Gianni Pardo

IL SENSO DEI SECOLI

Un articolo che dedico al prof.Teresio Avitabile
che mi ha operato di cataratta
Ogni tempo ha i suoi eroi. Per esempio i romani dell’età imperiale avevano come eroi del giorno i migliori gladiatori. Tanto che i nomi di alcuni di loro sono giunti fino a noi, o almeno a quelli che, fra noi, sono specialisti di queste cose.
Probabilmente tuttavia anche i contemporanei sapevano che c’era una differenza non soltanto fra gli eroi mitologici (Teseo) e quelli reali (Leonida) ma anche fra quelli veramente importanti (Cesare) e quelli antologici, da curiosità storica, come Spartaco, O, per venire ai nostri giorni, Che Guevara.
In quest’opera di scrematura il tempo è spietato. Per qualche decennio la bellissima “Diva dagli occhi viola”, l’eptasposata Elizabeth Taylor, può essere stata una tale celebrità mondiale da far passare per una meteora Marilyn Monroe. Eppure mezzo secolo dopo, se in un quiz fanno il suo nome, molti giovani laureati scuoteranno la testa: “Mai sentita dire”. E lo stesso per i cantanti, i calciatori, e persino i dittatori che non hanno ammazzato abbastanza gente. Come Ulbricht o Ceausescu.
Il Ventesimo Secolo ha conosciuto una folla di questi “eroi” di seconda categoria, con la scadenza incorporata. I pochi che nessuno dimenticherà, saranno ricordati più per i loro demeriti che per i loro meriti, come Hitler. In questo senso quello che fu chiamato il Secolo Breve (perché sarebbe dovuto andare dall’inizio della Prima Guerra Mondiale al crollo dell’Unione Sovietica, meno di ottant’anni) si sta rivelando il Secondo Interminabile. L’insignificanza sociale del XX Secolo si prolunga nel XXI.
Qui bisogna intendersi. Un secolo è soltanto un periodo di cento anni. E mentre il mondo può cambiare in un ventennio, può anche avvenire che cento anni non cambino niente. L’idea che ogni secolo dovrebbe avere le proprie caratteristiche (il Settecento illuminista, l’Ottocento romantico) è soltanto un pregiudizio. A volte un periodo ha veramente caratteristiche sue (il V sec.a.C., in Grecia); a volte, ed anche più spesso, è avvenuto che non cambiasse niente di importante non per un secolo ma per parecchi millenni. Si pensi all’infinita preistoria che precede la scrittura. Se tutto questo è vero, lasciamo perdere i secoli. Essi durano invariabilmente cento anni e quando finiscono non per questo si volta pagina.
Viceversa talora fanno voltare pagina fatti che sul momento nessuno ha preso sul serio. Quando Galileo ha fondato il metodo scientifico, la sua opera è stata vista come una curiosità. Toh, se guardi in un certo tubo, vedrai che il pianeta Giove ha dei satelliti. Certo, la cosa preoccupa molto i teologici, per l’idea che essi hanno insegnato del creato, ma a noi tutti che ce ne frega, se Giove ha o no le sue Lune?
La scienza come metodo, e come primi risultati, ha interessato soltanto gli intellettuali, fino a trionfare – ma sempre nell’ambiente degli intellettuali – con l’Illuminismo. Il mondo l’hanno invece cambiato i suoi risultati concreti, in primis la macchina a vapore. Nel momento in cui la scienza ha cominciato a cambiare il modo di vivere di tutti, la gente ha cominciato ad avere una diversa concezione del reale.
A me viene l’idea che si potrebbe esprimere il cambiamento in questo modo: mentre prima la realtà era dominata dalla volontà (quella di Dio, in particolare, “Non si muove foglia che Dio non voglia”) poi, con l’esperienza quotidiana delle conquiste della scienza e della tecnologia, per tutti la realtà è stata ed è dominata dalla causalità. Prima, per lottare contro qualcosa di sgradito, si pregava Dio di intervenire, cioè di modificare la propria volontà. Poi l’idea corrente è divenuta che, se una causa provoca danni, bisogna contrapporle un’altra causa (scientifica) più forte della precedente. Io non posso eliminare il dolore dell’estrazione di un dente, nemmeno pregando Dio, ma riesco a non sentire dolore se qualcuno inventa l’analgesico. Dunque o il male dell’estrazione non è conseguenza della volontà di Dio o l’analgesico è più forte della volontà di Dio. E questo, in un modo o nell’altro, svaluta Dio.
Ecco che cosa è avvenuto di veramente epocale nel XX secolo, un secolo che in questo senso “culturale” non è affatto terminato: è avvenuto che, per tutti, ciò che domina il mondo è il principio di causalità. Si salvano ancora i rapporti umani (per la nostra ineliminabile incapacità di comprendere i meccanismi che li determinano) ma per quanto riguarda il mondo fisico l’unica legge che si riesce ad identificare è quella della catena causa-effetto. Una catena che la scienza riesce spesso a modificare.
Ecco perché l’umanità più progredita si è sostanzialmente “scristianizzata”. Si è scristianizzata perché da noi la religione prevalente è quella cristiana. Se fossimo stati buddisti ci saremmo debuddistizzati. E infatti la nostra società, essendo nata per il magico, il pregiudizio, e in una parola la religione, è disorientata. Perché la scienza domina la realtà ma non fornisce nessuna teleologia, nessun senso al reale, nessuno scopo della vita. Nessuna spiegazione della morte, se non quella di un meccanismo che non solo si guasta, ma è stato addirittura fabbricato perché si guastasse, iscrivendo nel suo codice di fabbrica, il DNA, il programma della morte. La scienza ha soltanto ottenuto che funzionasse più tardi di prima.
Ecco perché il secolo che pareva nato per essere breve forse è divenuto interminabile. Perché la scienza e la tecnologia, non che rallentare la loro penetrazione nella realtà, la permeano sempre più, ed oggi anche gli analfabeti hanno, in qualche misura, una mentalità scientifica.
Quando Nietzsche annunciava che Dio era morto, si sbagliava. Era ancora vivo. Ma Nietzsche aveva ragione nel capire che nel DNA di Dio c’era la scadenza, come nel nostro. E forse è arrivata la sua ora.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
15 giugno 2021

IL SENSO DEI SECOLIultima modifica: 2021-06-16T06:49:16+02:00da
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