Gianni Pardo

UMILIARE LA RUSSIA (PER IL SUO BENE)

Siamo nel 2023 e sono passati quattro anni da quando la Russia sembrava un Paese civile come gli altri. Com’è che tutto è cambiato? In realtà ci siamo illusi e, per quanto riguarda la Russia, non è cambiato niente. È proprio questa la tragedia. All’inizio degli Anni ‘90 del secolo scorso la fiammata libertaria ebbe l’aspetto di un vero entusiasmo e poi, col primo Putin, la democrazia sembrò consolidarsi. Noi tutti, in Occidente, abbiamo creduto che la Russia fosse finalmente entrata nel concerto europeo. E ci siamo sbagliati.
Che la nostra impressione di un mutamento epocale sia stata falsa è provato dall’attuale tentativo di invadere l’Ucraina. Questa iniziativa non è la conseguenza della follia di un singolo, è in linea con il “genio nazionale” russo. È per questo che tanta gente – ancora oggi, dopo decine e decine di migliaia di morti – è a favore di Putin. La precedente democrazia era una patina sottile che copriva un substrato fino ad oggi immutabile: l’errata “percezione di sé” che ha la Russia.
Se qualcuno proponesse agli italiani di “espandere l’Italia in modo che domini l’Europa” sarebbe accolto da sonore risate. Noi non dimentichiamo quante legnate abbiamo preso durante il Risorgimento; quanto ci è costata la vittoria nella Prima Guerra Mondiale e a quale ignominia siamo scesi a causa della Seconda. E tuttavia, economicamente, tecnologicamente, culturalmente, siamo superiori alla Russia. La “percezione di sé” che ha l’Italia le impone la santa virtù dell’umiltà.
La Russia invece – malgrado i rovesci e le tragedie – ha sempre avuto una percezione di sé del tutto opposta. Per cominciare, a lungo è stata molto povera e molto arretrata. Non per caso Pietro il Grande, seppure con i metodi più dispotici e crudeli, si è dato tanto da fare per tirarla fuori dal Medio Evo. Ma in materia di arroganza nemmeno quel tiranno aveva molto da insegnarle. Per quanti guai abbia potuto passare, per quanto miserabile sia stata la sua popolazione, la Russia, da quando si è costituita, ha sempre avuto di sé l’idea di un grandissimo impero. Una nazione che doveva essere la numero uno in tutti i campi. I russi hanno costantemente dimenticato le sconfitte subite dai mongoli, dai tatari, da Carlo XII ecc., fino al 1917, alla Prima Guerra Mondiale. E questo spiega perché oggi Putin ha l’impudenza di dire che è “impossibile battere la Russia sul campo di battaglia”.
Indulgendo all’ironia occidentale, al Cremlino le guide mostrano la più grande campana del mondo, ovviamente russa. Aggiungendo che però non ha mai suonato, perché si è fessa prima di essere installata. Poi mostrano il più grande cannone del mondo, russo, che però non ha mai sparato un colpo. Da quelle parti troppo spesso c’è stato un divario fra le intenzioni e i risultati. In fondo da che cosa è dipesa la sconfitta nella guerra russo-giapponese, del 1904? Dal fatto che il progetto era troppo grandioso e i mezzi troppo inadeguati. La flotta doveva navigare per molti mesi per giungere sul campo di battaglia; le navi erano in cattive condizioni, tanto che furono definite “ferri da stiro”, pronti ad affondare, e via dicendo; da un lato un piano faraonico, dall’altro una indimenticabile, grandiosa e sanguinosa disfatta. Ma indimenticabile per gli storici: Putin a quanto pare non ne sa niente.
Si arriva persino al comico. Quando gli anglo-francesi realizzarono il Concorde i russi lo copiarono tanto fedelmente che in Occidente quell’aereo fu soprannomito Konkordoski. E come finì? Finì che il Konkordoski si schiantò durante una mostra aeronautica e non entrò mai in servizio. I russi sono dei sognatori, insensibili ai messaggi della realtà.
Purtroppo (per loro) la Seconda Guerra Mondiale permise alla Russia di avere realmente un impero, ed è stato come dare un titolo nobiliare a un poveraccio affetto da manie di grandezza. Mosca non si meravigliò affatto di questo ruolo: lo considerò assolutamente adeguato a ciò che da sempre essa pensava di sé. Era il suo naturale retaggio e, se qualcuno glielo toglieva, era stata tradita, depredata e umiliata. Ora dunque aveva diritto ad una vendetta, una rivincita, una restaurazione che la rimettesse sul suo podio.
Qualcuno potrebbe dire che non si può dare tanta importanza alla percezione di sé ma questo qualcuno avrebbe torto. Sono gli ideali, i sentimenti, i pregiudizi, le paure e l’affettività in generale che muovono il mondo. La razionalità è concentrata nella corteccia cerebrale, filogeneticamente ultima arrivata nella formazione del cervello, e conta poco. Come massa siamo più vicini alle scimmie che a Immanuel Kant.
La Russia non ha compreso la fine dell’Impero Sovietico. In quell’occasione non ha notato il fuggi-fuggi delle varie Repubbliche divenute indipendenti. Tanto grande era la generale insofferenza nei confronti di Mosca. Non ha capito che le era mancata la saggezza, che era stata romana e inglese, necessaria per gestire un impero. Ha soltanto visto il crollo come qualcosa di inammissibile a cui bisognava mettere rimedio. Da questo l’intervento in Georgia, l’annessione della Crimea e infine la tentata invasione dell’Ucraina.
Tutto quello che dice Putin sarà delirante se considerato dal punto di vista della geopolitica e perfino dei fatti più elementari (l’Occidente che aggredisce la Russia e non la Russia che aggredisce l’Ucraina) ma nulla può contrastare una erronea e psicotica percezione di sé. La Russia è un intero Paese che dovrebbe farsi vedere da uno psichiatra. Uno bravo.
Se la Germania l’ha smessa con l’albagia ariana, sfociata nella criminalità nazista, è perché ha disastrosamente perso la Seconda Guerra Mondiale. Da ottant’anni non si fa illusioni sul proprio conto. Proprio in questo senso e a questo scopo, per il suo bene, la Russia dovrebbe essere profondamente umiliata.
giannipardo.myblog.it

UMILIARE LA RUSSIA (PER IL SUO BENE)ultima modifica: 2023-03-02T17:56:19+01:00da
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