Gianni Pardo

I PACIFISTI SONO IMMORALI

Molti giornalisti, molti politici, molti intellettuali fanno un ragionamento semplice: la resistenza alla Russia è comprensibile, ma dal conflitto si esce con la pace. Dunque, più che parlare di guerra e di armi, bisogna parlare di pace. E questo è un paralogismo, vulgo “una scemenza”. Una pace si conclude quando essa conviene ad ambedue i belligeranti, ed oggi sia la Russia sia l’Ucraina la considerano svantaggiosa.
La pace si impone all’avversario o sopraffacendolo o arrendendosi. Nel primo caso perché lo si è messo in condizione di non potere avanzare nessuna pretesa (“resa incondizionata”, come quella dell’Italia’ nella Seconda Guerra Mondiale); nel secondo perché non si può avere nulla di più a pretendere. Dunque, da deboli, la pace si impone soltanto arrendendosi. Ed è quello che i “sotterraneamente putiniani” chiedono all’Ucraina.
Se si volesse essere assolutamente sicuri di avere la pace, bisognerebbe stabilire il principio: “Quando scoppia una guerra, si ha il dovere di arrendersi. Subito”. Anche se si ha ragione. Ma il principio, se dovesse essere seguito da tutti, diverrebbe contraddittorio. Infatti – stante l’incertezza delle sorti di una guerra – avendo tutti lo stesso dovere, bisognerebbe ipotizzare una gara di velocità a chi si arrende prima. Ma se ci fosse una simile gara, la guerra non scoppierebbe neppure. E questo corrisponde a dire che questi discorsi su “la pace ad ogni costo” sono assurdità.
Come pure assurdo è l’invito a “parlare di pace”. Parlare non serve a niente, quando volano i cazzotti. La pace è ciò che conviene a noi terzi, ma non è ciò che conviene ai contendenti: altrimenti smetterebbero di battersi. È come se due cercatori d’oro si azzuffassero per la proprietà di una pepita e noi in nome della pace gli proponessimo di regalarcela (cioè di fare ciò che conviene a noi).
Quando gli altri sono in conflitto bisogna chiedersi: “Abbiamo i mezzi per imporre una pace giusta?” E se constatiamo che non abbiamo i mezzi neanche per imporre una pace ingiusta, dovremmo chiudere il becco e smetterla di giocare alle mosche cocchiere. La guerra non è un gioco da tavolo. Il massimo che possiamo fare, se siamo interessati di riflesso ad una contesa, è dare una mano (anche fornendo armi potentissime) a chi ha ragione o, male che vada, a colui che fa indirettamente i nostri interessi: affinché vinca velocemente. Il resto è stupido chiacchiericcio.
Per quanto riguarda l’attualità, almeno mezza Italia è contraria al sostegno militare all’Ucraina. Moltissimi sognano che domani Kiev si arrenda, in modo che Putin sia contento e noi non abbiamo seccature (ammesso sia vero che poi non avremmo seccature). Addirittura in cuor loro rimproverano all’Ucraina di non essersi arresa subito. Come si spiega, tutto ciò? Si spiega con la totale mancanza di senso morale dei pacifisti.
I pacifisti sono immorali innanzi tutto perché il loro pacifismo è a senso unico. Esso è inteso a favorire chiunque, anche un bieco dittatore, anche il più opprimente dei regimi, purché ciò facendo si vada contro gli Stati Uniti. E ciò dimostra al passaggio quanto questo atteggiamento, in passato, sia stato suggerito da Mosca.
Quando gli Stati Uniti hanno sostenuto una guerra per difendere il Vietnam del Sud contro l’aggressione del Vietnam del Nord (come si è visto dal fatto che a conclusione il Nord ha invaso il Sud) il mondo intero, e l’intera galassia dei pacifisti, si sono sgolati per gridare “Fuori l’America dal Vietnam”. “Yankee go home”. E ora che la Russia invade l’Ucraina, nessuno grida “Fuori la Russia dall’Ucraina”, “Russki andate a casa”. Non ci sono cortei per le strade e la stragrande maggioranza dei pacifisti auspica la vittoria dei russi.
Non posso credere al disinteresse morale di chi gli ideali li difende o no secondo che funzionino per il suo amico o contro di lui. Se sono implicati gli Stati Uniti, i pacifisti manifestano comunque contro di loro. Se non sono implicati, i pacifisti si disinteressano totalmente del problema: si possono macellare anche centinaia di migliaia di esseri umani (o anche milioni, come in Cambogia) loro si voltano dall’altra parte. La cosa non li riguarda. Non è affatto vero che i pacifisti sono “senza se e senza ma”. I “se” e i “ma” li hanno in quantità, quando l’aggressore è un loro amico. O loro scioccamente credono che lo sia. Ciò fa sì che usino due pesi e due misure. Della vittima non gli importa assolutamente niente.
Il moralista è un signore disturbato da una rissa in strada alle due di notte. Lui va alla finestra e per risolvere la questione, vedendo che il cattivo è più forte del buono, invita il buono a farsi ammazzare. Infatti il pacifista è seccato dalla gazzarra (la vittima si permette di gridare per il dolore) e poco gli importa chi soccomba: purché il disturbo finisca. Lui desidera la morte dell’aggredito, perché questo gli garantisce la possibilità di riprendere sonno, senza il minimo scrupolo. La sua quiete vale più della vita di un innocente e di un intero popolo. Se questo è il colmo della morale, abbiamo studiato in scuole diverse.

I PACIFISTI SONO IMMORALIultima modifica: 2023-03-09T09:25:18+01:00da
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