Gianni Pardo

CAMPAGNA ELETTORALE EMETICA

È appena cominciata la campagna elettorale e improvvisamente – soprattutto a sinistra – tutti sembrano delle belve assetate di sangue. Scrivere intingendo la penna costantemente nel disprezzo, nell’esagerazione, nell’irrisione – occasionalmente nella calunnia e comunque sempre nel fiele – per me è indice di squilibrio mentale. Friedrich Nietzsche ha scritto che “nessuno fa paura agli altri se non fa paura anche a sé stesso”. E lo stesso vale per l’odio. Chi erutta così facilmente il proprio risentimento non è contento né di sé né della vita.
Prendiamo l’esempio opposto. Socrate fu un intellettuale e un uomo tanto intelligente che tutti pensavano che, se si fosse acconciato a sfruttare professionalmente le sue capacità dialettiche, avrebbe potuto guadagnare molto. Ma il filosofo era troppo sopraffatto dall’ironia, anche nei confronti di sé stesso, per aspirare al successo sociale o finanziario. Spregiava persino le autorità e tuttavia, incontrando per strada un tizio qualunque, lo trattava col massimo rispetto e addirittura gli chiedeva lumi sui problemi etici. Spesso finiva col ridicolizzarlo, ma tanto sottilmente che quello nemmeno se ne accorgeva. Non sono uno specialista ma non ricordo che abbia mai dato a qualcuno del cretino, del disonesto, del corrotto.
Del resto la benevolenza nei confronti del prossimo era in linea con la sua teoria secondo cui tanta gente “fa il male” soltanto perché “non conosce il bene”. Dunque non tanto per nequizia, quanto per ignoranza. Ed anche non tanto per malvagità, quanto per stupidità. E poiché nessuno sceglie scientemente e volontariamente di essere ignorante o stupido, Socrate fu pieno di bonomia. E tuttavia l’intera Atene intellettuale lo considerava un grande. Platone addirittura fece in modo che questo pensatore – che non scrisse una riga – non fosse dimenticato dalla posterità.
Per giunta Socrate era quietamente, profondamente amato da tutti: nel Convivio si vede con quanto rispetto e affetto fosse trattato perfino da un cavallo ribelle alla cavezza come Alcibiade.
Al contrario, questi giornalisti militanti e questi politici mordaci sono autentici dispensatori di patenti di moralità e “haters” (odiatori) seriali. Dunque degli sconfitti della vita. Quando si è sereni, quando si vive una bella esistenza e ci si sente amati, odiare diviene difficile. Ci si può arrivare, se costretti dalla nequizia del prossimo, ma sentendo come un fallimento non essere riusciti a farci amare perfino da chi ci voleva male. Se il personaggio di Gene Kelly (nel film “Singing in the Rain”) canta sotto la pioggia, e ad un certo momento scosta l’ombrello per offrirsi al diluvio a braccia spalancate, è perché è felice, è innamorato, e vorrebbe abbracciare l’intera natura. Ecco l’immagine dell’uomo vincente. L’odiatore è invece qualcuno che vorrebbe punire il mondo per averlo deluso, per non averlo apprezzato, per averlo lasciato da parte.
Né la rivalità politica giustifica l’odio. Il disprezzo o il sarcasmo non sono argomenti: sono l’espressione dei propri sentimenti. E se la poesia lirica è in disarmo, talmente i sentimenti degli altri ci interessano poco, figurarsi quanto possono interessare i sentimenti dei politici e dei giornalisti. In politica bisognerebbe discutere di programmi, dimostrandone la validità, l’opportunità, la fattibilità: dire che l’avversario è brutto (si è arrivati ad irridere Brunetta per la sua statura) è come obiettare, a chi sostenesse che Socrate fu un grande filosofo, che era brutto. Nello stesso modo, in un mondo in cui si è virtualmente condannati a morte per il minimo peccato di razzismo o sessismo, non dovrebbe essere lecito escludere la possibilità che Giorgia Meloni divenga Presidente del Consiglio perché è una donna. O, ancora peggio, perché sarebbe fascista, quando la signora è nata decenni dopo le fine del fascismo. Mentre nessuno ha quotidianamente dato del fascista a Dario Fo, repubblichino di Salò. E mentre Scalfari, nume della sinistra, pace all’anima sua, in gioventù fu convintamente fascista. Ma avrebbe avuto senso rinfacciarglielo? Fu anche lui figlio del suo tempo. Dunque che non si rompano le scatole a Giorgia Meloni. Si discutano i suoi programmi politici, se non piacciono, ma parlare di fascismo è semplicemente ridicolo. Nei panni di lei, io accuserei Enrico Letta di essere monofisita. Tanto per vedere lo smarrimento nei suoi occhi. Nemmeno i comunisti ormai sono stalinisti e dovremmo attardarci in questo vecchiume? Con tutti i problemi che abbiamo e non sappiamo come risolvere?
Qualcuno potrebbe dirmi che Enrico Letta è persona troppo perbene e troppo raffinata per pensare che la Meloni sia fascista ma quell’accusa ancora oggi è un’arma efficace, ed egli la usa. Difesa abile, ma non convincente. Se un uomo vuole portarsi a letto una donna, e le fa la corte, le fa dei regali, la colma di attenzioni, sono affari suoi. Ma se, soltanto per portarsela a letto, le fa credere che l’ama, no, non sono d’accordo. È un gaglioffo. Ecco perché, nei panni di Letta, non mi abbasserei ad usare uno strumento che puzza. E se lui lo usa, vuol dire che per lui non puzza.
Comunque, questa campagna elettorale è cominciata proprio male. Credo non sia passata una settimana dalla caduta del governo Draghi, e già ce n’è abbastanza per essere arcistufi.
giannipardo1@gmail.com

CAMPAGNA ELETTORALE EMETICAultima modifica: 2022-07-26T08:26:12+02:00da
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