Gianni Pardo

IL TENTATIVO DI CARRUBELLA

di Dino Panigra

Gli apologhi politici hanno questo di bello che, essendo frutto della fantasia, sono anche frutto della più completa libertà. E quello che segue nasce infatti in Cielo, ben oltre le nuvole. L’iniziativa la prese nientemeno che il Padreterno il quale disse a San Pietro:
– Senti, sono stanco di sentir parlare dei problemi del Partito Democratico italiano. Perché non li risolvono, una buona volta? Ho ricevuto tanti messaggi, al riguardo, che gli ultimi li ho gettati nel cestino della carta straccia senza nemmeno leggerli. Io, come sai, ho meno pazienza di Giobbe, e infatti a volte si parla di “iradiddio” e mai di “iradigiobbe”. Fai in modo che mi lascino in pace.
– Io? si sorprese Pietro. Ci vorrebbe un uomo dalle capacità straordinarie. Quasi sovrumane, visto il compito.
– E tu mandaci Carrubella.
– Carrubella? E chi è?
Ma il Padreterno si stava già occupando d’altro, e non gli rispose neppure. Sicché Pietro, non ottenendo risposta da Dio, si rivolse al suo Vice: Google. E per cominciare non trovò niente. Finché Tommaso d’Aquino, che passava di lì per caso, gli disse compassionevole: “Non ci giurerei, ma potrebbe essere Carmelo Carrubella. Cercalo a Olbia”.
L’unico Carmelo Carrubella di Olbia risultò essere un ignoto professore di storia che era appena andato in pensione, col minimo. Del tutto lontano dalla politica e circondato da una fama di quieta stravaganza, era comunque una persona perbene rispettata da tutti. Così Pietro scrisse una lettera dal sapore burocratico e ufficiale, ci mise sopra tutti i bolli e i crismi che poteva trovare per renderla quanto più solenne e indiscutibile possibile, e mandò l’Arcangelo Michele a recapitargliela. Questi – che temeva quanto Pietro di non essere preso sul serio – si presentò con la spada fiammeggiante, circondato da bagliori di luce, lampi e tuoni e consegnò la lettera all’anziano più minacciosamente che gentilmente. Infatti, quando quello cominciò a manifestare qualche incredulità, gli ricordò che a Dio è dovuta l’obbedienza di Abramo, quale che sia l’ordine. E che non rompesse le palle (usò proprio queste parole) se non voleva essere fulminato.
Fu così che Carrubella sirecò al “Nazareno” con la sua lettera in mano, come uno che si presentasse da richiamato al Presidio Militare. E quando infine i dirigenti si piegarono all’evidenza, si sedette molto malvolentieri sulla poltrona di Segretario Munito di Pieni Poteri per Volontà dell’Altissimo, come era scritto nella lettera di incarico.
“Sono in ballo e devo ballare. Il fatto è che non so ballare”. L’unica cosa che lo consolava era che, anche se lui si sentiva del tutto inadeguato, questo non era il parere dell’Onnisciente, un parere che qualche fondamento doveva pur avere. “Dunque faccio la prima cosa che mi viene in mente”, decise.
E la prima che gli venne in mente fu che un partito dovrebbe seguire la linea politica della maggioranza dei suoi sostenitori, non della maggioranza del Comitato Direttivo. Infatti inviò una lettera a tutti gli iscritti del partito, chiedendo loro di scrivere con meno di mille battute quale dovesse essere, secondo loro, il programma del partito. Li avvertì altresì di non menare il can per l’aia, di non scrivere difficile e di non superare quel numero di battute perché chi era incaricato di leggere quei testi era l’Intelligenza Artificiale. Questa intelligenza avrebbe raggruppato le tesi principali fino a presentare cinquanta programma diversi. Una volta ottenuti questi documenti il Partito avrebbe chiesto all’I.A. di raggruppare le tesi più opposte a due a due, ottenendo venticinque programmi contraddittori. I sostenitori dei gruppi contrapposti avrebbero poi dovuto riunirsi, fino a rinunciare ad uno dei due programmi. E se non ci riuscivano, i programmi venivano eliminati tutti e due.
La faziosità italiana è tale che, dopo questa cernita, rimasero soltanto sei programmi, perché ben diciannove gruppi di studio preferirono sparire totalmente che mettersi d’accordo con la controparte. Purtroppo i sei rimasti dissero che, se la scelta fosse stata imposta anche a loro, anche per loro sarebbe finita con l’eliminazione di tutti. Sicché Carrubella si ritrovò con un partito privo di programma.
Così rimase inerte per qualche giorno e, quando l’Arcangelo gli ricomparve per chiedergli come avesse portato a termine il suo compito, rispose rassegnato: “Che Dio mi fulmini se mento, ma non c’è modo di guidare il Partito Democratico. Potrei provare in compenso a uccidere il Drago di San Giorgio, se per voi fa lo stesso?”

IL TENTATIVO DI CARRUBELLAultima modifica: 2023-03-23T10:36:17+01:00da
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