Gianni Pardo

IL GUERRIERO RILUTTANTE

Appena ha potuto, Roma ha conquistato il mondo. E in modo simile si sono dilatate Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra dopo la scoperta dell’America. Gli Stati Uniti invece, forse perché hanno debuttato come ex colonia della Corona inglese, non hanno mai avuto la tentazione di andare oltre i loro limiti “naturali”. La geografia in questo li ha favoriti: l’America, come un castello medievale, è difesa ad est ed ovest da due sconfinati fossati chiamati oceani.
Divenuto grande potenza, quel Paese ha vissuto la sua speciale situazione come la possibilità di scegliere tra l’isolazionismo (“Non ci importa nulla del resto del mondo”) e l’interventismo anche per motivi morali (quell’atteggiamento di “gendarme del mondo” su cui tanto si è ironizzato). Passando più volte dall’una all’altra tendenza.
Da un decennio e più, prevale l’isolazionismo. Obama ha minacciato fuoco e fiamme se in Siria fossero state usate armi chimiche (parlava di “Una linea rossa da non oltrepassare”) e poi, quando sono state usate, non ha fatto nulla. Anche Trump ha avuto l’aria di dire agli alleati europei: “Alla vostra difesa pensateci voi”. E quando infine Biden ha ritirato goffamente i soldati dall’Afghanistan, il mondo ha avuto la conferma finale della tendenza.
L’America profonda non ama la guerra. L’abbiamo visto nel ritardo con cui essa è stata coinvolta nella Prima Guerra Mondiale e quanto pesò, per quella decisione, la morte dei 1.400 passeggeri del “Lusitania”. Analogamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno soltanto aiutato generosamente la Gran Bretagna sotto attacco e alla fine fu la Germania a dichiarargli guerra, non l’inverso. Lo stesso avvenne con Pearl Harbour. I giapponesi hanno pensato di vincere con un sol colpo una guerra non dichiarata, hanno trascinato Washington in un conflitto e ne sono stati annientati.
L’America è un guerriero riluttante e lo si è visto anche nelle scorse settimane. In gennaio chi mai pensava ad uno scontro fra armi russe e americane? In giro si dicono troppe sciocchezze al riguardo. Non dimentichiamolo: è la Russia che ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, convinta che l’America non avrebbe mosso un dito. Gli Stati Uniti, per parte loro, erano talmente convinti che l’Ucraina si sarebbe arresa che hanno subito offerto a Zelensky di aiutarlo a fuggire. È stato soltanto quando l’Ucraina si è difesa come gli americani a Fort Alamo, e quando i russi hanno esagerato in distruzioni, violenze ed efferatezze, che l’anima del gendarme del mondo si è risvegliata. Così abbiamo rivisto l’America interventista e il mite Biden ha sfoderato la spada.
Non è vero che in Ucraina gli Stati Uniti combattono contro la Russia facendo morire gli ucraini al loro posto. Gli ucraini si difendono eroicamente e gli Stati Uniti intervengono affinché non lo facciano a mani nude. Ché se poi gli ucraini non vincessero, c’è caso che gli Stati Uniti intervengano personalmente, che Dio ce ne scampi e liberi. Essi combattono infatti malvolentieri ma una volta in guerra mettono in gioco una potenza spaventosa. Un guerriero riluttante non è per questo un agnello. E qui mi sovviene un indimenticabile detto siciliano: “Di’ mi ni scanza d’a livata di l’omu bonu”, Dio ci scampi dalla reazione dell’uomo buono. Putin, soprattutto dopo la Crimea e dopo le ultime scene di Kabul, pensava di avere a che fare con l’uomo imbelle e di avere mano libera. Non conosceva il proverbio siciliano. E forse neppure la storia.
Benché nazione tendenzialmente pacifica, se si lanciano in una guerra “seria” gli Stati Uniti divengono un drago. Nella Seconda Guerra Mondiale sono intervenuti così pesantemente che oggi tutti sono convinti che “l’America ha vinto la Seconda Guerra Mondiale”. Quasi da sola. Come se nel frattempo gli inglesi e il loro Impero si fossero dedicati a cogliere margheritine.
Tutti possiamo sbagliarci, riguardo al futuro, ma mi stupirebbe che questa guerra finisse diversamente dalle precedenti.
giannipardo1@gmail.com

IL GUERRIERO RILUTTANTEultima modifica: 2022-05-01T20:53:46+02:00da
Reposta per primo quest’articolo