Gianni Pardo

PIOGGIA DI MISSILI

Ansa. “Pioggia di missili sull’Ucraina. Città senza corrente elettrica”. La prima sensazione è ovviamente quella di una grande tristezza; ma dal momento che essa non produce effetti positivi, si può tentare di capire i possibili sviluppi di questo momento della guerra.
Un Paese che, dal punto di vista militare, è all’agonia, può scegliere di lasciarsi andare al vento della storia (Italia, 1943) o può provare con la forza della disperazione a fermare il destino (Ardenne, 1944). La Germania nazista in quell’occasione dimostrò una imprevedibile capacità militare ed arrivò a preoccupare seriamente gli Alleati. Fra l’altro perché quell’offensiva non mirava ad avere effetti psicologici (come le V1 e le V2 su Londra) ma sperava effettivamente di far arretrare l’esercito nemico. Possiamo accettare un parallelo tra la controffensiva delle Ardenne e l’attuale, forsennato bombardamento dell’Ucraina? Francamente no.
La prima differenza fra una controffensiva e una pioggia di missili è che questa non vince nessuna battaglia e non fa arretrare di un metro l’esercito nemico. Gli ucraini soffrono, ma ne deducono soltanto di dover temere ancora di più l’inumanità dei russi. “La resistenza costa cara ma la resa costerebbe ancora di più”. Un governo russo come quello di Stalin può uccidere non migliaia ma milioni di cittadini inermi, per fame. È già avvenuto. Il continuo bombardamento, non che sottolineare la pretesa fraternità di sangue e di storia con la Russia, ha confermato i peggiori giudizi che si potevano dare su di essa. E tuttavia il massimo errore è un altro.
La Russia ha troppo minacciato, in passato, per essere oggi credibile. Ogni giorno ha parlato di escalation, di guerra nucleare, della certezza della propria vittoria e della sua (conseguente) intransigenza. Nei primi giorni del conflitto ha soprattutto reso chiaro che avrebbe reagito con le armi nucleari se fosse stato attaccato il suo sacro territorio, inclusi i quattro oblast ucraini “annessi”. L’Occidente allora ha preso sul serio le sue minacce e sia l’Europa sia l’America si sono dette pronte a sostenere l’Ucraina ma non al punto da farsi trascinare nella Terza Guerra Mondiale. Ma fin dalla più remota antichità gridare troppo spesso “Al lupo!” è un errore. Mosca ha talmente insistito sulle sue minacce – per giunta un giorno smentendole, un giorno reiterandole e aggravandole – da non essere più credibile. Inoltre si è comportata tanto spietatamente da indurre l’opinione pubblica occidentale ad avere sempre meno scrupoli nei suoi confronti.
La conseguenza è che l’America ha inviato armi via via più letali. Prima l’artiglieria di precisione Himars ed ora quei missili anti-missile Patriot che prima aveva negato perché, oltre a difendere i cieli ucraini, potrebbero colpire in profondità il territorio russo. Il leader del Cremlino in questa occasione è arrivato al ridicolo. Ha detto che i Patriot sono obsoleti e che la Russia li distruggerà tutti, perché “troverà il rimedio per difendersi”. Troverà. Con ciò stesso ammettendo che obsoleti non sono e che la Russia non dispone ancora del modo di difendersene.
Putin sembra ogni giorno più sordo ai messaggi della realtà. Per cominciare, sapendo che l’avversario è più ricco di lui, non avrebbe dovuto prendere l’iniziativa dei rilanci. Poi non ha creduto che l’America è seriamente risoluta a non permettergli di vincere questa guerra. Infine dovrebbe convincersi che, contrariamente alle previsioni, Europa ed America “tengono”. Per questo dovrebbe cercare seriamente la via del compromesso e della pace. L’Occidente ha infinitamente “più fiato” della Russia. Ma forse, più che alla Russia, lui pensa a sé stesso.
Siamo arrivati al 2023 e l’esercito ucraino è piuttosto all’attacco che disperato. A Kiev rimane da migliorare la difesa antiaerea e antimissilistica (recentemente anzi Kiev si è vantata di avere “abbattuto tutti i missili russi) ma di resa non parla assolutamente nessuno. Mentre la Russia è povera e sola. La censura vieta di rivelarci le sue difficoltà, ma credere che esse non esistano è da ingenui. Mosca subisce durissime sanzioni, ha perduto la maggior parte delle rendite delle sue esportazioni ed ha pressoché esaurito le scorte militari di cui disponeva. Ora si parla, come elemento per rilanciare l’azione russa, dell’intervento di altre migliaia e migliaia di uomini da addestrare. Ma a che servono i soldati? Anche quando arriveranno al fronte, di quali armi disporranno? Ecco il problema. Né serve a qualcosa considerarli “carne da cannone”. Il numero contava parecchio nell’antichità, ma anche allora non era tutto. Se i greci vinsero a Maratona è perché “l’arma segreta” dei persiani, e cioè lo sterminato numero di arcieri, fallì quando le frecce si infilzarono sugli scudi greci e poi gli opliti fecero a pezzi i persiani inermi.
La tragedia ucraina non è ancora all’epilogo.

PIOGGIA DI MISSILIultima modifica: 2023-01-03T13:53:22+01:00da
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