Gianni Pardo

MEDIA IN GUERRA

Tutti i Paesi in guerra mentono. Tutti i Paesi in guerra limitano le libertà dei cittadini. Ma solo nelle dittature si può arrivare a condannare un uomo a due anni di prigione – come in Russia – perché la sua figliola ha fatto un disegno contro la guerra. Mandando per giunta la ragazzina in orfanotrofio. Dunque in generale non possiamo fidarci di nessuna dichiarazione emessa da un Paese in guerra ma comunque dobbiamo giudicare corrispondente allo zero assoluto (-273° Celsius) la credibilità di una dittatura. Questa possibilità di silenziare con la seria minaccia del carcere un intero Paese arriva all’assurdo di vietare una parola (“guerra”) nel momento stesso in cui si combatte una guerra; più o meno come se, in un Paese affamato, si vietasse la parola “fame”, imponendo di sostituirla con: “sano appetito”. “Oggi ho molto sano appetito, abbiamo almeno delle patate?” Da mangiare lesse, ovviamente.
La censura delle dittature è molto più ermetica di quella delle democrazie e per la condotta della guerra ciò è certo positivo. Infatti il nemico e i terzi hanno come uniche fonti quelle approvate dal governo: e in mancanza d’altro sono costretti a riferirle. Loro ripetono infinite volte le stesse bugie, anche plateali, e moltissimi finiscono col prenderle sul serio. E così abbiamo la riprova che una menzogna ripetuta infinite volte prende il posto della verità. In Italia ne abbiamo parecchi esempi riguardo al periodo 1943-45.
Un altro esempio: nessuno parla mai delle attuali sofferenze del popolo russo. Non perché esso non soffra delle conseguenza della guerra, semplicemente perché è vietato parlarne. Anche agli eventuali corrispondenti esteri. E – secondo una legge della civiltà contemporanea – ciò di cui non si parla, o di cui non si ha la fotografia, non esiste. Per giunta, quando la fotografia esiste, capita che inganni anch’essa: tutti hanno visto l’immagine del generale vietnamita del Sud che spara alla testa di un vietcong prigioniero, e ne hanno dedotto il peggio, per quel generale. Certo, se ci fossero state anche le fotografie degli innocenti (fra cui una famiglia intera) che quel disgraziato aveva appena ucciso, le cose sarebbero apparse diverse: ma non c’erano. C’era soltanto la foto del generale cattivo che giustiziava il povero vietcong inerme ed ecco l’evidenza: il cattivo uccideva il buono.
Se quel fatto fosse successo sotto una dittatura, la magistratura avrebbe sequestrato la foto, avrebbe mandato in galera il fotografo per una ventina d’anni e nessun altro si sarebbe azzardato a pubblicare il documento. Rendendo buoni e puri tutti i generali quand’anche avessero ordinato un massacro di civili.
In guerra la credibilità delle notizie è sottoposta a due variabili: la prima, la severità del controllo sulle informazioni; la seconda, la credulità del popolo. Di regola i popoli sono di bocca buona e spesso, se hanno una simpatia preconcetta, prendono sul serio le notizie del peggiore regime. È questo l’atteggiamento attuale di molti italiani riguardo alla guerra in Ucraina. E infatti sono convintissimi che la Russia stia vincendo.
I governi invece dispongono dei servizi segreti ed a volte hanno notizie vere che non divulgano. Per il resto, saggiamente, non credono ad una sola parola di ciò che dicono gli interessati. E quanto più è ermetica la censura di un Paese, tanto più essi si preparano al peggio di ciò che quel Paese potrebbe fare.
Tutto questo spiega lo stato d’animo di piatta incertezza di cui oggi soffriamo. Nessuno ci fornisce dati certi sulla realtà attuale della guerra e ancor meno ne abbiamo sulle possibilità future. Inoltre non tutti mentono nella stessa direzione, e addirittura possono farlo in chiave opposta. Dal momento che non ha niente da sperare dall’esterno, la Russia fa finta di non aver bisogno di niente e di poter continuare questa guerra all’infinito. Mentre l’Ucraina, che di alleati e di aiuti ha bisogno, un giorno sì e l’altro pure afferma di essere sull’orlo del disastro. Di non avere armi a sufficienza e di avere persino esaurito le munizioni. Poi di fatto a Bakhmut la Russia invincibile non riesce ad avanzare e l’Ucraina morta di fame resiste validamente. Forse conosciamo meglio le guerre puniche che la guerra che si svolge sotto i nostri occhi.
Nel dubbio, cioè tenendo conto del principio che in guerra bisogna sempre prepararsi al peggio, converrebbe aumentare tremendamente la fornitura di armi all’Ucraina. Fin quasi al limite dell’intervento diretto: perché o vinciamo presto o non vinciamo più. Infatti temo che la paura che ha Putin di perdere sia più grande della voglia che l’Occidente ha di vincere.

MEDIA IN GUERRAultima modifica: 2023-04-05T19:52:52+02:00da
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