Gianni Pardo

PREVISIONI PRESIDENZIALI

Giocare a fare previsioni sull’elezione del Presidente della Repubblica non è ancora uno sport fuori tempo massimo. Infatti non è esatto dire che l’elezione è fissata per il 24 gennaio: in quella data comincia. E chissà quando finirà.
Primo problema: che fine farà la candidatura di Silvio Berlusconi? Ovviamente mi stupirebbe che andasse molto lontano. E ancor più mi stupirebbe se Berlusconi fosse eletto quando ancora sono richiesti i due terzi dei voti. Su questa ipotesi non scommetterei neppure un nichelino.
In realtà, il nichelino ce lo scommetterei se credessi possibile il miracolo che Berlusconi sia in grado di convincere tutti i suoi possibili elettori che, nominato lui, non si andrebbe a nuove elezioni. In questo caso egli diverrebbe il “candidato naturale” di coloro (e sono molti) che non vogliono perdere il seggio. E perché parlo di un miracolo? Non soltanto perché nessuno mai può dare garanzie per il futuro ma perché in particolare non possono darne i politici. O non sono credibili se le danno. Credere sulla parola a Berlusconi? Neanche i suoi fedelissimi lo farebbero. Ecco perché mi terrei stretto quel nichelino.
Tutto ciò posto, se è vero, come è stato detto, che in questa occasione si voterà soltanto una volta al giorno, abbiamo “scapolato” il 24, il 25 e il 26, i giorni in cui il quorum è di due terzi. Ma in queste elezioni si sarà visto un primo orientamento degli elettori. E su questi risultati tutti rifletteranno fino a farsi fumare le meningi. Escluse le designazioni irridenti (Cicciolina? Scilipoti? Antonio Razzi?) si vedrà quali sono quelle che potrebbero essere prese sul serio. E fra queste scommetterei il mio nichelino che ci sarà quella di Berlusconi. Ma quanti voti avrà preso?
Da questo numero dipenderà il seguito della sua candidatura. Se sarà paragonabile alla maggioranze semplice (505, salvo errori), non sarei stupito se il Cavaliere insistesse, tentando di spuntarla.
Se invece ne sarà lontano – per pregiudizio viscerale, per l’opposizione della sinistra, per la sua età, o per le sue condizioni di salute, non del tutto ignote agli “addetti ai lavori” – ma rimarrà lo stesso credibile, ecco scattare il piano B. Nell’intreccio di telefonate segrete, comincerebbe a circolare questa tesi: “Abbiamo capito che non volete Berlusconi presidente, ma è chiaro che se insistiamo qui non andiamo da nessuna parte. Se noi rinunziamo a lui, voi accettate di votare X? Sapete benissimo che è una persona stimabile ed equilibrata, certo più di quanto non siano stati tanti Presidenti di sinistra. Mettiamoci d’accordo sul suo nome, e così ce ne torniamo a casa”.
Se invece il numero di voti di Berlusconi fosse basso, tanto da dimostrare che nemmeno la maggioranza dei suoi lo sostiene nel segreto dell’urna, il Cavaliere si potrebbe ritirare irritato nella sua tenda, come Achille, e il centrodestra si troverebbe in una bella difficoltà. La coalizione si dimostrerebbe poco coesa e poco affidabile e la sinistra rialzerebbe la testa. Ma non tanto. Perché se i voti di centrodestra non saprebbero chiaramente dove andare, non lo saprebbero neppure quelli di centrosinistra. E così il tempo necessario per mettersi infine d’accordo, perché un Presidente bisognerà comunque eleggerlo, potrebbe essere più lungo del previsto. Il Presidente Leone è stato eletto dopo ventuno votazioni, e allora si votava più di una volta al giorno. Oggi, per ventuno votazioni, escludendo le domeniche, si andrebbe, salvo errori, al 16 febbraio. E nessuno dice che ce la faremmo dopo ventuno tentativi. I record sono fatti per essere battuti.
Prima di concludere, due argomenti “evergreen”. Uno è quello della possibile conferma di Sergio Mattarella. Il Presidente ha detto e fatto tutto quanto in suo potere per far capire che non intende accettarla. Avrà i suoi motivi, ed oggi fra questi motivi bisogna mettere anche la sua serietà: dopo tutte le volte in cui ha detto “no”, sarebbe strano che dicesse “sì”. Fra l’altro è innegabile che molti intenderebbero questa riconferma come destinata a scadere insieme con la legislatura. Dunque poco seria, poco dignitosa, e soltanto intesa a non mettere a rischio lo stipendio dei parlamentari. Temo proprio che la speranza che Mattarella cavi le castagne dal fuoco per i parlamentari del Movimento sia poco fondata.
Il secondo argomento riguarda Draghi, che tanti vorrebbero vedere al Quirinale, non senza comprensibili motivi. Il primo è che si tratta di una figura molto credibile, anche in campo internazionale: per l’Italia sarebbe dunque una garanzia di stabilità per sette anni. Purtroppo, se Mario Draghi è il concorrente ideale per l’Italia, non lo è per chi dovrebbe eleggerlo. Vediamo perché.
Prima ipotesi: Draghi è eletto presidente. Dal giorno dopo cade il governo e bisogna formarne un altro. Ma con quale maggioranza? Chi ci sta? Ci si riesce o non ci si riesce? E se non ci si riesce, se Draghi è costretto a sciogliere le Camere, come diceva un mio zio: “Chi la porta questa notizia a casa?” Naturalmente nessuno dice che andrebbe così. Ma chi può dimostrare che NON andrebbe così?
Seconda ipotesi, Draghi non è eletto presidente. Ovviamente nessuno proverà a smuoverlo da Palazzo Chigi, proprio per evitare il pericolo di cui al paragrafo precedente. Non solo: la stessa Europa sarebbe gravemente allarmata dalla caduta di questo governo di (dis)unità nazionale che tira avanti, bene o male, cercando almeno di apparire capace di realizzare le condizioni richieste dal Pnrr.
Per giunta, anche ad ammettere che Draghi speri di divenire Presidente della Repubblica, se non lo eleggono avrebbe tutto l’interesse, per sé e per l’Italia, di tenersi stretto Palazzo Chigi. Assicurando così in concreto il non scioglimento delle Camere, e facendo tirare a tanti parlamentari un sospiro di sollievo tanto forte da somigliare a un tornado.
Contro la candidatura di Draghi opera l’interesse di chi dovrebbe eleggerlo. Perdere il tempo – come fanno tanti editorialisti – a dimostrare quanto converrebbe all’Italia averlo Presidente per sette anni, è una dimostrazione di ignoranza: questi signori non conoscono l’aurea massima di La Rochefoucauld secondo cui “Tutte le virtù si perdono nell’interesse come tutti i fiumi si perdono nel mare”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
17 gennaio 2022

PREVISIONI PRESIDENZIALIultima modifica: 2022-01-17T16:44:02+01:00da
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