Gianni Pardo

IL PREZZEMOLO E L’ESTINTORE

In seguito al progressivo disimpegno americano dall’Europa parecchi commentatori e parecchi uomini di governo si preoccupano della sicurezza del Continente. Ma se ne parla come di qualcosa che riguarda il futuro. Qualcosa di cui sarebbe bene occuparsi, ma senza premura. Forse è un optional. Un soprappiù derivato da un eccesso di pessimismo. A mio parere invece si tratta di qualcosa di tanto importante che un giorno potremmo amarissimamente rimpiangere la nostra superficialità.
La Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato per l’Europa un tale shock, un tale trauma, che abbiamo visto la sua conclusione come la chiusura di un passato che non sarebbe mai più tornato e l’apertura di un nuovo, immutabile futuro. Il silenzio delle armi, a partire dal 1945, ha cristallizzato il presente come punto d’arrivo della storia. Pur di non turbare la pace ritrovata, per molti decenni nessuno ha osato mettere in discussione le frontiere più assurde(1).
L’errore dell’Occidente è stato dimenticare che la storia è divenire, non essere. Da un lato l’Europa ha accettato certi dogmi come inconcussi articoli di fede: la pace, la democrazia, lo statalismo; dall’altro ha escluso dalla realtà, rigettandoli in un incubo irreale, fenomeni come la guerra, la povertà e la schiavitù. Quella che potrebbe imporci il “barbaro”, come l’Unione Sovietica l’ha imposta all’Europa dell’Est per mezzo secolo.
Dopo il 1945 abbiamo creduto di poter ribaltare il mondo quale appariva prima. Prima tutti o morivano in battaglia o combattevano per sopravvivere alla fame e alle bombe. L’Europa era in fiamme e gli dei dell’Olimpo sembravano assenti: sul trono di Giove sedeva Marte. Poi, quando finalmente abbiamo avuto la pace, non l’abbiamo ricevuta come meritava, cioè come uno stato da preservare con la massima cura, ma come una definitiva evidenza che andava avanti da sé. Un fatto che nessuno mai avrebbe osato mettere in discussione.
Una volta che abbiamo visto Germania e Francia riconciliate, e perfino la Gran Bretagna divenuta parte attiva del concerto europeo, abbiamo pensato di aver raggiunto la fine della storia. Nessuno mai avrebbe più turbato questo irenico club di benestanti. Insomma ci siamo comportati come degli sciocchi nobili decaduti che, avendo deposto le spade e le lance con cui si erano scannati, hanno dimenticato che oltre a loro c’erano nel mondo dei contadini e dei barbari capaci di infilzarli coi forconi.
A questa stupida illusione ci ha spinti anche la situazione geostrategica. La Russia, armata fino ai denti, incombeva da est e l’Europa era talmente ridotta all’anno zero che in tanto poteva essere salvata dalla schiavitù – come già era già capitato all’Europa dell’Est – in quanto gli americani fossero stati pronti ad intervenire con quelle armi che noi stramaledivamo, giocando all’antiamericanismo. Ma oggi quella sicurezza non c’è più.
Ecco perché la tragedia della pacifica Europa è di tipo militare. Nel momento in cui la Russia non può o non vuole più invadere l’Europa Occidentale, e nel momento in cui gli americani non possono o non vogliono più morire per noi, starebbe a noi essere pronti a difendere la nostra indipendenza. Invece rimaniamo convinti che Roma non abbisogni di mura perché è Roma. Dimenticando che, se abbassiamo la guardia, arriverà un momento in cui, pur alzando delle mura, non riusciremo a fermare Alarico.
Qualcuno potrebbe chiedere da chi mai dovremmo progettare di difenderci, se la Russia pensa agli affari suoi e nessuno ci minaccia. Ma ciò corrisponderebbe a dire che, fra il momento in cui sorge la minaccia e quello in cui si sia pronti a difendersi, passi abbastanza tempo per riarmarsi. E non è sempre così. Il Regno Unito, difeso dal mare e non dovendo costruire carri armati, nel 1940 non riusciva nemmeno a costruire abbastanza aerei e la Battaglia d’Inghilterra, pur gloriosa, è stata vinta per un pelo.
Certo, almeno due Stati – Francia e Inghilterra – hanno un esercito e una marina. Ma da un lato non li hanno grandi Paesi come la Germania, dall’altro tutto il resto del Continente ha eserciti tanto per fare qualche parata. Per giunta, il poco che l’Europa ha come difesa militare è frastagliato, diviso in cento comandi e reso inefficiente dalla mancanza di coordinamento. Per questo i Paesi dell’Est, costantemente allarmati dall’aggressività russa, sperano di essere ancora e sempre difesi dagli americani. Purtroppo la Nato è sempre più scolorita e lontana. Gli Stati Baltici e la Polonia ormai sanno di non potere più contare su quell’Europa Occidentale di cui tanto appassionatamente quanto vanamente sentono di fare parte.
Nessuno più conosce il latino e la storia romana, ma il principio è sempre valido: si vis pacem para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra. Noi europei invece siamo convinti che se si vuole la pace non bisogna essere armati. Come se una preda indifesa fosse l’ultima che le iene attaccano. Abbiamo totalmente dimenticato la lezione della storia, e questo benché abbiamo avuto l’occasione di un formidabile ripasso nel 1940. Non soltanto la Germania ha fatto un solo boccone di tanti stati pacifisti e sostanzialmente disarmati, ma la stessa Francia è stata definitivamente umiliata, a causa della sua impreparazione bellica. Quanto all’Inghilterra, pur composta in quel momento da un popolo di eroi, si è salvata per la presenza della Manica, diversamente avrebbe fatto la stessa fine della Francia. Lo spirito dell’Europa di quel tempo era meglio rappresentato dal mite Chamberlain che dal focoso guerrafondaio Churchill.
Ma quella lezione non servì a molto. Non soltanto in seguito la maggior parte dei Paesi è rimasta disarmata ma la stessa Francia dissennata della Quarta Repubblica votò contro l’esercito europeo (la famosa C.E.D, Communauté Européenne de Défense). Così ci affossò definitivamente, rendendoci una colonia americana. E per giunta una colonia di cui gli americani si sono stancati .
Ma non è che i nostri governanti non si occupino del nostro futuro. Infatti da mane a sera parlano di ecologia, di transizione digitale,di decarbonizzazione e di altri problemi epocali. Seguendo in questo un gigantesco uomo di Stato come Greta Thunberg. Di difesa se ne parla come di qualcosa di futuro ed eventuale. Non sappiamo più come si usa un cannone e forse vorremo mettergli le pattine per non danneggiare la cera.
L’Europa è occupatissima a dosare la quantità di prezzemolo nell’intingolo, piuttosto che comprare un estintore per il caso che la cucina vada a fuoco. Ma già, chi ha mai mangiato un estintore?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
8 ottobre 2021
(1) L’unico che l’ha fatto (Putin, con la Crimea) ha soltanto riconfermato la brutalità del suo Paese e la debolezza dei pacifisti dinanzi al più grave sfregio della legalità internazionale. Ma la cosa ha avuto il sapore di un problema all’interno di una stessa nazione, la vecchia Unione Sovietica

IL PREZZEMOLO E L’ESTINTOREultima modifica: 2021-10-09T12:22:23+02:00da
Reposta per primo quest’articolo