Gianni Pardo

UNA GUERRA SNERVANTE

La guerra in Ucraina dura da diciassette mesi e sembrano anni, talmente il mondo ne risulta cambiato. Per giunta troppi non hanno esperienza di guerre e questa sembra insolitamente lunga. Ed ecco la domanda: l’eccezione è la seconda guerra contro l’Iraq, che durò un centinaio di ore, o la Guerra dei Cent’Anni, che di anni ne durò 116? Una risposta non c’è. Tutte le guerre sono imprevedibili perché il futuro è imprevedibile. La materia è talmente complessa che, perfino quando gli storici i “perché” se li pongono rispetto al passato, non sempre arrivano ad una risposta convincente.
Alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni la sproporzione delle forze in campo era tale che uno scommettitore avvertito avrebbe dato la vittoria israeliana a uno contro cento. E poi invece si è visto. Come mai gli israeliani hanno stravinto? A cose fatte si può parlare di diverso armamento, di diversa disciplina, di diversa cultura e di diversa motivazione ma – va notato – appunto a cose fatte: giocando ai profeti del passato.
La Prima Guerra Mondiale (cui somiglia quella in Ucraina) fu un conflitto scoppiato più per errori di calcolo dei governanti (e per un insufficiente apprezzamento della realtà obiettiva) che per la volontà di imbarcarsi in un conflitto, men che meno mondiale. E poi al contrario risultò una delle guerre più sanguinose, più costose e più dolorose che abbia vissuto l’umanità. Tanto da poter dire (come pensavano tutti, negli Anni Trenta, salvo Hitler) che, forse, non conviene MAI cominciare una guerra.
A distanza di più o meno cent’anni lo stesso fenomeno si è ripetuto a Mosca. Sono convinto che Vladimir Putin non avrebbe mai dato inizio all’invasione dell’Ucraina se avesse previsto: (1) che questa (dopo aver incassato per così dire senza batter ciglio la perdita della Crimea) si sarebbe difesa con le unghie e con i denti e (2) che l’Occidente sarebbe accorso a fornirle aiuti economici e militari all’infinito, fino a rendere impossibile la vittoria russa.
Putin probabilmente è stato ingannato dall’ottimismo (compiacente) dei suoi servizi segreti e dal comportamento solitamente molle e vile dell’Occidente: come avrebbe potuto prevedere che questa sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, fino a far apparire guerriera la piccola Italia opportunista?
Putin avrà pensato che tutte le grandi decisioni (il passaggio del Rubicone, la decapitazione di Carlo I, la Conferenza di Monaco) hanno avuto una percentuale di rischio e di imprevedibilità. Dunque, se questa mossa fosse andata a buon fine, l’impresa lo avrebbe trasformato nello storico restauratore del grande potere della Madre Russia. Male che fosse andata, avrebbe schiacciato l’Ucraina come una zanzara. E invece i fatti hanno preso tutt’altra piega. Credeva di giocare sul velluto e si è trovato sui carboni ardenti.
L’Ucraina, che forse si preparava ad una guerriglia infinita e cruenta, si è trovata a combattere una vera guerra, con tanto di carri armati, trincee, duelli d’artiglieria e perfino affondamento di navi (russe). Per non parlare di un’infinità di morti, di feriti, di distruzioni, di orrori. L’Occidente è andato avanti a tentoni, pensando all’oggi e forse al domani, ma raramente al dopodomani. E spesso ha fatto mesi dopo ciò che avrebbe dovuto fare subito. L’impegno occidentale è tuttavia andato aumentando, cosa che ha sorpreso Putin e – bisogna pur dirlo – i più avvertiti osservatori occidentali. Mosca si aspettava che l’Occidente si stancasse, e al contrario la patria di Neville Chamberlain si è trovata piena di Winston Churchill. L’Europa Continentale non ha potuto nascondere la propria vocazione alla resa ma, dopo tutto, ha fatto e fa la sua parte, un po’ come Gassman e Sordi ne “La Grande Guerra” di Monicelli. Così il mondo si trova invischiato in una guerra d’altri tempi, in cui tutti sono condannati a vincere.
Questo è il particolare più tragico di questa guerra: nessuno può arretrare senza giocarsi non soltanto la faccia, ma anche il proprio posto nel mondo. Putin sa che, anche perdendo, la Russia sopravvivrà, perché non cambia la geografia: ma chi salterà come un tappo di spumante è lui. E dal momento che a lui interessa soltanto di sé stesso, la Russia non arretrerà, se non implodendo, come nel 1917. L’Ucraina sa di giocarsi la propria esistenza. L’Occidente sa che è in gioco la propria pace e il proprio futuro economico e politico: o dimostra di essere in grado di difendersi da uno Stato di secondaria importanza come la Russia (143 milioni d’abitanti e un pil inferiore a quello dell’Italia) o dimostra che veramente ha ragione Putin, quando pensa che l’Occidente sia troppo vecchio, corrotto e decaduto per potersi ancora battere valorosamente.
Nessuno può riottenere la pace, se non al prezzo dell’ignominia altrui.
Con una precisazione, tuttavia: la Russia e l’Ucraina hanno messo in campo tutti i loro uomini e tutte le loro risorse, mentre l’Occidente crede di poter combattere una vera guerra occupandosi d’altro, magari di scandali sessuali o di ecologia. Se soltanto comprendesse qual è la posta in gioco, si attiverebbe in modo da ottenere la pace nell’unico modo oggi possibile: scatenando una potenza bellica che imponga a tutti, nello stesso tempo, la vittoria occidentale e la pace. Ogni esitazione, ogni mezza misura, costa troppi morti e troppi rischi. Ma, per capirlo, bisogna essere della pasta dei Leonida e dei Winston Churchill.

UNA GUERRA SNERVANTEultima modifica: 2023-07-15T17:57:07+02:00da
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