Gianni Pardo

SE È LECITO DUBITARE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Spesso i vecchi sono incapaci di capire le nuove tecnologie ma quando dubitano dell’intelligenza artificiale qualche ragione potrebbero averla.
Il personal computer è un’invenzione meravigliosa. Se, trent’anni fa, avessi avuto la curiosità di sapere se mai avessi citato il nome di “Asmodeo”, non avrei mai avuto modo di saperlo. Certo non avrei potuto rileggere le migliaia di pagine che ho scritto, per scovare quel nome. Viceversa oggi, se tutti i testi sono archiviati nel computer, basta che dia un ordine di ricerca, “Asmodeo” e il pc è capace di trovarmi l’unico testo, per esempio del 1993, in cui – per una volta nella vita – ho citato quel demone.
Naturalmente l’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) è molto di più e molto di meglio di un semplice archivista. Essa è arrivata a tali prestazioni che qualcuno si chiede se un giorno non supererà l’intelligenza umana. Basta pensare ai mezzi messi in campo. Il “data base” della mente umana è enorme e tuttavia, se paragonato alla memoria di un supercomputer, è molto limitato. La memoria artificiale non conosce limiti ed il “cervello” del computer è capace di utilizzarla in frazioni di secondo.
Qualcuno dirà che la memoria non è intelligenza, ed è vero. Ma non dimentichiamo che l’AI risulta proprio dall’incontro tra la memoria del supercomputer e l’intelligenza dei programmatori. Se si insegna ad un computer a giocare a scacchi, e gli si mettono in memoria volumi e volumi di letteratura scacchistica, il pc non dimenticherà mai la mossa giusta, anche se è stata fatta soltanto da un campione, quarant’anni fa. Non a caso la competizione tra campione di scacchi e computer ha occupato i titoli dei giornali per anni. E credo che alla fine abbia vinto il computer. Ma proprio questo esempio può servire a spiegare la diffidenza nei confronti dell’AI.
Negli scacchi i dati da tenere presenti sono estremamente numerosi ma, appunto, in numero finito. Come prima mossa abbiamo venti possibilità: ogni pedina ha la scelta fra due mosse (16), i due cavalli (due mosse ciascuno, 4) e si ha un totale di venti possibilità, non di più. Poi, andando avanti, le cose si complicano notevolmente, ma rimane il fatto che in qualunque momento il numero di mosse possibili non è infinito. E il computer è infallibile perché non ha vuoti di memoria, non è mai stanco, non può essere turbato dalla morte di un parente o da una lite coniugale.
Se viceversa si ha da fare con esseri umani, queste variabili sono indeterminate e imprevedibili. I comportamenti umani sono a volte irrazionali, motivati da patologie mentali, da ignoranza o da pregiudizi. Ecco perché un computer difficilmente vincerebbe una battaglia campale: perché in una guerra gli imprevisti – e perfino le follie – non sono l’eccezione, sono la regola. E sono per così dire innumerevoli. Non solo entra in gioco l’emotività e l’umanità di coloro che danno gli ordini, ma anche quella di tutti coloro che li eseguono, dal momento che non sono macchine. In una cascata di variabili praticamente infinita. Per questo Helmuth von Moltke ha potuto dire che “nessuna battaglia si svolge mai nel modo previsto”.
E c’è un altro limite del pc., proprio nel suo campo specifico: per giudicare un problema complesso, il pc si basa sui dati del passato, e in questo è infallibile. Ma chi dice che la situazione presente sia come quelle del passato? Fino ad oggi nella maggioranza dei casi la tale cosa è andata nel tale modo, ma in passato non esisteva la tale invenzione, la tale abitudine, la tale novità. Qualcosa che ha modificato le abitudini e la mentalità della gente al punto che ciò che avveniva dieci anni fa ora non significa niente. Non solo: può esserci stato un avvenimento recentissimo che turba l’opinione pubblica e, temporaneamente, la gente si comporta diversamente da come si comporta di solito. Se i giornali dicono – invento – che negli ultimi giorni tre persone sono morte dopo aver mangiato carne di maiale, anche se non è sicuro che la causa sia stata la carne di maiale – quanta gente, in questi giorni, si asterrà dal comprare carne di maiale? Tutte le Borse del mondo sono piene di computer che esaminano il passato e cercano di trarre auspici per l’avvenire, e tuttavia la Borsa rimane tanto imprevedibile che praticamente tutti ci abbiamo perso dei soldi.
L’errore di fondo dell’Intelligenza Artificiale è che essa è logica, meccanica, si fonda sul passato e sulle statistiche, mentre la realtà è spesso illogica, imprevedibile, emotiva e diversa dal passato. Senza dire che essa non vale nulla per i problemi individuali. “Il mio matrimonio è in crisi: mi devo separare da mia moglie o non mi devo separare?” Quale computer mai potrebbe risolvere un simile dubbio? Si potrebbe esprimere il concetto ancora in un altro modo. Blaise Pascal ha distinto l’“esprit de finesse” (lo spirito di finezza, l’intuizione) e l’“esprit de géometrie” (il ragionamento). La morale, la religione, la filosofia, l’arte fanno parte dell’esprit de finesse, in cui l’intelligenza artificiale non trova cittadinanza, se non come fornitrice eventuale di dati, non di giudizi. Mentre è concepibile che l’intelligenza artificiale sia perfettamente capace di fare i più complicati calcoli per il cemento armato di un nuovo ponte.
L’intelligenza artificiale va benissimo per ogni problema che possa essere risolto dalla memoria e dalla programmazione dei competenti, ma non può ancora andare oltre questi due limiti: appunto, la memoria dei fatti e l’intelligenza dei programmatori. E poiché l’intelligenza di questi ultimi è umana, è improbabile che l’intelligenza artificiale la superi. Non credo che un computer riuscirà mai a superare Mozart, come compositore.
giannipardo1@gmail.com

SE È LECITO DUBITARE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALEultima modifica: 2022-08-10T07:31:31+02:00da
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