governo al posto di Dio, credendolo onnipotente e responsabile di tutto. Perché su tutto avrebbe potuto e dovuto intervenire positivamente.
Molta gente si rompe l’osso del collo perché è imprudente, ma la mentalità corrente vorrebbe che lo Stato fosse tanto onnipresente, tanto onnisciente e tanto onnipotente, da salvare anche chi si è messo nei guai volontariamente. Analogo sintomo è la richiesta che “Una cosa simile non si ripeta mai più”. Come se l’umanità avesse questo potere, come se potesse avere perfino la capacità di prevedere e di fermare la furia criminale di un privato all’interno delle mura di casa sua. La gente ha anche pronto il rimedio: “Ma gli psichiatri non potevano prevederlo? Possibile che non si possa capire in tempo che un individuo è pericoloso? E allora a che serve la scienza?” E a nessuno comunque viene in mente di condannare per lo stesso fatto la “Divina Provvidenza”. Non si bestemmia nemmeno più come un tempo.
Accanto a questi sciocchi c’è poi la folla dei disorientati. Quelli che non hanno Dio, non hanno la scienza, non si interessano di politica e non hanno nemmeno la bussola della tradizione e della morale corrente. Coloro che vivono come se l’esistenza non dovesse avere un progetto, come se loro stessi non dovessero avere un domani, come se non fossero minimamente responsabili della loro vita. Persone che – almeno per qualche tempo – riescono anche a vivere bene, perché rimangono a lungo a carico dei loro genitori, magari a trent’anni o più. O perché la nostra società è strutturata in modo da soccorrere nella misura del possibile gli scervellati. Una massa di gente in preda ad un edonismo vacuo e infantile, quando non auto-distruttivo, che un giorno si accorge con meraviglia di avere compiuto quarant’anni e di non sapere ancora che fare di ciò che rimane di sé.
“Dio è morto”, proclamava Friedrich Nietzsche alla fine del XIX Secolo, e non sarebbe una pessima notizia se l’uomo fosse un adulto capace di fare a meno del Caro Estinto. Se non avesse più bisogno del padre, se fosse capace di sostituirlo con la saggezza. Ma senza Dio e senza saggezza, brancola nel buio e spreca la propria esistenza.

LA SCRISTIANIZZAZIONEultima modifica: 2023-07-23T07:43:36+02:00da
Reposta per primo quest’articolo