Gianni Pardo

GLI STATI UNITI SONO UN IMPERO?

Capita spesso di sentir definire gli Stati Uniti un impero. E tuttavia la definizione di impero che dà il dizionario non calza per gli Stati Uniti. Quello di Windows online così lo definisce: “L’insieme dei territori assoggettati alla sovranità di uno stato. Es. L’impero britannico”. Che è anche la definizione di una vecchia copia del Devoto-Oli. Secondo lo Zingarelli un impero è invece “L’insieme dei Paesi sottoposti ad un’unica autorità”. Una cosa è certa: non si ha un impero se non si dominano più Stati, detenendo l’impero quello che esercita la supremazia su di loro. E dal momento che gli Stati Uniti non dominano altri Stati, non possono essere un impero. Né può proclamarli impero il fatto che dominino anche Porto Rico, perché questo territorio ha più volte rifiutato, con referendum, l’offerta di indipendenza. Si direbbe che Washington se lo tenga controvoglia.
Purtroppo la lingua è come un treno in corsa, non si può fermare a mani nude. Non soltanto cambia il senso delle parole ma, soprattutto in Paesi come l’Italia dove la scuola è un parcheggio per adolescenti, nascono anche una nuova grammatica e una nuova sintassi. La lingua “evolve” (mentre un tempo “si sarebbe evoluta”) ed anche se non mi convince affatto la liceità di “a me non convince”, non posso certo “arrampicare sugli specchi” e rimbeccare tutti i colpevoli di questo abominio. Mi guarderebbero stupiti: “Che ho mai detto di così tremendo?” Né potrei parlargli di complemento di termine e di complemento oggetto, perché non sanno che cosa sono.
Dunque la vera definizione delle parole non è quella che danno i dizionari ma quello che intendono i parlanti. Diversamente cretino significherebbe ancora “cristiano”. Così il concetto di impero ha finito con l’avere un’altra accezione. Secondo questa tesi l’impero sarebbe uno Stato talmente importante da avere interessi e influenza in tutto il mondo: tanto che nessun avvenimento gli è estraneo o indifferente. In questo nuovo senso, gli Stati Uniti sarebbero certamente un impero. All’Italia non importava se il Vietnam doveva essere diviso in due, o essere tutto comunista, e mai avrebbe mandato un esercito in quella penisola. Per gli Stati Uniti invece è stato tanto importante impedire la “comunistizzazione” dell’intero Sud-Est asiatico da avere sostenuto una guerra, e non delle più fortunate.
Altro elemento interessante è che molti, quando definiscono gli Stati Uniti un impero, lo fanno con disprezzo, accusandoli di “avere interessi ovunque”. E di perseguirli. Cosa veramente sorprendente. Perché mai dovrebbe essere spregevole chi fa i propri interessi? Non soltanto: l’Italia aveva fortissimi interessi in Libia, e la influenzava. Questa influenza ce la siamo bellamente giocata e mi chiedo quale imbecille oggi potrebbe esserne lieto. Berlusconi aveva ragione nel trattare Gheddafi come un amico. Come disse un Presidente degli Stati Uniti parlando di Fulgencio Batista, ”He is a son of a bitch, but he is our son of a bitch”, è un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana.
Degli interventi militari all’estero degli Stati Uniti io biasimo solo quelli (se mai ve ne sono stati) motivati da ragioni ideali, come proteggere gli oppressi o diffondere la democrazia. Le donne iraniane mi fanno pena, ma non sono per caso le nipoti di quelle che hanno applaudito la cacciata dello Shah, nel 1979?
L’antiamericanismo, come l’antisemitismo, è una sorta di malattia mentale. Una malattia perché nulla giustifica questi atteggiamenti. Poniamo che l’America faccia cinicamente soltanto i propri interessi; poniamo che in politica internazionale si comporti in modo immorale; poniamo che spesso e volentieri abusi della sua forza per piegare la volontà altrui. Ammesso e non concesso tutto questo, a mia volta chiedo: chi non fa soltanto i propri interessi? Chi non abusa della sua forza, appena ce l’ha? La verità è che tutti sono inflessibili moralisti quando devono giudicare gli altri, e di una sospetta, infinita tolleranza quando si tratta di sé stessi. Come ha detto Ernest Renan, “Conosco dei furfanti che non sono dei moralisti, ma non conosco dei moralisti che non siano dei furfanti”.
Non bisogna idealizzare gli Stati Uniti allo scopo – poi – di poterli condannare, come fanno tanti. Io sono un filoamericano sfegatato, ma non vorrei mai vivere negli Stati Uniti, tanti sono i difetti che trovo in quella società, soprattutto nei piccoli centri. Rischierei di soffocare, oltre che essere arso sul rogo. Ma questo non mi impedisce di riconoscere che quel grande Paese è una democrazia, che è più libero della maggior parte dei Paesi europei (inclusa l’Italia), che rispetta al massimo il singolo cittadino, che non demonizza la ricchezza (che io non ho ma che rispetto come motore dell’economia nazionale) e che è infine il centro culturale del mondo. Non perché gli americani siano colti, ma perché il resto del mondo li prende ad esempio in tutte le direzioni, con un atteggiamento gregario pressoché schifoso. A proposito, felice Halloween!
Dimenticavo: Halloween, etimologicamente, significa “tutti i Santi”. Ma chi festeggia Ognissanti, oggi, in Italia? Ecco in che senso gli ignoranti sono plagiati dalle mode statunitensi. Scherzetto o dolcetto? A me sembra proprio uno scherzetto. Di cattivo gusto. Ognuno si sceglie la sua patria ideale. Io sono così arretrato da sentirmi italiano, ogni tanto mi sento progressista e dunque europeo, ma non riesco ancora a sentirmi americano. “Ci sto lavorando”, come dicono nei telefilm (ovviamente statunitensi).
gpardoitaliaoggi@gmail.com

GLI STATI UNITI SONO UN IMPERO?ultima modifica: 2022-10-31T07:22:08+01:00da
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