Gianni Pardo

RIFORMA DELLA RIFORMA CARTABIA

Dopo averla approvata
Normalmente la riforma del processo penale firmata Cartabia dovrebbe piacermi. Sono per i processi brevi, e penso che i magistrati, a forza di non essere mai sanzionati, battano fiacca (non tutti, ovviamente). Ma ciò non mi impedisce di vedere che, così com’è congegnata, troppi processi andranno in fumo, dopo quattro o cinque anni inconcludenti.
Non penso che tutta l’intelligenza dell’Italia si sia rannicchiata nel mio cervello e che la dott.ssa Cartabia,e lo stesso Mario Draghi non sappiano perfettamente, e meglio di me, che la riforma così com’è oppone a un disastro – la lentezza della giustizia – un altro disastro: l’impossibilità, per molti processi, di arrivare a sentenza definitiva. Dunque se agiscono come agiscono, devono avere un preciso scopo e un piano di attuazione.
Innanzi tutto sanno che la riforma della prescrizione, voluta dal ministro Alfonso Bonafede, e sostenuta (horribile dictu) anche dal Pd, è un tale obbrobrio giuridico che l’Europa non poteva continuare a considerarci un membro democratico dell’Unione, se l’avessimo mantenuta. Proprio l’eccesso giustizialista di quella riforma ha innescato una reazione che non guarda in faccia a nessuno, e che è disposta ad arrivare al terrorismo democratico. Prima si potevano tormentare eternamente anche gli innocenti, ora si rischia di mandare impuniti, in breve tempo, troppi colpevoli. Ma una volta che si è impressa al Paese una svolta così brutale, bisogna mettere rimedio alle principali conseguenze negative.
Dopo avere identificato lo scopo – l’approvazione dell’Europa – è necessario un piano di attuazione. E questo piano d’attuazione, da approvare a tappe forzate, potrebbe comprendere almeno i seguenti punti. Una legge che abolisca la foglia di fico dell’obbligatorietà dell’azione penale. Dunque i magistrati potrebbero essere tenuti ad occuparsi di quei processi che, non conclusi con una sentenza, provocherebbero un serio allarme sociale. Il Ministero dice: “quest’anno sono prioritariamente da perseguire i tali e tali reati, a partire dal tale livello di gravità”. E i magistrati obbediscono.
Secondo provvedimento: dal momento che il dovere dell’accusa (Procura della Repubblica e Pubblici Ministeri) comporta meno responsabilità dell’essere giudici, si spostino tutti i magistrati alla giudicante, affidando la requirente, come nel sistema anglosassone, ad avvocati reclutati allo scopo dallo Stato. Questo aumenterebbe di un bel numero di effettivi i magistrati giudicanti.
Terzo provvedimento, una robusta depenalizzazione degli illeciti. In Italia la materia penale è troppo vasta, e troppo facilmente un comportamento censurabile è chiamato reato. Si infliggano delle ammende, magari oblabili, ma si scarichino i Tribunali di molto ciarpame giuridico. E si trovino strumenti repressivi ugualmente dissuasivi, se possibile.
Quarto provvedimento: dal momento che i giudici sono troppo pochi (dicono, ma non è vero, basti guardare ai Paesi a noi vicini, ma facciamo che sia vero) dal momento che i giudici sono troppo pochi, assumiamo come magistrati, su designazione dei magistrati togati in collaborazione col Consiglio dell’Ordine, avvocati con oltre vent’anni di iscrizione all’albo. Mantenendo la loro specializzazione civilistica o penalistica.
Infine si indìcano veloci concorsi per esami per assumere molti giovani come magistrati, come cancellieri e come ausiliari di giustizia, rendendo obbligatoria la materia cybernetica o come si chiama. Insomma i nuovi assunti devono essere in grado di battere a macchina, consultare internet, usare la posta elettronica e via dicendo. Abbiamo bisogno di magistrati del Ventunesimo Secolo.
Naturalmente la lista non è esauriente e io non sono certo la persona più competente, in questo campo: ma volevo segnalare che non basta perseguire uno scopo e, come si dice, buttare il cuore oltre l’ostacolo. È anche necessario ricordare che non basta dire, come pare dicesse Napoleone,”Le salmerie seguiranno”. Perché se poi non seguissero sarebbero guai.
Come si vede tuttavia alcune delle modifiche proposte non richiedono né molto tempo né molto denaro. E la situazione potrebbe in breve tempo migliorare.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
21 luglio 2021

RIFORMA DELLA RIFORMA CARTABIAultima modifica: 2021-07-21T10:21:23+02:00da
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