Gianni Pardo

LA SPREZZATURA DELLA SINISTRA

Alle prossime elezioni la sinistra è data perdente e questo le annebbia il cervello. È come un pugile che, condannato dai pronostici, sin dal “peso” minaccia troppo l’avversario, lo insulta, lo calunnia. E rende evidente la sua paura. Anche nel caso della sinistra, si notano più le sue accuse, fantastiche e velenose, che il suo programma. Ma qui bisogna essere onesti: in fondo neanche gli altri partiti hanno un programma serio. Ciò perché l’Italia ha contratto tali impegni che nel percorso ha la stessa libertà di un treno sui binari.
La sinistra tuttavia aggrava la propria situazione: nel suo scarno progetto ha scelto temi impopolari (un capolavoro la nuova tassa sulle successioni) e per il resto dedica la maggior parte del suo tempo a dire il peggio del peggio di Giorgia Meloni. Che non è il colmo della politologia. E ciò benché gli esperti dicano che la demonizzazione di una persona non raramente irrita gli elettori e si risolve in un vantaggio per la presunta vittima.
Ma i leader di sinistra hanno una ragione più profonda, per commettere questo errore, e cioè la loro antica tradizione di attacchi personali, di disprezzo, e di calunnie nei confronti degli avversari. Perfino il distinto Palmiro Togliatti parlava di prendere a calci nel sedere Alcide De Gasperi. Quando si dice “lo stile”. I comunisti e paracomunisti si sentono sinceramente superiori a tutti. E purtroppo, quanto meno una convinzione è fondata sulla realtà, tanto meno può essere contestata con i fatti. Andate a discutere coi terrapiattisti.
Particolarmente interessante, in questo campo, è la posizione degli intellettuali, “fer de lance” della sinistra. Alla certezza della propria superiorità costoro aggiungono la spocchia castale, quella degli “aristoi” nei confronti della plebe. Cominciò Orazio quando scrisse: “Odi profanum vulgus et arceo, odio il volgo profano e lo tengo lontano. E proseguì, su un registro più alto, Baldassarre Castiglione che, col suo “Il Cortegiano”, insegnò all’intera Europa come comportarsi nella buona società. Una caratteristica fondamentale del suo gentiluomo è la “sprezzatura”, che la Treccani così definisce: “Atteggiamento ostentatamente disinvolto, di studiata noncuranza da parte di chi si sente molto sicuro di sé e dei proprî mezzi”.
Questo atteggiamento non tendeva affatto all’arroganza ma al contrario aveva come primo scopo di evitare l’atteggiamento saccente e docente. Secondo le parole dello stesso Castiglione, si trattava di “usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi”. Atteggiamento di cui troviamo traccia, nei salotti parigini di un tempo, quando si stabilì che il gentiluomo “ne se pique de rien”, non si propone come specialista di niente. Vuol passare per un dilettante quando è invece un illustre scienziato.
Purtroppo non tutti hanno bene inteso i principi di Castiglione. Infatti molti hanno confuso “la superiorità sulla miseria mentale” con la “superiorità sugli altri”. Non a caso, sempre secondo la Treccani, il primo significato di “sprezzatura” è anche, molto semplicemente, “L’essere, il mostrarsi sprezzante”. E questo spiega perché tanti adorano dirsi scontenti di tutto, superiori a tutto, rimanendo implacabili nel rimprovero del minimo errore o della minima gaffe. Ogni loro parola, ogni loro sorriso sarcastico, ogni loro smorfia tende a sottolineare quale grande buon gusto essi abbiano, e quanto inferiori, plebei, impresentabili siano “gli altri”.
Una versione inferiore e quasi parodistica del cortegiano è il dandy. Ma gli uomini di sinistra non arrivano nemmeno al suo livello.
I cittadini ovviamente trovano questi figuri insopportabili – o “antipatici”, come li ha definiti Luca Ricolfi – ma essi non se ne danno per inteso. Infatti, dovendo scegliere una linea di comportamento, nell’attuale campagna elettorale inalberano la manifestazione della loro superiorità ontologica. Arrivano a dire quali avversari hanno il diritto di fare politica e quali no; quali simboli politici sono ammissibili e quali inammissibili (come se falce e martello fossero ammissibili). Insistono su quanto loro sono speciali e migliori, mentre gli altri non soltanto sono plebei e puzzano, ma sono anche un pericolo per la democrazia.
In realtà la democrazia non l’amano, dal momento che essa metterebbe scandalosamente il popolo al loro livello. Per loro nella società dovrebbero comandare i pochi, i migliori, cioè loro. Per diritto divino. Come del resto fanno da una decina d’anni, senza essere mai stati premiati dalle urne.
L’attuale campagna elettorale è resa letteralmente disgustosa dal fiele che trabocca da una parte politica. Essa, come sempre, non riconosce alla controparte nessuna dignità, nessun valore, nessun diritto. I politici di sinistra dànno a tutti e continuamente del fascista (l’ultimo così definito è Carlo Calenda) e non si accorgono che questo atteggiamento è addirittura nazista: il nostro avversario non è qualcuno che la pensa diversamente, è un nemico, è sottoumano, è un “Untermensch”. Un fascista.
Se si discutesse di progetti e programmi, questa campagna elettorale sarebbe semplicemente noiosa, talmente gli impegni dell’Italia non ci lasciano libertà di movimento. Possiamo soltanto mantenere la parola o squalificarci, e perdere i prestiti. Ma la sinistra fa di tutto per farla scadere da noiosa a disgustosa. Alcuni giornali sono così accaniti nel loro sinistrismo che, se i loro editorialisti fossero pagati per sostenere la sinistra, non potrebbero farlo con più ardore. Anche loro si sentono ontologicamente superiori, al punto che ciò li dispensa dal tenere conto dei fatti, quando i fatti hanno l’impudenza di contraddirli.
Un unico vantaggio: per quasi due mesi siamo dispensati dal leggere la maggior parte degli editoriali. Per rispetto del nostro fegato.
giannipardo1@gmail.com

LA SPREZZATURA DELLA SINISTRAultima modifica: 2022-08-16T17:47:56+02:00da
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