Gianni Pardo

LA PARATA DI MOSCA

Così, abbiamo avuto la tanto attesa parata moscovita per il “Giorno della Grande Vittoria” nella “Grande Guerra Patriottica”. Mussolini è morto, Hitler è morto, è morto anche Stalin (pareva impossibile, dato il suo potere) e le parate sono ancora lì. Naturalmente, per essere memorabili, le parate devono essere impressionanti. “Oceaniche”, come credo si chiamassero allora. Armate e fiere. Un’esibizione di tremendi muscoli. Una rassegna delle armi di cui si dispone, in modo che i possibili nemici ci pensino due volte, prima di respirare fuori tempo. Insomma una pagliacciata. E infatti Hitler ne commissionò l’organizzazione a un esperto “scenografo”.
Ma nel mondo c’è gente di palato tanto accomodante da amare anche le parate. Gli americani organizzano patetiche “parade” anche nei piccoli centri, e a volte ricordano più i pic nic e le fiere paesane che le esibizioni guerriere. Ma niente “parade” con sfilate di carri armati, sorvolate da aerei supersonici. Il potere militare dell’America è noto, non serve sottolinearlo. E poi, una parata come quella di Mosca in America sarebbe subito definita “nazista” dal resto del mondo.
Ma andiamo alla parata di oggi, che ha avuto qualcosa di patetico. La Russia vuole impressionarci col suo esercito numeroso e armato fino ai denti, e la realtà ci dice che quell’esercito numeroso e armato fino ai denti fino ad ora non ha battuto l’Ucraina. E questo rischia di fare considerare pagliacciate anche le cannonate. Uno si dice quasi: è significativo che siano caricati a salve.
Ma l’occasione di questa parata era importante – prevedevano tutti – per ciò che avrebbe detto Putin. Qualcuno ha pensato che avrebbe dichiarato la Terza Guerra Mondiale. Qualcun altro che avrebbe minacciato ancor più specificamente l’Occidente con i suoi missili nucleari. Qualcuno ancora che annunciasse la mobilitazione generale e perfino – i più ottimisti – la pace in Ucraina. Ma Putin, che non è matto come molti pensano (al massimo è paranoide) non ha detto niente di tutto questo. Ha soltanto sparato un bel po’ di bugie, ma le bugie a Mosca sono come i taxi a New York, ne incontri continuamente e non ci fai più caso.
Eccone un piccolo campionario. La guerra ha risposto a “una minaccia diretta vicino ai confini russi”. Infatti ce la ricordiamo bene la sfilata di 180.000 uomini con innumerevoli carri armati lungo i confini ucraini. Ma – Putin ci scuserà – nella nostra memoria quegli uomini e quei carri armati erano russi. Una minaccia alla Russia perché “un attacco era stato preparato, anche alla Crimea”. Prove? Nessuna. Ma del resto, come dimostrare le bugie? Se si potessero dimostrare non sarebbero bugie. La Russia ha sempre voluto “un sistema indivisibile per la sicurezza, ma la Nato non ci ha ascoltato”. Prove, prove, prove. Ai soldati ha detto che stanno combattendo “per la nostra gente nel Donbass e per la sicurezza della patria”. Un momento, il Donbass è in Ucraina, com’è che lui parla di “nostra gente”? L’aveva annesso il Donbassa, l’Ucraina l’aveva riconquistato e ora la Russia reagiva? Tutta una pagina di storia che non ricordo. Né basta che lì parecchia gente parli russo. Perché se questo bastasse, la Francia si riprenderebbe il Belgio francofono, la Germania imporrebbe all’Austria una nuova Anschluss e, soprattutto, la Spagna si riprenderebbe tutta l’America Meridionale (salvo il Brasile), tutta l’America Centrale ed anche quella parte di America Settentrionale che si chiama Messico.
“L’aggressione” della Crimea (e quando si è avuta?) “è stata una minaccia ai confini, inammissibile per noi. Il pericolo è cresciuto ogni giorno, il nostro è stato un atto preventivo, una decisione necessaria e giusta”. Puro delirio. Come quest’altra frase: “Se ci fosse stata anche una possibilità di risolvere la questione ucraina pacificamente, la Russia l’avrebbe usata”. Bastava che l’Ucraina si arrendesse senza condizioni e Mosca se l’annettesse: che problemi c’erano? Kiev non aveva che da accettare subito questo meraviglioso piano di pace.
La vera sostanza è che Putin non ha potuto annunciare né la vittoria sull’Ucraina, né una grande vittoria campale, né una fine prossima della guerra. Ha detto una sola verità: “L’operazione militare speciale” in Ucraina “produrrà risultati”. E su questo non ci piove. Un po’ come la Pizia quando predisse a Creso che avrebbe distrutto un impero. Che poi risultò essere il suo. Chissà se Putin non fa lo stesso errore.
C’è da piangere su questa Russia. E da strapparsi i capelli pensando che forse non è nemmeno la Russia attuale: è la Russia eterna.
Gianni Pardo

LA PARATA DI MOSCAultima modifica: 2022-05-09T16:48:59+02:00da
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