Gianni Pardo

LA GRANDE USURPAZIONE

Per decenni i socialisti italiani hanno subito l’ipnosi del Pci. Lo hanno visto come un partito più coraggioso, quasi più ortodosso del loro, e ne sono stati succubi. Poco dopo la guerra, alleandosi con Togliatti, Nenni fece addirittura rischiare all’Italia un destino cecoslovacco e più tardi De Martino fu costantemente aggregato al carro comunista. Benché tutto dividesse i due partiti – l’uno idealista, l’altro totalitario, l’uno libertario, l’altro oppressore, l’uno laico e aperto, l’altro conventicolare e bigotto, oltre che fanatico – il pregiudizio della loro parentela è stato duro a morire. Solo con Craxi i socialisti hanno ritrovato la loro anima. Questo Segretario ebbe l’immenso merito di ridare al Psi la sua autonomia politica ed ideale e il risultato fu la scomunica dei comunisti. Costoro infatti non concepivano salvezza al di fuori della loro chiesa e la loro lotta contro i socialisti fu senza quartiere. Fino a trionfare con l’ipocrisia di Mani Pulite.

 

Il Psi è stato assassinato ma, per fortuna, a volte un’idea giusta prevale su un disastro epocale. La Rivoluzione Francese fu sfregiata dalla Tragedia del Terrore, sfociò in qualcosa di illiberale e vagamente ridicolo come l’Impero, fu quasi condannata alla damnatio memoriae con la Restaurazione e tuttavia la Francia del 1830, quindici anni dopo Waterloo, era quella che avrebbero voluto i Girondini. Non solo la Rivoluzione ha trionfato, nella sostanza, ma sui suoi principi si è allineata l’Europa intera.

 

Qualcosa di analogo è avvenuto col Psi. È stato accusato di una colpa che avevano tutti, Pci compreso; è stato sconfitto e cancellato; è stato trattato come una malattia di cui guarire e si è arrivati all’orrore di vedere persone che si vergognavano di essere state amiche di Craxi. Per non parlare di altri che, pur essendo stati il braccio destro del Segretario, come Giuliano Amato, non avevano mai sentito parlare di tangenti e ricordavano appena il passato. Craxi chi? La storia però è andata avanti ed ha costretto tutti a vedere ciò che i liberali vedevano dal tempo di Lenin: che il socialismo è un ideale di libertà solidale, mentre il marxismo in concreto è un collettivismo liberticida che cerca d’applicare una teoria economica disastrosa. Il crollo dell’Unione Sovietica ha reso il comunismo arcaico e obsoleto, impresentabile e doloroso come un trapano a pedale. Così, dopo che Amato non si è accorto d’essere stato amico di Craxi, abbiamo avuto Veltroni che non s’è accorto d’essere stato comunista.

 

Ai comunisti non è rimasto che rinunciare al loro nome. Lo hanno fatto con Occhetto e tuttavia, mentre abbracciavano un ideale di sinistra moderata – cioè un ideale socialista – da un lato non hanno avuto la decenza di levarsi il cappello dinanzi a questa grande ideologia, dall’altro non hanno perso la vecchia mentalità: loro rimangono i migliori e non hanno bisogno di pescare idee altrove. Per questo, invece di dichiararsi socialisti, si dichiarano democratici. Come se gli altri fossero antidemocratici. E invece di riconoscere che i socialisti erano coloro cui la storia aveva dato ragione, li hanno esclusi dalla loro coalizione. Hanno preferito Di Pietro, in mancanza di Barabba. E che cosa hanno ottenuto? Una disfatta totale. Politicamente la peggiore dai tempi del 1948 e del 1951.

 

Ciò malgrado, in Italia rimane valida l’assurda tendenza a riunire sotto l’unico concetto di sinistra tre tendenze affatto diverse. I partiti dell’Arcobaleno, simili all’inglese Società della Terra Piatta, che non si sono accorti di Copernico; Il Pd, paradigma dell’ambiguità, che del Pci e della Dc sembra avere ereditato i peggiori difetti; infine l’ideale socialista, che tanto successo ha in larga parte del mondo ma non in Italia. E dunque, se domani si votasse, molti, sentendosi di sinistra, si turerebbero il naso e voterebbero Pd.

 

Che cosa può fare oggi un Psi? Forse non molto. Il suo posto è abusivamente occupato dal partito di Veltroni e nelle elezioni si scontra con uno sbarramento elettorale capace di eliminare dal panorama politico ben tre formazioni in un sol colpo, anche se riunite in un pubblicitario Arcobaleno. Quello socialista, malgrado i suoi molti errori passati, è un partito decente, moderato, che ha il suo equivalente – spesso vincente – nella maggioranza dei Paesi democratici: ma in Italia è ridotto ad essere un gruppuscolo. E non si vede come uscirne. Solo per non chiudere su una nota di pessimismo senza luce, si fanno due ipotesi.

 

La prima, flebile speranza, è che il Pdl accetti un apparentamento, in modo da convincere gli elettori che il voto per il Psi non è disperso, e da consentire allo stesso Psi di far sentire la sua voce. Del resto, quel partito ha già, nel suo seno, moltissimi ex-socialisti.

 

L’altra e più naturale ipotesi è che questa stessa operazione sia realizzata col Pd. Purtroppo, questo partito sembra vittima, come Ercole, d’una follia autodistruttiva. Inoltre è afflitto da un’inguaribile arroganza autoreferenziale. Dovrebbe riconoscere i suoi errori passati, dovrebbe proclamarsi esso stesso socialista e cooptare il Psi, socio fondatore, consentendogli di mantenere il suo simbolo e la sua storia: ma ci sono poche speranze che ciò avvenga. Gli ex-comunisti si sentono, oggi come sempre, la crème de la crème. Non solo non chiedono scusa a nessuno, ma si considerano destinati per diritto divino a distinguere il bene dal male. Gli ex-democristiani della Margherita, poi, o sono catto-comunisti, ed hanno gli stessi vizi, oppure temono i socialisti in quanto portatori di valori laici e progressisti.

 

Forse il Psi ha poche speranze, ma è certo che l’Italia ha anch’essa poche speranze di avere una sinistra veramente moderna.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

9 agosto 2008

 

 

LA GRANDE USURPAZIONEultima modifica: 2008-08-13T09:09:00+02:00da
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